sabato 30 giugno 2012

Spiati anche quando leggiamo?

Lo sostiene Ilaria Di Cocco in un articolo uscito su ebookmania.it riprendendo un editoriale del Wall Street Journal secondo il quale gli editori posso accedere ad una lunga lista di dati sui lettori che permetterebbe loro, così, di indirizzare meglio le loro azioni di marketing e quant'altro.

Che fossimo spiati, non è più un segreto per nessuno. Qualsiasi cosa facciamo, se facciamo un acquisto, se chiamiamo un nostro amico, se parcheggiamo la macchina...qualsiasi cosa facciamo...è segnalata. Non sfugge nulla al grande fratello.
Ora, onestamente, essere spiati anche sulle nostre abitudini...mi coglie di sorpresa ma mi lascia anche piuttosto indifferente.
Se vogliono sapere cosa leggo, a quale pagina smetto, quanto impiego a leggere un ebook, se mi piace un genere invece che un altro...facciano pure...non ho nulla da nascondere e, anzi, trovo queste attività perfino utili. 
Utili a conoscere le tendenze del nostro tempo, utili a ricevere informazioni, benché pubblicitarie (rimango pur sempre detentrice  di un certo potere di discernimento per accettare o meno le proposte), utili finanche a socializzare e propedeutiche a ricerche di mercato altrimenti più dure da realizzare.
Dunque, non avendo nulla da nascondere né da temere, mi lascio intercettare tranquillamente senza tema di essere tacciata di alcunché.

Però, per tornare ai dati forniti dal nostro ereader...è apprezzabile come la nuova tecnologia lavori. 
L'unica cosa, a ben pensarci, è che a volte, quando i pensieri sono cupi e aleggia un pò di paura e di tristezza cosmica, questa tecnologia potrebbe mostruosamente rassomigliare alla bomba atomica. 
Energia che, se sprigionata violentemente, potrebbe rivelarsi distruttiva.
Ma noi pensiamo positivo e vogliamo utilizzare la tecnologia a fin di bene.

Officine Editoriali lavora con la tecnologia. 
Non potrebbe esistere senza di essa. 
Ed io ne sono entusiasta.
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venerdì 29 giugno 2012

Finanziamento sì, finanziamento no. Chi se lo merita?

E allora! Bisogna viverle certe cose per capirle e per capire il meccanismo perfido e perverso che regola e governa questo tipo di attività pubbliche.

Non sappiamo dire come mai certi personaggi, dichiaratamente truffaldini, cosiddetti faccendieri (sarà il caso di andare a rispolverare il vero significato di questa parola), riescano ad accedere a finanziamenti pubblici milionari mentre i poveri cristi devono essere assolutamente illibati, praticamente non devono quasi avere nemmeno una multa non pagata per poterci arrivare.

E non parliamo di cifre stratosferiche. Parliamo del minimo che si possa richiedere, cinquemila euro. Dico...cinquemila euro. La banca trema perché se tu non paghi ci perde il 10% (cinquecento euro?). Oh! Mio Dio! Un disastro.

Oppure, sempre per la stessa cifra, ti viene chiesta una fideiussione (bancaria o assicurativa, questo non importa) perché qui, mi è stato spiegato, temono che tu scappi via con il malloppo e non ti fai più vedere.

Richiedere un finanziamento pubblico oggi significa essere in primis guardato con sospetto (come mai vuoi un finanziamento? Non hai soldi?) e poi sentirsi indirettamente giudicato un delinquente quando capisci che per delle stupidaggini non puoi accedervi. Ti viene la depressione perché stai cercando di mettere in piedi un lavoro, il tuo lavoro e ti rendi conto che i paletti, gli ostacoli sono troppi. E ti rendi anche conto che siamo circondati di gente che parla, parla, parla ma che conclude poco. Si parla tanto di incentivazione all'imprenditoria ma dove è questa incentivazione? Cosa intendono quando parlano in questi termini?

Allora ti vengono in mente anche altri tipi di disparità di trattamento. Per esempio pensi ai grandi evasori. Che ne so...ripensi a Valentino Rossi, a Luciano Pavarotti ad altri che adesso non ricordo e con i quali il fisco italiano ha avuto contenziosi di una certa portata (inutile negarlo) e per i quali ha negoziato (negoziato...mi viene da ridere), per esempio, cifre milionarie per recuperare qualche soldino salvo abbuonare il grosso della cifra (ripeto, parliamo di milioni di euro). Se sei un poveraccio che deve al fisco qualche migliaio di euro, magari due o tre, te ne chiedono il doppio per le sanzioni aggiunte.

Ti chiedi a un certo punto come succede tutto ciò. 
Ti chiedi dove si inceppa il meccanismo e quali sono le dinamiche di "inceppo". Non riesci a trovarne una se non nel fatto riconducibile agli insegnamenti religiosi, al perseguimento della cultura del perdono costi quel che costi. 
Ripenso alla parabola del figliol prodigo, e riconosco quasi disperatamente che  non sempre chi sbaglia paga. Il più delle volte viene perdonato e graziato. Quelli che hanno fatto il......(trovate voi la parola esatta) continuano a farlo.
Dio Santo!!!!! Dove viviamo? Non ci scrolleremo mai di dosso millenni di storia e di cattive abitudini. Ma nel profondo del cuore il desiderio che qualcosa cambi è molto forte. Non ci abbandona.

Officine Editoriali segue questi temi che sono di assoluta attualità e di cui non tutti parlano, però.
Certo è che non riusciamo sempre a farci sentire, purtroppo quasi mai. Ma continuiamo e se anche voi continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e a rimanere aggiornati, forse saremo meno isolati.

giovedì 28 giugno 2012

ATDAL over40 scrive alla Fornero.

E io mi vergognerei a ricevere una lettera simile. 
Ma questa lettera vale bene un post e con molto piacere segnaliamo il link dove è possibile leggere la lettera integrale.


Buona lettura a tutti e che gente di questa risma non si faccia più vedere.
Officine Editoriali è con i lavoratori e ex lavoratori e con loro rivendica tutti i diritti umani, civili e costituzionali.

Okay! Anzi OK!

