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mercoledì 6 marzo 2013

Numeri del digitale. La Germania come gli Stati Uniti.

Lo comunica Axel Springer, il maggior editore a livello europeo il quale prevede per l'anno prossimo una forte contrazione sulla produzione di libri stampati su formato cartaceo.
Nel 2012 il digitale ha registrato un aumento sulle vendite pari al 22%.
Anche in Polonia e in Belgio si sono registrati parecchi investimenti sul digitale e anche questo ha determinato crescita e guadagno.

Ci chiediamo a quale punto siamo in Italia
I dati sono quelli di qualche tempo fa e non abbiamo aggiornamenti al riguardo. Ma possiamo confermare che il mercato del digitale si muove attorno allo 0,2/0,3% con rotta verso lo 0,8%.
Poco? Sì! Decisamente poco e noi di Officine Editoriali lo possiamo affermare tranquillamente. 
E' quasi un anno che lavoriamo in questo settore e gli intralci e gli ostacoli sono diversi.
Abbiamo sempre affermato che la prima difficoltà del mercato digitale in Italia risiede nei comportamenti dei grandi editori che non sbloccano il prezzo degli ebook facendo cartello e non permettendo che il lettore si avvicini poi concretamente e continuativamente a questo settore. 
Ora, dopo qualche mese di esperienza, dobbiamo accettare anche il fatto che singolarmente esiste una tale pigrizia e un tale scetticismo, oltre che un tale ritardo, che lascia perplessi a dir poco.

Nel 2013 e nell'era digitale, registriamo che in pochi hanno confidenza con questo strumento meraviglioso che è Internet. Sono pochissime le persone che acquistano via Internet per la paura di venire frodate o truffate. 
Non si fidano fondamentalmente di lasciare gli estremi della propria carta di credito perché in rete è più facile clonarla e rubarla. Che è vero, non possiamo negarlo, ma ormai esistono siti sicuri su cui comprare e su cui fare transazioni. 

Di fondo esiste anche una certa pigrizia e indolenza per le quali risulta una fatica andarsi a cercare ciò che si desidera. Si preferisce che le cose ci capitino direttamente sotto gli occhi.

Che dire? Noi di Officine Editoriali insisteremo sul digitale perché crediamo fortemente che faccia parte a pieno titolo del futuro. 
E crediamo che non potremo prescindere dal considerare la possibilità di leggere i nostri libri su supporti diversi dalla carta.
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sabato 2 marzo 2013

Elezioni SIAE. Quante bugie!

Andiamo per ordine. Ieri si sono tenute le elezioni per il nuovo Consiglio di Sorveglianza della SIAE
Sarà composto da 34 membri e rimarrà in carica per quattro anni. Quattro lunghi anni verrebbe da dire, dati i risultati. Perché alla fine tutto continua come prima, alla faccia degli scandali dovuti alle votazioni, alla partecipazione degli iscritti ecc.
Intanto sembra che il Palazzo dei Congressi, dove si è tenuta la votazione, non fosse gremito come annunciato da un comunicato stampa della SIAE stessa. 
Sembra, invece, che i partecipanti fossero qualche centinaio a fronte di circa centomila iscritti, tutti con il diritto di votare. 
Mentre per tutte le votazioni precedenti si era permesso di votare in tutte le sedi SIAE, stavolta era permesso solo a Roma, dunque moltissimi non se la sono sentita di affrontare spese e viaggio. 
Certo si potevano delegare altri iscritti ma la firma per la delega andava autenticata presso l'ufficio comunale addetto, che faceva un sacco di storie, o presso un ufficio notarile con le spese conseguenti.

Perfino i nominati infine sono risultati prevedibili e, naturalmente, provenienti dai maggiori gruppi editoriali musicali e dalle fila dei grandi autori, vedi Gino Paoli.
La cronistoria super dettagliata della giornata e del meccanismo delle votazioni la possiamo leggere nell'articolo di Guido Scorza uscito oggi su Il Fatto Quotidiano.

