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lunedì 11 giugno 2012

Agcom: le vecchie sedi e il nuovo Presidente

Angelo Marcello Cardani
Bocconiano anch'egli, uomo di fiducia del Presidente del Consiglio e suo braccio destro a Bruxelles.
Ecco il nuovo Presidente dell'Agcom.

Dunque, anche qui, nulla di nuovo. 
Una nomina che era già nell'aria e che non ha avuto bisogno, neanche questa, di esibizioni di curricula. 
Angelo Marcello Cardani, per la verità, ha un Curriculum di tutto rispetto ma non si ravvedono congruenze con la carica che sta per ricoprire. 
Ma questo potrebbe non scandalizzarci se dermatologi e quant'altro siedono o si sono seduti sulle poltrone della istituzione.
Quello che più fa rabbia è la totale mancanza di attenzione verso la società civile che negli ultimi tempi (da un bel pò di tempo, per dire il vero) si sta perseguendo e mettendo in atto.
Esiste un potere che ci ignora e questo è un dato di fatto. 
E' di oggi, per esempio, la rissa nel Consiglio Comunale di Roma per la vendita del 21% dell'Acea disattendendo così le nostre volontà espresse con il referendum del 12 e 13 Giugno del 2011.

Nell'ambito delle nomine Agcom si sono bellamente e completamente ignorate le richieste fatte dalla società civile tramite Open Media Coalition, nonostante fosse state messe nero su bianco dal Presidente del Consiglio che le procedure di valutazione dei curricula non erano ancora iniziate.. 
Eppure, noi continuiamo a pagare cose e persone gestite male, malissimo. 
Anche nel contesto delle nomine per le Autorità.
Si scopre così, grazie a Guido Scorza, che l'Agcom ha due sedi, una a Napoli (che nasce come la sede principale) e una  a Roma, (originariamente per i dirigenti). 
La sede di Napoli occupava più di trecento persone mentre quella di Roma era destinata, appunto, ai dirigenti ai quali forse avrebbe fatto piacere lavorare più vicini alla politica o, meglio, ai palazzi della politica. 
Di fatto col tempo, gli occupanti della sede di Roma sono diventati più di duecento e quelli di Napoli sono arrivati a cento circa.
Il guaio è che le due sedi, di Roma e di Napoli, occupano rispettivamente 12.000 e 15.000 metri quadrati di uffici e costandoci circa sette milioni di euro all'anno. 
Scrivo tutto in lettere perché i numeri fanno sempre una certa impressione. 
Vi prego comunque di leggere attentamente l'articolo di Scorza che contiene risvolti anche più interessanti e sconvolgenti.

Dunque, poca trasparenza nelle nomine o, comunque, sempre i soliti metodi nelle nomine, alla faccia della meritocrazia, parola con cui questo governo si riempie spesso e volentieri la bocca ma tutto finisce lì.

Ahinoi! Dovremmo dire. Ma non lo facciamo perché siamo convinti che siamo sulla buona strada per un cambiamento radicale.

Continuate a seguire Officine Editoriali che vi terrà aggiornati sulla vicenda Agcom ed altro.
Rimanete aggiornati!

mercoledì 18 aprile 2012

Ricominciamo dalle parole

E dal loro vero significato. Certo che la lingua italiana è andata mano a mano cambiando. Ed è ovvio e giusto anche che sia così. 
Ma proprio mi viene difficile cambiare il significato di alcune parole e soprattutto se mi soffermo su alcune altre comprendo che il loro significato non corrisponde alla realtà, ai fatti, alla vita pratica nel cui contesto queste si applicano.

Voglio fare alcuni esempi che in questo periodo storico e da diverso tempo ormai, fanno parte di un triste purtroppo vocabolario. 
Si parla tantissimo di lavoro flessibile e di lavoratori precari. Ma soffermandoci un pochino su questi due termini e specialmente riportandoli e confrontandoli alla vita reale, scopriamo nemmeno tanto difficilmente che è piuttosto il lavoro ad essere precario, nel senso che non c'è, non si trova e quando lo trovi non è affatto certo, dunque precario. Il lavoratore invece c'è, eccome se c'è. Tutto è tranne che precario. 
Mentre invece ha dovuto imparare eccome ad essere flessibile. Flessibile ai lavori vari che gli potrebbero capitare. 

Quindi mi chiedo perché si fanno confusioni tali. E soprattutto mi dico che se c'è confusione già nelle parole, figuriamoci nel resto, per esempio nel voler governare una materia di tale importanza. 
Dalle persone più competenti fino all'uomo della strada ormai questo linguaggio è diventato di uso comune ma è completamente sbagliato o, meglio, esprime il contrario di quanto si crede di dire. 
Ma seguiamo l'onda come facciamo sempre salvo riflettere ogni tanto per capire che forse non è così.

Lo stesso dicasi per la parola "piuttosto" che, fin da quando andavo a scuola, mi è stato insegnato che significa alquanto (era piuttosto carino) o preferibilmente (si muove piuttosto in bici che in auto) o meglio (vediamoci in piazza o piuttosto venite a casa mia) o invece, anziché (l'evento meglio farlo a Milano piuttosto che a Roma). Oggi invece, ed è "piuttosto" fastidioso, la parola viene usata per oltre (ho visitato Milano piuttosto che Roma,  Napoli, Firenze).

Quello che succede è che ogni volta che qualcuno mi dice la parola piuttosto con un significato che non corrisponde a quello che ho acquisito e che è confermato dai dizionari, la mia mente è costretta a rovistare nei suoi cassetti per attribuire il giusto significato alla frase nella quale è inserita la parola.
Sarei curiosa di capire come questo sia successo. 
Immagino che dipenda dalla scuola che a un certo punto, attraverso i suoi insegnanti più pseudo moderni, si è messa ad utilizzare questa parola attribuendole un nuovo significato. 
Anche qui, abbiamo o, meglio, hanno (io mi rifiuto) seguito l'onda.
O, forse, questo nuovo significato ha preso piede quando c'è stato l'avvento, anzi l'invasione, dei nuovi yuppie (ve li ricordate? Quelli vestiti tutti uguali che giocavano a fare i manager?) negli anni '90.

Ci sarebbe da dire molto anche sulla parola solidarietà. Ma quella la rimandiamo ai prossimi post. 
Merita una riflessione ancora più profonda perché lì non è tanto il significato letterale quanto quello più ampio morale e umano.
Continuate a seguire Officine Editoriali e commentate se anche a voi non sembra così.

lunedì 12 marzo 2012

Maria e Isabella. I contenuti di Officine Editoriali.

A pochi mesi dalla costituzione di Officine Editoriali, saranno pubblicati due ebook.
I contenuti riguarderanno Maria di Napoli e Isabella di Roma, due persone non vedenti che a modo loro affrontano la vita secondo il loro vissuto e il loro carattere. 
Entrambe sono arrivate alla cecità nel corso della loro vita e, a loro dire, questo è anche peggio che se non avessero mai visto la luce dalla nascita.


Attraverso questi contenuti, scopriremo l'intensità della loro vita e le loro riflessioni. E anche i loro bisogni che chiedono con una forza e una determinazione pari a quelle dei bambini e dalle quali dovremmo prendere esempio per portare avanti i nostri semplici sogni e i nostri semplici obiettivi.


Se vuoi contribuire alla realizzazione del progetto di Officine Editoriali, sostienici visitando il sito di sottoscrizione popolare www.produzionidalbasso.com e prenotando consapevolmente le ultime quote a disposizione.
Grazie per la tua partecipazione!