Che vuol dire? Vuol dire che va bene. Che si può procedere. Vuol dire veramente tante cose...e non è una parola italiana. Ma perché? Il nostro "va bene" o "d'accordo" non poteva proprio andare?

Si sa, gli Italiani sono esterofili e tutto ciò che viene da oltre confine, specialmente da oltre oceano, crea un fascino irresistibile e poter aggiungere una piccola sfumatura esotica al nostro linguaggio ci distingue, davvero...ci rende...inarrivabili e improvvisamente interessanti oltre che affascinanti.
Il fatto è che OK! o Okay!, che dir si voglia, è talmente entrato nel nostro lessico che quasi, quasi non sappiamo nemmeno più come si traduca.

E poi, tante altre parole per le quali non esiste davvero una traduzione e sono considerate parole italiane a tutti gli effetti. Per esempio bar, sport, tennis. Come le tradurreste?
E poi ci sono parole, sbagliate in inglese (o che, perlomeno, in inglese non significano ciò che significano per noi), che vengono utilizzate appunto a sproposito e che divertirebbero un inglese. Sono, per esempio, slip o anche anti doping.

E' vero che con l'avvento dell'informatica, c'è stato un momento (un lungo periodo, a dire il vero, fatto di lunghi anni) in cui bisognava comunicare con il dizionario di inglese a portata di mano. Ora sembra un pò meno così anche se diversi termini sono ormai globalizzati e da lì non è che si possano assumere traduzioni senza davvero rasentare il ridicolo. Per esempio provate a chiamare il monitor in un altro modo....che so?...schermo del computer. 
Alla fine diventa anche una questione di praticità. Vuoi mettere la brevità della parola monitor con la lungaggine di schermo del computer? Tanto tempo perso inutilmente.

E dunque, perché siamo nell'era della globalizzazione, è giusto e sacrosanto conoscere altre lingue e poter comunicare con il resto del mondo. 
Così la lingua inglese è stata da sempre adottata come lingua internazionale e, dunque, impariamo l'inglese...ma, per carità, impariamo anche l'italiano, una lingua parlata dal 90% degli Italiani i due terzi dei quali hanno difficoltà a leggerla e scriverla. 
Tullio De Mauro esprime delle perplessità e delle preoccupazioni in proposito.

Tra i tanti inglesismi, non voglio dimenticare la parola welfare che, in vero, meriterebbe spazio e tempo particolari. 
Qui la vogliamo ricordare solo perché addirittura in Italia si è creato un Ministero dedicato a questa parola. 
Il Ministero del Welfare (vi ricorda per caso Maroni?). 
Ma ci pensate? Non voglio aggiungere altro. A buon intenditor poche parole.

Scusate, poi ho finito. Ma vogliamo parlare dei plurali delle parole straniere usati erroneamente e veramente a sproposito all'interno di frasi italiane? Allora, è una regola: quando si usano termini stranieri (inglesi o altro) scrivendo o parlando in Italiano non si utilizzano mai i  loro plurali. Mi raccomando!
Ciò detto, sarebbe bene continuare a proteggere la lingua italiana e, soprattutto, a saperla parlare e comprenderla.

Officine Editoriali sarà sempre attenta al significato delle parole, perché la comunicazione è importante e la comunicazione comincia dalle parole.
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mercoledì 27 giugno 2012

Oggi invece è necessario occuparci di lavoro

Officine Editoriali oggi vuole mettere il punto sul tema del lavoro, dopo l'ennesima infelice uscita della Ministra Elsa Fornero in un'intervista al Wall Street Journal nella quale afferma che il lavoro non è un diritto e che gli italiani se lo devono conquistare e non aspettare che gli piova dal cielo.

Era un pò troppo per non rispondere su questo blog...anche perché i facenti parte di Officine Editoriali sono tutti persone over 40 e, soprattutto, over 50 che il lavoro ce l'avevano pure, pensate, e che, una volta perso, altro che se se lo sono cercato e addirittura continuano ancora a cercarselo. Ma di certo non si auguravano di trovarsi in una simile condizione. 
Ecco su questo tema mi piacerebbe sentire la Fornero (e voglio proprio chiamarla LA Fornero, come lei non desidera essere chiamata), questa donna arcigna, prima che ministra. Questa persona dallo sguardo demoniaco che come tutte le anime nere hanno vita breve. Eppure, in questa loro breve vita...guarda cosa sono riusciti a combinare.

Così abbiamo disatteso anche uno degli ultimi articoli della nostra Costituzione, quello che riguarda il diritto al lavoro che, insieme alla casa e alla salute, doveva essere garantito...per la dignità della persona. Non solo...doveva essere anche sufficiente a garantire una vita serena e tranquilla. Vi risulta? 
Ma se con lo sfruttamento attraverso il lavoro ci avete ridotto ad esseri indignitosi, pronti a fare la guerra dei poveri per un tozzo di pane. Perché se non è ancora così, manca poco.

In ogni caso, leggevo proprio oggi anche che, per esempio, nel Testo Unico per il Pubblico Impiego, vengono menzionati, tra i diritti non patrimoniali, il diritto alla salute e alla sicurezza.
E allora, va bene che la nostra giurisprudenza è piena zeppa di interpretazioni e di parole e frasi dette proprio per indurre in inganno ma certe cose saltano agli occhi proprio nel contesto attuale dove tutto è stato disatteso e ci ritroveremo ben presto a lottare per il minimo sindacale (mi viene da ridere a questa frase perché bisognerà capire quale sarà veramente il minimo sindacale).

Signori, siamo nelle mani di chi ci guiderà dritti dritti in Europa facendoci fare quel salto di qualità e una figura splendida dopo averci imposto di adottare tutte le misure più inique per adeguarci agli standard Europei che però non si capisce bene da quali degli Europei  questi standard siano dettati
Peccato che anche dall'Europa riusciamo a prendere il peggio.

Officine Editoriali è molto vicina ai temi dei lavoratori e del lavoro.
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domenica 24 giugno 2012

Pieno e sicuro accesso ad Internet per tutti.