Insomma...tanto rumore per nulla si potrebbe riflettere amaramente. Se non fosse che per un pò ci avevamo creduto che qualcosa potesse cambiare e invece dobbiamo ancora aspettare.
Anche perché si tratta solo di una questione di tempo. 
Giusto il tempo che si capisca che non è più possibile prevaricare i diritti di tutti gli altri a vantaggio di pochi, come noi di Officine Editoriali, andiamo predicando da diverso tempo.
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domenica 17 febbraio 2013

Libri di testo digitali Sì o No?

Sembrava fatta. Davvero! Mi era capitato di studiarlo per un concorso l'estate scorsa dove sul librone che ci avevano fatto comprare c'erano diverse pagine dedicate alla trasformazione dell'Italia in un Paese digitale, un Paese con la P maiuscola. Avevo proprio letto che per legge la metà dei libri di testo nelle scuole doveva essere in formato digitale. La famosa formula mista di cui per un pò si è parlato.

Per altre vie ho saputo anche che nelle scuole si comprano lavagne digitali, con le quali i ragazzi possono interagire. Una scuola sempre più digitale dunque.

Se non fosse per le ultime notizie, vale a dire le notizie che alla fine arrivano e che purtroppo ci mostrano una Italia ben diversa dove le leggi vengono trasformate da veri illusionisti non si sa bene in cosa. Oppure, attraverso pieghe e meandri vengono occultate e perfino depennate, fatte scomparire.

Sostiene Simone Bonesini in questo articolo che 

"...l'avvento dei testi digitali nelle scuole è un pò come un miraggio nel deserto: svanisce sempre nel momento in cui sembra che sia lì ad un soffio."

Insomma, con il nuovo Decreto Crescita 2.0 pare che queste belle intenzioni che erano state di fatto tramutate in legge siano state vanificate e gettate al vento.
O, meglio, e come sempre succede in Italia, tutto sarebbe ancora da interpretare. 
E allora le domande sono tante. 
Perché si parla di integrazione tra testi in formato digitale e testi in formato cartaceo. 
Parliamo di fruitori con problemi di apprendimento e/o ragazzi disabili. 
Parliamo di responsabilità scaricate sulle scuole che non si capisce se si sono ben rese conto di ciò. Ma, del resto, tant'è. Anche se si fossero rese conto, non sarebbe possibile tirarsi indietro, salvo scervellarsi nel tentativo di interpretare la legge.

Intanto le famiglie aspettano che chi debba decidere decida, sempre ammesso che si trovi chi debba decidere.
Dunque siamo alle solite. Una cosa che doveva già essere operativa viene procrastinata di due anni, poi lo sarà ancora e ancora fino a non si sa quando. E rimaniamo sempre gli ultimi. Ma meno male che siamo in Europa. A volte mi chiedo cosa succederebbe se non ci fosse l'Europa.

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domenica 10 febbraio 2013

Forum del libro punto org

E' una associazione nata nel 2006 e si propone, tra le altre cose, di promuovere la lettura. 
Ha scritto una lettera aperta ai futuri governanti articolata in cinque punti:


  • Scuola
  • Biblioteche e cittadinanza
  • Librerie di qualità
  • Leggere in rete
  • Un piano per la lettura
La lettera è firmata dai sottoscrittori dei vari punti   e parecchi sono già i firmatari più o meno noti.
Il 9 Febbraio, a Palazzo Fandango incontro, in Via dei Prefetti 22, a Roma, si è tenuto un incontro allargato: e/leggiamo
Hanno partecipato editori, autori, librai, bibliotecari, vari candidati alle prossime elezioni che hanno sottoscritto la lettera aperta e che si sono impegnati verso la letteratura e la cultura nella prossima legislazione se verranno eletti. Hanno anche portato la testimonianza di quanto fatto finora nelle passate legislazioni sia che fossero al governo sia che lavorassero dall'opposizione.
L'incontro ha avuto una risposta decisa e chiara nella partecipazione e si è svolto in una sala molto affollata.
Noi di Officine Editoriali eravamo presenti. E' stato interessante ascoltare i vari interventi, a partire da quello di Tullio De Mauro e di Gino Roncaglia per finire a quelli dei librai, di alcuni scrittori e dei vari politici, non ultimo quello di Paolo Masini che sponsorizza Officine Editoriali da sempre.