Lo raccomandava il Parlamento Europeo il 26 Marzo 2009 al Consiglio del rafforzamento sulla sicurezza e le libertà fondamentali su Internet.

"......considerando che gli individui hanno il diritto di esprimersi liberamente su Internet e che i motori di ricerca e i service provider hanno reso considerevolmente più facile per le persone ottenere informazioni su, per esempio, altri individui.....
...considerando che i governi e le organizzazioni di interesse pubblico e le istituzioni dovrebbero fornire un idoneo quadro normativo e mezzi tecnici adeguati per consentire ai cittadini di prendere parte attivamente ed efficacemente ai processi amministrativi attraverso l'e-government..."
ecc. ecc.

Rivolge le seguenti raccomandazioni al Consiglio:

"...partecipare agli sforzi per rendere Internet un importante strumento per il rafforzamento degli utenti e un ambiente che permette l'evoluzione dell'approccio del "bottom up" e della e-democracy e che al tempo stesso vengano stabilite garanzie significative come nuove forme di controllo e di censura che possono essere sviluppate in questo ambito; la libertà e la tutela della vita privata che gli utenti godono su Internet dovrebbero essere reali e non illusorie...
...riconoscere che Internet può rappresentare una straordinaria opportunità per rafforzare la cittadinanza attiva e che, a questo proposito, l'accesso alle reti e ai contenuti è uno degli elementi chiave; raccomanda che la questione sia ulteriormente sviluppata sulla base del presupposto che ognuno ha il diritto di partecipare alla società dell'informazione e che le istituzioni e le parti interessate a tutti i livelli hanno una responsabilità generale per contribuire a questo sviluppo, in modo di raccogliere le due nuove sfide dell'e-analfabetismo e di esclusione democratica nell'era elettronica...."
ecc. ecc. ecc.

Le raccomandazioni sono tante. L'elenco è lungo e vi rimando al testo completo.
E tutto ciò accadeva nel 2009...più di tre anni fa.
La situazione attuale è quella che poi leggiamo più o meno tutti i giorni sui giornali o sui blog o su qualche sito di rimando o specializzato. Cioè siamo ancora agli inizi, i siti vengono oscurati e quant'altro in barba alle raccomandazioni del Parlamento Europeo
Invece sarebbe importante seguirle e metterle soprattutto in pratica.
Non possiamo permetterci di perdere il treno. Almeno non questo treno.
Officine Editoriali continuerà a seguire questo tema per l'importanza dell'argomento e per mantenervi informati.
Voi continuate a seguire Officine Editoriali e rimanete aggiornati.

giovedì 21 giugno 2012

Ma c'è anche l'ACTA.

ACTA, Anti Counterfeiting Trade Agreement, praticamene il Trattato Anticontraffazione, firmato da 22 dei 27 Paesi Europei riuniti a Tokio qualche mese fa.
Le proteste sono state tante, in primis quelle dei partiti pirata europei. Ma anche 2,4 milioni di cittadini europei avevano firmato varie petizioni contro l'ACTA.
Ultima a muoversi contro è stata l'Inta, la Commissione per la regolamentazione del Commercio Internazionale. Questo dell'Inta è il quinto parere contrario dopo quelli delle Commissioni Giuridica, dell'Industria, dello Sviluppo e delle Libertà Civili.

Nonostante ci sia chi giudica ACTA "...non pericoloso...anzi una forma di tutela per il nostro sostentamento....", la petizione supportata da Avaaz lo classifica inesorabilmente non solo come pericoloso ma come propedeutico alla tacitazione digitale del web.

Ciò che viene messo in discussione è la compatibilità di ACTA con i diritti fondamentali dell'Unione Europea quali la libertà di informazione e di espressone.
Insomma, da tutti i lati si tenta di arginare Internet. Si tenta di bloccare uno strumento che per il futuro dell'Umanità è fondamentale.

Fortunatamente molti si rendono conto che non possiamo stare a guardare e si fanno promotori di iniziative che amplificano le voci e le opinioni. 
Bisogna ancora difendersi da chi vorrebbe trarre sempre maggior potere dalla tecnologia e dalle risorse di questo mondo. Ma la strada è tracciata e basta solo percorrerla.
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mercoledì 20 giugno 2012

L'Antitrust si occupa anche di Viagra?

Sì! Perché considera i siti che lo vendono siti a rischio, da oscurare. 
Per la salute pubblica? Potrebbe essere. 
Di fatto non possono vendere on line nemmeno le farmacie e le parafarmacie autorizzate a farlo.

Dunque due siti di vendita di viagra e cialis sono stati oscurati o, meglio, è stato chiesto ai provider di non permettere ai cittadini italiani di  potervi accedere. 
Ma cosa cerchino di raggiungere con questa guerra non è dato capire.
L'Italia sta diventando, se non lo è già diventata, "...il laboratorio mondiale di inibizione all'accesso..."
E in luogo di legiferare adeguatamente e con il rispetto delle libertà...delle LIBERTA' (lo voglio evidenziare), si cerca di porre inutili quanto controproducenti rimedi al sito del momento, tralasciando che domani ce ne saranno altri due e dopodomani altri quattro che secondo loro andranno oscurati, vietati.
E meno male che deve entrare in vigore l'Agenda Digitale....In ogni caso, sono decenni che abbiamo a che fare con Internet, con le vendite on line, con gli scambi sul web, con i social forum, con il web 2.0 (che è già diventato 3.0). 
Perché chi ci dovrebbe governare (governare...nel nostro interesse) rimane sempre così indietro?

Mi verrebbe da chiedermi ancora una volta come mai riusciamo sempre ad arrivare per ultimi. 
Conosco fin troppo bene la risposta ma confido anche che siamo giunti ad un bivio e che stiamo per imboccare una strada diversa. Dobbiamo solo avere fiducia.

Officine Editoriali ci crede profondamente.
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martedì 19 giugno 2012

ADI (Agenda Digitale Italiana)

Ma un pò io mi sento emozionata. Si sente nell'aria che forse stavolta si fa sul serio, dopo tanti bla bla bla  e niente di concreto.
ADI (Agenda Digitale Italiana). Cos'é e chi se ne occuperà? E' stata istituita il primo Marzo scorso (il Decreto Digitalia la istituzionalizzerà il prossimo fine Giugno) da una pletora di Ministri e di questa istituzione, che sostituirà la DigitPA e l'Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l'Innovazione, se ne occuperà l'Agenzia Digitale di cui faranno parte 150 persone tra cui il Presidente che sarà scelto personalmente dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
Sarà un altro bocconiano? Non ci voglio credere.

Fatto sta che l'invito del Commissario Europeo Neelie Kroes sembra essere stato finalmente recepito. 
Fino al 30 settembre si raccoglieranno perfino i suggerimenti dei cittadini e degli stakeholders e rimarrà comunque attivo, con tanto di discussioni,  l'Ideario.
La strategia italiana è di lungo respiro, da qui al 2020, ma ha fissato degli obiettivi intermedi a breve termine. Il Decreto Digitalia è uno di questi obiettivi e verrà presentato a fine Giugno
E' di notevole importanza la strategia Italiana per l'attuazione degli obiettivi definiti nella Comunicazione Europea all'interno della strategia EU2020.
Insomma, stavolta dovremmo uscire dal medioevo nel quale siamo ancora immersi a livello digitale...e forse non solo a quel livello.
Ecco perché i compiti in capo a questa Agenzia saranno importantissimi per uscire da questo momento, per riprendere fiducia, per rimanere con gli altri Paesi del mondo. Non possiamo permetterci di avere ritardi su questo tema, anche se molto ritardo è già stato accumulato.
L'Italia dovrà essere servita dalla rete e dalla fibra ottica e da qualsiasi luogo si dovrà poter avere accesso al digitale.
Non farnetico quando dico che solo con l'aiuto della tecnologia questo Paese potrà essere finalmente razionalizzato ma non solo perché così non ci saranno più sprechi e sperperi ma anche perché potremo lavorare da postazioni remote, risparmiando così le autovetture, il carburante, abbattendo il traffico e l'inquinamento.
Certo il 2020 è lontano e molto avremmo potuto già fare.

Officine Editoriali saluta con entusiasmo queste nuove intenzioni.
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Ci aspettano giorni fantastici.

lunedì 18 giugno 2012

Fine della SIAE. Via al mercato del digitale.

Leggendo il blog di Guido Scorza sulle pagine de Il Fatto Quotidiano si ha un quadro chiaro della situazione, come già la conoscevamo del resto, in merito alla SIAE o, meglio, ai suoi dirigenti, intenti a difendere strenuamente qualcosa che non è più difendibile insieme ai quattro potenti azionisti ingordi che, però, continuano a fare il bello e il cattivo tempo. E il Governo sta a guardare.

E' vero che sta per essere istituita una commissione d'inchiesta ma è anche vero che in SIAE stanno succedendo davvero cose fuori dalla normale vita lavorativa e gestionale. Oltre agli atteggiamenti incivili in cui si scade, si parla di dirigenza che tenterebbe di gestire l'ente, metà pubblico e metà privato, come abbiamo avuto modo di sottolineare in altri post precedenti, come fosse una azienda privata, disponendo del suo patrimonio.
E a proposito di patrimonio, e visto che la crisi della SIAE dura da decenni (in questo momento è commissariata), due prestigiosi immobili sono stati dismessi per ridare ossigeno alle casse dell'ente.

Ora si parla addirittura dell'ultimo bilancio prima del commissariamento come di un bilancio truccato, secondo uno dei sub commissari. E dire che i dati del bilancio vengono forniti da un ufficio di dieci persone, il bilancio viene rivisto da una delle più grandi società di revisione al mondo, la Ernst & Young e poi ci sono tutti i controlli governativi che deve superare. E allora? Nessuno si è accorto di niente?
A fine Marzo il Governo ha addirittura prorogato il mandato dei commissari......

OK! La solita brutta storia italiana che andrà a finire sempre nel solito brutto modo italiano?
Speriamo di no ma una cosa è certa. La SIAE sta implodendo, sta crollando e nessuno vuole rimanere sotto le macerie. Nessuno si fa per dire.....sono sempre i soliti noti che non vogliono rimanere sotto le macerie e tentano di lasciarci i mille dipendenti in balia adesso anche loro di un futuro incerto.
Ma il discorso è che ora, alla luce di questi fatti e con gli sviluppi dei prossimi giorni, sarà divertente capire e vedere, soprattutto cosa faranno i grandi editori che finora si sono attaccati alla SIAE rivendicandone l'esistenza e, soprattutto, la necessità in primis contro i pirati e la pirateria.
Forse scenderanno i prezzi degli ebook? 
Forse cominceranno improvvisamente a capire quali sono le tendenze tra i lettori? 
Forse si raggrupperanno per essere ancora più forti nei confronti di un mercato che al momento (sembra un paradosso) li intimorisce? 
Certo in Italia non c'è Amazon e nessuno vuole responsabilità perché in questo paese non esiste la cultura del prendersi le proprie responsabilità, salvo quando le cose vanno o sono andate bene. Allora i soliti noti si prendono più che volentieri il merito.

Ad ogni modo, Officine Editoriali ora intravede un giusto modo di procedere nel mercato digitale. Ora anche noi ci sentiamo di dire che il mercato digitale Italiano ha ottime probabilità di crescere, benché lo stia già facendo nonostante cerchino di rallentarlo.
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domenica 17 giugno 2012

Quanto è in ritardo l'Italia sul digitale?

Continuiamo a parlare del digitale e diamo qualche indicazione grazie anche al sito www.agendadigitale.org.
Diciamo pure che più che in ritardo, siamo indietro, terribilmente indietro. 
Se guardiamo agli altri paesi occidentali (ma basta anche guardare al nostro Continente), ci rendiamo conto che potremmo anche non farcela. 
Tra il 1998 e il 2008 (un decennio), il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato è aumentato in Italia del 24%, in Francia del 15% mentre è diminuito in Germania.
Il Commissario per la Società dell'Informazione della Commissione Europea, Neelie Kroes, considera l'agenda digitale elemento base della sostenibilità socioeconomica.
Tutti i paesi che hanno già adottato una agenda digitale non soffrono come sta soffrendo l'Italia in questo momento di crisi. 
E molti si sono dati un obiettivo di implementazione per i prossimi anni e di percentuali di investimento.
Poi finisce che in Italia sia la società civile a dover chiedere ai governanti di farsi carico di questo impegno per il bene della collettività. 
Come se vivessimo in due paesi diversi e avessimo bisogno di cose diverse.