Purtroppo è venuta a mancare una realtà che invece dovrebbe essere ormai considerata tale ed è piuttosto grave che sia rimasta completamente assente in un incontro che parla di libri e di cultura e di apertura ai lettori non consolidati: non si è parlato nemmeno una volta di ebook o di mercato digitale o di editoria digitale
Non possiamo fare a meno di notare le varie contraddizioni italiane e il proseguire alla rinfusa in qualsiasi settore della vita sociale. 
Mentre per legge i libri di testo devono essere per metà cartacei e per metà digitali, in un incontro di tale fatta non se ne accenna nemmeno.
Officine Editoriali ha sottolineato il fatto alla fine dell'incontro con le persone responsabili che non hanno mancato, come era del resto prevedibile, di riconoscere la puntualizzazione.

Abbiamo intenzione di utilizzare il forum dell'associazione Forumdellibro per parlarne più dettagliatamente perché siamo sicuri che anche nell'associazione hanno tutto l'interesse a farlo.
Iscrivetevi  al Forum se avete voglio di dare vita a questa discussione.
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giovedì 7 febbraio 2013

L'incubo pirateria per i nostri governanti.

Soprattutto per alcuni che sembrano essere ossessionati dalla pirateria digitale e dal trovare un modo per imbrigliare ciò che non si può imbrigliare: le notizie che viaggiano nell'etere.

Ne abbiamo parlato tante volte su questo blog e continuiamo a farlo perché siamo preoccupati e convinti che dobbiamo difendere strenuamente la rete e Internet e siamo certi che per farlo dobbiamo rimanere aggiornati.

E' di oggi la notizia su Il Fatto Quotidiano, ad opera dell'avvocato Fulvio Sarzana di un rapporto del Parlamento sulla pirateria digitale in Italia, con numeri incerti ma quel che è più grave, non documentati. 
E certamente numeri diversi da quelli forniti da Michele Boldrin, economista della Washington University, che, insieme a David Levine è autore di "Abolire la proprietà intellettuale".
Vi rimandiamo all'articolo per i dettagli e per ulteriori approfondimenti. 

Ciò che ci preme sottolineare in questo post è come alcuni parlamentari cerchino di difendere, in questo modo, più che il bene e la privacy e i guadagni di chi lavora (secondo loro), i loro interessi e cerchino di fare in modo che non trapeli troppo della classe dirigente.

Così nello stesso rapporto del Parlamento, si trovano contraddizioni enormi come quando si sostiene che a questo rapporto e a questi numeri (i loro!) si sono opposte le lobby degli intermediari della rete che sembrerebbero favorite dal mantenimento della situazione attuale.
Inoltre questo rapporto lascia intendere che non ci sarebbe bisogno di legiferare e di far rispettare le regole. Basterebbe che a richiesta dell'interessato il motore di ricerca bloccasse questo o quel sito. 
Che, capite, è una intenzione veramente assurda e perfino inconcepibile in un Parlamento democratico. Ma chi sono costoro che fanno parte del nostro Parlamento
A onor di cronaca e del vero, il rapporto è ad opera della Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale, presieduta dall'onorevole Giovanni Fava, leghista. 
E qui mi fermo. 
Leggetevi l'articolo e traetene le vostre personali conclusioni.
Noi ad Officine Editoriali continuiamo a ripetere il nostro motto

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lunedì 21 gennaio 2013

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi!

E' un dovere. Sempre di più. Rimanere aggiornati significa anche conoscere cosa si trama alle nostre spalle, confidando nella nostra buona fede e, soprattutto, nel fatto che non sempre siamo aggiornati. Giustamente del resto.