Inutile dire che sviluppare una agenda digitale significherebbe creare migliaia di posti di lavoro, consentire alle imprese di creare nuova ricchezza, di rendere più trasparente ed efficiente il sistema della Pubblica Amministrazione che non ha nemmeno ancora intrapreso la strada verso questo obiettivo benché se ne sia parlato fino alla nausea. 
Di fatto il sistema della Pubblica Amministrazione non ha recepito e messo in pratica le nuove tecnologie e non ha ancora nemmeno dettato leggi precise al riguardo. Tanti piccoli decreti Legge/Legislativi ma nulla di applicato o quasi.
Dotarsi di una agenda digitale permetterebbe all'Italia di recuperare il suo bagaglio culturale e storico che la rende competitiva a livello di ricerca, innovazione e conoscenza. Per non parlare di diritti e meritocrazia. 
Officine Editoriali si augura che al più presto i governanti e i legislatori si facciano carico di organizzare il Paese in tal senso.
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sabato 16 giugno 2012

Italia digitale: si comincia?

Forse sì! Forse no! Sono state dette talmente tante parole in proposito finora che non ci stupiremmo se queste fossero ancora tra le tante e nulla si concretizzerebbe.

Il Ministro Passera ha annunciato di volere accelerare sull'argomento e ieri al MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) erano presenti il Ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, e una ventina di imprenditori della tecnologia italiana. 
Loro erano lì per conto di Telecom Italia che cerca di capire se anche da noi può esserci spazio per una Rainforest (foresta pluviale) secondo la metafora di Greg Horowitt, co-fondatore di Global Connect, presente anche lui ieri al MIUR.
Greg Horowitt è convinto che in Italia ci siano "...più risorse di quanto si pensi, basta scoprirle"

Mi viene da dire che non è che ci volesse Greg Horowitt per capirlo e lui, sempre metaforicamente parlando, sostiene che non possiamo cambiare il nostro DNA ma possiamo adattare i nostri atteggiamenti e la nostra cultura. Ma va? Davvero? 
Purtroppo Greg Horowitt non sa che è proprio questo il problema e che in Italia esiste una idiosincrasia vera e propria per tutto ciò che è nuovo e che non si sa a cosa conduca. 
Non esiste la cultura del prendersi le proprie responsabilità e dunque tutto viene rallentato e perfino ostacolato. 
E' anche da questo atteggiamento che nasce la burocrazia. Prendersi la responsabilità di adottare le nuova tecnologie non è cosa da poco per i dirigenti italiani. E se poi non andasse bene? 
Non basta vedere e sperimentare ogni giorno che altri popoli prima di noi lo hanno fatto, perfino in Palestina e in Kenya. Pur di non rischiare si rischia invece (scusate il gioco di parole) di rimanere davvero arretrati (non mi viene altra parola). E rimanere arretrati vuol dire dare spazio ad ogni forma di populismo e di omologazione. Che è quello che sta succedendo.
Bisogna capire invece che siamo nell'era tecnologica. Dopo l'era agricola, quella industriale ora siamo entrati nel secolo della tecnologia. 
E' piuttosto evidente e guai a non riconoscerlo.
Le cose cambiano e la tecnologia ci permetterà di conoscere il mondo e di interagire con esso abbattendo le barriere, le distanze e le differenze. Forse di questo hanno paura.

Officine Editoriali si augura che la tecnologia possa al più presto avere il riconoscimento che le è dovuto.
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giovedì 14 giugno 2012

Indymedia: un altro sito oscurato

Noi non ce ne rendiamo conto. Le notizie arrivano e poiché non ci occupiamo della materia, non conosciamo i soggetti, ci sembra che siano cose che arrivino veramente dall'altro mondo e che addirittura che non ci riguardino.
Ma non è così. 
Sono cose invece che sono drammaticamente vicine a noi. Parliamo della rete, di Internet...questo magnifico strumento che ci avvicina gli uni agli altri, ci accomuna, ci permette di condividere la nostra vita personale e il mondo che viviamo.

Ora, che siano in atto diversi attentati proprio a questo splendido strumento sembra fuori discussione. 
Ma il fatto è che la percezione non è ai livelli di guardia. 
Non ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso per la nostra libertà. 
Dall'oscuramento dei siti si passa a ben altro e potremmo ritrovarci senza  la possibilità di condividere alcunché con nessun altro. Ve lo immaginate?
Tutto questo per darvi notizia che lo scorso 24 Maggio la Procura di Milano ha chiesto al Gip (sempre di Milano) il "...sequestro preventivo delle pagine web del network di informazione indipendente Indymedia", come ci da informazione Fulvio Sarzana dalle pagine de Il Fatto Quotidiano.
Network di informazione indipendente...come se per forza dovesse esistere una informazione dipendente. 
A onor del vero, esiste solo una informazione dipendente e il fatto che si informi fuori dal coro è diventato perseguibile di pena. 
Questo la dice lunga su quale strada si tenti di percorrere praticamente da parte della legge. E siccome la legge in Italia è un guazzabuglio di interpretazioni (per legge e per definizione, basta leggersi il codice civile per scoprire quante leggi dicono una cosa e il contrario di questa), ognuno può trovare il suo cavillo a qualsiasi cosa non gli stia bene. 
Da lì intanto partono i provvedimenti salvo poi valutare dopo anni quale sia la "verità" secondo la dottrina giurisprudenziale più in voga al momento.

Ad ogni modo, per avere i dettagli sul provvedimento messo in atto ai danni di Indymedia, vi rimando al pensiero di Fulvio Sarzana naturalmente, esperto e appassionato della materia.

Per ciò che riguarda Officine Editoriali, vi esorto a seguirci su questo blog e a rimanere aggiornati.

mercoledì 13 giugno 2012

Cambia anche la scrittura

Si parla molto di ebook, di mercato, della nuova frontiera della lettura.
Vale la pena parlare anche della nuova frontiera della scrittura perché si adeguano i lettori e si adeguano, gioco forza, anche gli autori, gli scrittori.

Una volta i manoscritti erano tali per davvero: mano...scritti...scritti a mano. 
Con innumerevoli correzioni, appunti, sottolineature. Averne qualcuno tra le mani oggi rimane comunque un'emozione forte.
Poi è sopraggiunta la macchina da scrivere. 
All'inizio fu la famosa Olivetti lettera 22. Chi non l'ha avuta tra le mani? Almeno, parlo di coloro che hanno vissuto l'avvento della tecnologia.
Poi è subentrato il PC
All'inizio grande come un televisore (un televisore di allora ovviamente). 
Poi i portatili,  i laptop, i netbook, i tablet, ora gli ibridi. 
Piccoli, sempre più piccoli da poterli utilizzare dappertutto. Non sembra sia stato un sacrificio adottare queste novità anzi....fa gola a molti utilizzare l'ultimo prodotto in fatto di tecnologia.

E adesso gli scrittori devono cimentarsi con la conversione dei loro file di testo, in file ePub o similari. Se vogliono, naturalmente. Devono masticare un pò di linguaggio HTML, Java ecc..
Lo si può fare con l'aiuto di software alla portata di tutti, sia economicamente che di gestione. 
Sono prodotti open source e facilissimi da utilizzare.
Poi ci sono anche i prodotti più sofisticati e servizi a pagamento. 
Indubbiamente, è confortante l'idea di affidarsi a qualcuno del mestiere. Sapere che il nostro prodotto sarà realizzato perfettamente ed esattamente come lo vogliamo è un segno di professionalità.
Tuttavia il bello della tecnologia e, soprattutto, della moderna tecnologia è che possiamo avvicinarci tutti a qualcosa che prima ritenevamo lontano da noi miglia e miglia.
E poi dipende sempre da ciò che ci occorre. Ci sono cose che possiamo fare noi e cose che necessariamente dobbiamo delegare agli altri, agli esperti.
Se vogliamo un semplice ebook con solo testo, potrebbe essere divertente provarci da soli. 
Se vogliamo un ebook interattivo, corredato di fotografie, richiami digitali, illustrazioni, link e collegamenti immediati...dobbiamo chiedere aiuto.
Almeno io devo chiederlo.
Officine Editoriali si avvale di persone competenti per la trasformazione dei suoi ebook in prodotti fruibili dai lettori.

Continuate a seguire Officine Editoriali e rimanete aggiornati.

martedì 12 giugno 2012

Due conti per capire il prezzo degli ebook

Facciamo due conti per capire se veramente il prezzo degli ebook è troppo elevato rispetto al libro stampato.
Cominciamo dai costi vivi. 
Un libro di carta va incontro a una tassazione IVA del 4% contro quella del 21% degli ebook.
I costi di produzione possiamo considerarli attorno al 10% per entrambi visto che, anche per il libro di carta, la produzione segue un processo di digitalizzazione già da diverso tempo.
Per i costi di distribuzione possiamo valutare una forbice del 10% tra gli uni e gli altri, considerando un 20% per il libro di carta e il 30% per gli ebook.
Gli autori si attestano al'incirca al 10% sia per i libri di carta che per gli ebook.
La stampa per il libro di carta incide per il 10% e il punto vendita (libreria) per un 30%
All'ebook, naturalmente, manca il costo della stampa.

Normalmente l'editore trattiene una percentuale lorda del 20% sul libro cartaceo e del 50% sugli ebook. 
Ma questo è ragionevolmente giustificato perché dobbiamo considerare l'IVA che si distanzia di 17 punti dall'uno all'altro mercato e va anche considerato che per il mercato degli ebook parliamo veramente di percentuali dello zero virgola.

Dunque la differenza più o meno del 15% degli introiti a favore dell'editore risulta essere proprio la differenza di prezzo tra il libro di carta e quello digitale.

Tuttavia, facciamo un distinguo perché noi pensiamo che chi detiene il mercato degli ebook in questo momento relativamente iniziale siano le grandi case editrici che hanno nel loro potenziale numeri e previsioni di vendita di una certa consistenza. 
Perciò continuiamo a sostenere che il prezzo finale dell'ebook debba essere più contenuto visto che le piccole case editrici già seguono una politica di prezzi completamente diversa e, guarda caso, riescono a mantenerli in un certo ambito.

Non vorremmo tornare al solito discorso ma siamo convinti che il prezzo attuale, praticamente imposto, degli ebook è un prezzo che contribuisce a mantenere sotto certi livelli il mercato per lasciare ai grandi protagonisti  il tempo di capire come fare a non perdere profitti ma, soprattutto, come fare a perseguirne di più senza rischiare.

Questo è il pensiero di Officine Editoriali perché è anche abbastanza palese se ci si addentra nel mercato del libro digitale.
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lunedì 11 giugno 2012

Agcom: le vecchie sedi e il nuovo Presidente

Angelo Marcello Cardani
Bocconiano anch'egli, uomo di fiducia del Presidente del Consiglio e suo braccio destro a Bruxelles.
Ecco il nuovo Presidente dell'Agcom.

Dunque, anche qui, nulla di nuovo. 
Una nomina che era già nell'aria e che non ha avuto bisogno, neanche questa, di esibizioni di curricula. 
Angelo Marcello Cardani, per la verità, ha un Curriculum di tutto rispetto ma non si ravvedono congruenze con la carica che sta per ricoprire. 
Ma questo potrebbe non scandalizzarci se dermatologi e quant'altro siedono o si sono seduti sulle poltrone della istituzione.
Quello che più fa rabbia è la totale mancanza di attenzione verso la società civile che negli ultimi tempi (da un bel pò di tempo, per dire il vero) si sta perseguendo e mettendo in atto.
Esiste un potere che ci ignora e questo è un dato di fatto. 
E' di oggi, per esempio, la rissa nel Consiglio Comunale di Roma per la vendita del 21% dell'Acea disattendendo così le nostre volontà espresse con il referendum del 12 e 13 Giugno del 2011.