Certo è un impegno essere aggiornati. Le notizie sono tante e ci arrivano da tutte le parti. 
Ma cercare di fare una cernita tra di esse e capire quale siano quelle che più possono interessarci è di fondamentale importanza. 
A volte basta scorrere i titoli di un quotidiano, essere attenti alle notizie che vengono strillate e comunque ragionare sempre con la nostra testa per setacciare il vero dal falso, il buono dal non buono.
Capitano così sotto gli occhi le notizie relative alla rete. Noi riteniamo che controllare cosa accade relativamente alla rete, soprattutto in ambito legislativo, sia di importanza basilare. 
Da ciò può risultare la nostra libertà futura. 
Forse non diamo abbastanza peso a questo fatto. 
Forse pensiamo che avere Internet sia scontato e che nessuno ce lo toglierà mai. 
Ma invece stanno facendo di tutto per limitarlo e, con esso, la nostra libertà. Internet minaccia molte cose, perfino il mercato finanziario che finora ci ha letteralmente divorati. Il fatto che attraverso Internet si riescano a scoprire tutti i giochini perpetrati a nostro danno fa paura e in qualche modo si cerca di porre rimedio.

E' di stamattina la notizia apparsa su Il Fatto Quotidiano, a firma di Fulvio Sarzana, che ci racconta l'ennesimo sopruso per bloccare i siti, ma non solo, soprattutto quelli di denuncia e di informazione. Si torna, infatti, ancora a colpire i browser cercando di identificarli come "sceriffi della rete"
Insomma, a qualcuno non piace cosa viene scritto e si rivolge alla Procura di turno per sequestrare (preventivamente si intende!)  il sito accusato e direttamente anche l'Internet Service Provider. E il giudice acconsente. 
Tanto che, secondo alcune stime, finora sono stati più di 5.500 i siti sequestrati in Italia a scopo preventivo e a vario titolo. 
E non è difficile credere che la lista sia destinata ad allungarsi.

A noi sembra onestamente un fatto scandaloso e drammaticamente pericoloso. 
Perdonate il pessimismo ma a noi viene davvero da pensare che sia ancora molto radicata la cultura del profitto personale e che quindi Internet e la rete vengano visti e percepiti come un ostacolo al "normale" andamento. 
Perciò si cerca di oscurare lo strumento grazie al quale molti hanno potuto parlare, farsi sentire, denunciare al mondo prima che ai tribunali le ingiustizie e i soprusi. 
Grazie al quale la storia del mondo sta prendendo un'altra strada, forse migliore.

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giovedì 17 gennaio 2013

Diritti d'autore anche per le foto su Twitter?

Non si sa, ma c'è una diatriba in corso della quale si sta occupando un giudice di New York e possiamo stare certi che, in qualsiasi senso si pronuncerà il giudice, le sue parole costituiranno un precedente.

Il fotografo Daniel Morel si è visto pubblicare, a fini commerciali, alcune sue foto riguardanti il terremoto del 2010 ad Haiti dal Washington Post che, a sua volta, le aveva avute dall'agenzia fotografica Getty Images, alla quale è abbonato, che a sua volta ancora le aveva avute da AFP (Agence France Press).

Dunque la AFP sostiene che, essendo state postate su un social network, le foto potevano essere pubblicate da chiunque senza violare il diritto d'autore.
Il giudice sostiene che le foto potevano essere ritwittate ma non pubblicate, utilizzandole addirittura a fini commerciali.

Secondo la logica e il buon senso, noi ci schieriamo con il fotografo e con il giudice. 
Sembra piuttosto giusto che postare proprie foto su Twitter o su altri social network è una nostra personale decisione ed, essendo noi, il nostro account, raggiungibili solo da  una cerchia, seppur numerosa, di persone fra conoscenti ed amici, è chiaro che se pubblichiamo qualcosa questo rimane in un ambito delineato. 
Il fatto che lo pubblichi il Washington Post e/o un'agenzia di stampa internazionale o che appaia sul catalogo di una agenzia fotografica piuttosto famosa, lo sottopone di fatto ad una esposizione mediatica globale e fuori controllo. Certamente anche per aspetti positivi (la notorietà del fotografo, per esempio) ma pensiamo che forse chiedere un'autorizzazione poteva essere la cosa più giusta oltre che educata.
Attendiamo la sentenza anche se la data di inizio del processo non è ancora stata stabilita.