Nell'ambito delle nomine Agcom si sono bellamente e completamente ignorate le richieste fatte dalla società civile tramite Open Media Coalition, nonostante fosse state messe nero su bianco dal Presidente del Consiglio che le procedure di valutazione dei curricula non erano ancora iniziate.. 
Eppure, noi continuiamo a pagare cose e persone gestite male, malissimo. 
Anche nel contesto delle nomine per le Autorità.
Si scopre così, grazie a Guido Scorza, che l'Agcom ha due sedi, una a Napoli (che nasce come la sede principale) e una  a Roma, (originariamente per i dirigenti). 
La sede di Napoli occupava più di trecento persone mentre quella di Roma era destinata, appunto, ai dirigenti ai quali forse avrebbe fatto piacere lavorare più vicini alla politica o, meglio, ai palazzi della politica. 
Di fatto col tempo, gli occupanti della sede di Roma sono diventati più di duecento e quelli di Napoli sono arrivati a cento circa.
Il guaio è che le due sedi, di Roma e di Napoli, occupano rispettivamente 12.000 e 15.000 metri quadrati di uffici e costandoci circa sette milioni di euro all'anno. 
Scrivo tutto in lettere perché i numeri fanno sempre una certa impressione. 
Vi prego comunque di leggere attentamente l'articolo di Scorza che contiene risvolti anche più interessanti e sconvolgenti.

Dunque, poca trasparenza nelle nomine o, comunque, sempre i soliti metodi nelle nomine, alla faccia della meritocrazia, parola con cui questo governo si riempie spesso e volentieri la bocca ma tutto finisce lì.

Ahinoi! Dovremmo dire. Ma non lo facciamo perché siamo convinti che siamo sulla buona strada per un cambiamento radicale.

Continuate a seguire Officine Editoriali che vi terrà aggiornati sulla vicenda Agcom ed altro.
Rimanete aggiornati!

domenica 10 giugno 2012

Oggi si chiude il Festival della Letteratura di Milano.

Perciò tracciamo un piccolo bilancio di ciò che è stato anche se i particolari li troveremo, immagino da domani, sul sito www.libriamotutti.it.
Officine Editoriali ha partecipato alle dirette streaming per due giorni, l'8 e il 9 Giugno all'Ostello Bello di Milano, in Via Medici 4.

L'8 Giugno ha partecipato con l'intervento di Mara Pantanella, direttore responsabile, condividendo il salotto con le scrittrici Sabrina Minetti e Francesca Bettelli.

Il 9 Giugno ha partecipato con l'intervento di Marco Sambruna, editor di Officine Editoriali che ha condiviso il salotto con lo scrittore Kossi Komla-Ebri, splendido esempio di fratellanza globale e di integrazione sostanziale ed essenziale.

Potete visionare integralmente i video delle due dirette, noi lo consigliamo. Sono entrambi molto interessanti. 
Se lo preferite, potete andare direttamente all'intervento dei rappresentanti di Officine Editoriali. Per il video dell'8 Giugno posizionatevi direttamente sul minuto 27:00. Per il video del 9 Giugno posizionatevi direttamente al minuto 23:05.

Naturalmente i suggerimenti, i consigli e le idee che abbiamo portato con noi da questo festival sono notevoli e di estremo interesse.
Abbiamo potuto notare che molti di noi hanno la necessità, quasi, di parlare, di raccontare e, soprattutto di confrontarsi su temi nuovi seppur vecchi. 
Le domande sono le stesse, cambiano i contesti, le situazioni ma sono tutte sfaccettature di uno stesso diamante.

Officine Editoriali cerca di accelerare i tempi delle sue attività perché i tempi sono maturi e non vogliamo perdere nemmeno un secondo.
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venerdì 8 giugno 2012

Report sul Primo Festival della Letteratura di Milano.

Sono sul treno e sto tornando a Roma dopo aver partecipato ad un incontro/presentazione di Officine Editoriali e non solo nel contesto del Primo Festival della Letteratura di Milano che si sta svolgendo dallo scorso 6 Giugno e terminerà il giorno 10.

L'incontro/presentazione si è svolto presso l'Ostello Bello di Milano in Via Medici 4. 
Ambiente accogliente. E' come entrare nella cucina di casa. Al piano inferiore panche con grandi cuscini colorati sopra e divani. 
Su quello rosso mi sono seduta con due scrittrici emergenti, Sabrina Minetti e Francesca Bettelli che hanno scritto due libri molto interessanti e partecipavano proprio per la presentazione di essi. Rispettivamente "L'isola dei voli arcobaleno" e "La fabbrica di fantasmi"
Vuoi o non vuoi, anche loro si sono ritrovate a parlare di disagio. 
Dopo tutto il disagio è una parola anch'essa usata e abusata. 
Il disagio può essere leggero o più pesante ma è vero che oggi per esempio, esistono anche altri tipi di disagio. 
Una persona che perde il lavoro è una persona a disagio.
Una persona che vede sgretolarsi le conquiste di una vita è una persona a disagio.
Un persona che perde le sue certezze o presunte tali è una persona a disagio.
Dunque a vario titolo, il disagio permea la nostra vita, ogni giorno.
Anch'io ho presentato Officine Editoriali e il libello che verrà pubblicato presto "Ma il burro lo stavo mangiando io!".
A proposito del libello, è stato deciso di collocarlo sul nostro sito ad un prezzo simbolico di due euro e di distribuirlo anche attraverso altre piattaforme.
Con le due scrittrici ci siamo scambiate  contatti per future collaborazioni.

Domani sarà disponibile su questo blog il video della diretta streaming dell'evento.
Prende sempre più piede l'idea di clonarlo a Roma
idee si potrebbero sviluppare e approfondire.

Officine Editoriali è in prima file per l'organizzazione e la realizzazione di eventi culturali.
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giovedì 7 giugno 2012

Officine Editoriali a Milano al Festival della Letteratura.

Officine Editoriali domani sarà a Milano per partecipare al Festival della Letteratura.

Saremo presenti in diretta streaming dall'Ostello Bello di Milano, in via Medici 4 dalle 17:00 alle 18:00 e oltre.
Chi può partecipi. E' il primo Festival della letteratura itinerante a Milano e  richiamerà certamente l'interesse di molti.

Noi siamo emozionati di partecipare a questo evento. 
E siamo emozionati di presentare il nostro progetto ufficialmente per la prima volta.

Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog per sapere di più del Festival della Letteratura di Milano e  per rimanere aggiornati.

mercoledì 6 giugno 2012

E voilà gli altri nomi (per chi ancora non lo sapesse)

Per fare in fretta, vi rimando all'articolo di Guido Scorza, su Il Fatto Quotidiano, profondo conoscitore della materia nonché una persona che ha seguito con passione tutta la faccenda. Lui fa gli altri nomi. Ma non c'è nessuna sorpresa.

Per fare in fretta vi anticipo solo che i nomi sono stati calati tutti sul tavolo da PD, PDL, UDC, Lega, come fossero assi da giocare in una partita che si è rivelata squallida fin dall'inizio.
Ma sono sicura che sono cose ormai risaputissime.

E' meno risaputo, invece, che associazioni della società civile si stanno muovendo per fare ricorso al giudice amministrativo ed invalidare la votazione per poterla ripetere alla luce della meritocrazia, parola che questo governo usa e abusa. 
E' anche poco saputo che si pensa di ricorrere al Presidente della Repubblica con la specifica richiesta di non firmare una tale atto di ennesima mala politica.

Personalmente non credo che il Presidente non firmerà (nel senso che firmerà). 
Anche lui è un essere umano e ha i suoi bei difetti e mancanze. Ma staremo a vedere.

Confermo invece quanto vado sostenendo da un pò di tempo a questa parte su questo blog. 
Siamo sulla via del cambiamento radicale. 
Dite che non si vede? Tranquilli. Questi sono gli ultimi colpi di coda del gigante dai piedi d'argilla.
Continuate a seguire Officine Editoriali se volete rimanere aggiornati.

Agcom: nuove nomine vecchi nomi. E non è finita.

Che significa? Significa quello che temevamo e che, invece, speravamo non accadesse.
Un altro delitto si è consumato ai nostri danni e lascia la nostra libertà e le nostre potenzialità sulla rete esposte ad ogni tentativo, soprattutto truffaldino, di limitarla.

Ma seguiamo questi nomi che sono venuti fuori dalle votazioni che si sono svolte stamattina alla Camera (manca ancora la votazione del Senato e i nomi dei Presidenti).
Dunque al momento all'Agcom vanno Maurizio Dècina, in forza al PD (purtroppo bisogna continuare a fare queste distinzioni visto che ancora una volta si è verificata una spartizione del potere) e Antonio Martusciello, nientepopodimeno che uno dei fondatori di Forza Italia (come possiamo mai salvarci?).
Al Garante per la protezione dei dati personali vanno Giovanna Bianchi Clerici, in forza alla Lega Nord (ancora dobbiamo sottostare alle imposizioni della Lega Nord?) e Antonello Soro, appoggiato dal PD.
Naturalmente Stefano Quintarelli, il candidato appoggiato dalla Rete ha preso solo 15 voti.

Ci chiediamo come fare a farci sentire se non possiamo farlo nemmeno con la Rete
Questo sistema si permette continuamente e sistematicamente di ignorare la voce del popolo che ha avuto, finalmente, attraverso la Rete la possibilità di esprimersi ma, purtroppo, i nostri desideri, le nostre necessità, le nostre volontà vengono ignorate, così come vengono ignorate attraverso altri strumenti quali il referendum.
Tutto ciò che chiediamo viene disatteso. A vantaggio di chi?

Officine Editoriali continuerà a seguire la votazione per le  restanti nomine Agcom e Privacy.
Voi continuate a seguire Officine Editoriali per rimanere aggiornati.

martedì 5 giugno 2012

Arrivano o no le nomine Agcom?


Sembrerebbe di sì. Dovrebbe essere veramente una questione di giorni.
Singolare come questo nostro governo di tecnici e di super specializzati si sia impantanato travolto dagli interessi dei partiti che sembrano sempre più forti (sia i partiti che i loro interessi).

Così le nomine Agcom saranno ancora una volta la spartizione, cosciente, da parte dei partiti di un settore strategico della nostra vita sociale.

Intanto va detto, e spezziamo una lancia in favore di chi ha determinato questo ritardo senza sapere che pesci pigliare, che i commissari dell’Autorità garante per le comunicazioni sono scesi da nove a cinque e, dunque, visto che sono pochi, conviene sceglierli bene. 
Forse questo ha richiesto più tempo e più meditazione.

Poi va aggiunto che la rete aveva scelto il suo candidato, Stefano Quintarelli il quale aveva inviato il suo Curriculum Vitae e aveva pensato di togliere di mezzo tutti i possibili conflitti di interessi nel caso di sua elezione. 
E, di questi tempi, molte cose vanno valutate in rete e grazie alla rete, forse si riesce a fare meno porcherie. 
Fatto sta che bisogna dare un occhio alla rete se vogliamo fare le cose un po’ meglio.

Ad ogni modo, per concludere, il Partito Democratico ha indetto delle primarie al suo interno e ha candidato alcuni nomi, tra cui Soro alla Presidenza.
Anche gli altri partiti, eccezion fatta per i Radicali e Italia dei Valori, hanno avanzato i loro nomi e così ha fatto l’Agcom.

Nonostante il tempo occorso (le nomine avverranno in forte ritardo), il risultato non cambia e dunque torniamo alle vecchie spartizioni.
Ma, del resto, cosa ci aspettavamo? I miracoli? 
Noi crediamo nei miracoli ma bisogna che ci crediamo tutti. E fino a che questo non accade, le cose cambieranno ma cambieranno impiegando più tempo. 
Il trucco però è basta stare alla finestra ad aspettare.

Officine Editoriali seguirà fino alle nomine questa faccenda di Agcom.
Voi continuate a seguire Officine Editoriali se volete rimanere aggiornati.