Prima o poi finiremo anche a parlare di contenuti sui social network? Che so? Un titolo, una frase, una massima? Se parliamo di Facebook, magari di un piccolo racconto di qualche riga? Potrebbe essere. 

Certo che anche in questo ambito, ci sarebbero diverse situazioni da definire e, soprattutto, ci sarebbero le sfaccettature di ogni situazione da individuare. 
Non è cosa semplice, ci rendiamo conto, ma sono cose che vanno affrontate a meno di attendere  nuovi casi che sicuramente si proporranno e creare così dei precedenti che andranno a fare scuola e legislatura. 
Internazionale, a questo punto, perché non sarà una legislatura circoscritta ai soli ambiti nazionali. Le parole volano con Internet e non è detto che ciò che si dice in Italia non venga ripetuto pari pari altrove, ben più lontano.

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lunedì 14 gennaio 2013

Biblioteche digitali. La prima in autunno.

Sarà in Texas, a San Antonio, e si chiamerà Bibliotech. Sarà la prima biblioteca dove non esisteranno libri di carta ma solo ereader
I lettori potranno prendere in prestito gli ereader e avranno due settimane di tempo per restituirlo. 
In due settimane gli ereader si scaricheranno e non potranno più essere usati, spiega Nelson Wolff, la persona dietro a questo progetto.
Del resto anche l'AIE (Associazione Italiana Editori) conferma sia i numeri che le tendenze nel settore del digitale. 

Continua a crescere il mercato americano dove il 19% della popolazione maggiore di 18 anni legge su ereader e un ulteriore 19% utilizza il tablet. Cresce anche la percentuale di coloro che leggono libri digitali, il 21%, e di coloro che lo fanno non solo tramite un Kindle (il 41%) ma anche su apparecchiature non specificatamente dedicate (il 29%). 
E, seppur più lentamente rispetto al mercato americano di certo più maturo, crescono i vari mercati all'interno dell'Europa con la Spagna al 7% (coloro che dichiarano di leggere ebook e che hanno più di 14 anni) e l'Italia al 3% (cifra quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente).
Dunque non possiamo che confermare questa tendenza del mercato digitale che negli ultimi anni si è andata sempre più delineando.

Noi ne parliamo da un pò e speriamo solo che i mostri sacri della filiera editoriale capiscano il prima possibile quanto sia necessario sbloccare questo mercato anche da parte loro e perché soprattutto l'Italia si allinei finalmente agli altri paesi europei.

Non diciamo nulla di nuovo, per la verità. 
Gli addetti al settore sanno e prevedono da molto più tempo di noi. 
Del resto, se consideriamo che fin dal 1971 si parla di ebook, capiamo anche quanto il mercato sia veramente maturo. 
Sono quaranta anni di preparazione e di incubazione per questa rivoluzione delle nostre abitudini ma, forse, la stampa ha impiegato lo stesso tempo se non di più per affermarsi rispetto agli amanuensi e per far sì che la cultura divenisse meno elitaria e meno discriminatoria. 
La stessa cosa che succederà con il mercato digitale e che noi ci auguriamo fortemente. 
Potrebbe essere un buon viatico per avvicinare molta più gente alla lettura sempre che non se ne riesca a fare anche qui uno strumento di isolamento.

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domenica 13 gennaio 2013

Letteratura del lavoro: disoccupati si raccontano

E chi meglio di loro potrebbe parlarne? Nessuno. E noi di Officine Editoriali lo sappiamo bene, sia per vissuto personale (siamo degli esperti), sia perché di questo argomento abbiamo fatto uno degli elementi portanti della casa editrice.

Abbiamo avuto modo di dire tante volte, in tante occasioni e ancor prima che Officine Editoriali venisse alla luce, che siamo sensibili al disagio nelle sue varie sfaccettature e siamo attenti alle situazioni personali. 
Perciò non abbiamo tralasciato di osservare una fetta della popolazione che risponde ai disoccupati over 40 e 50. Persone di cui si cominciava a parlare solo qualche tempo fa, anche se le loro disgraziate vicissitudini si registrano da parecchi anni, e che ora ogni giorno assurgono alla cronaca nazionale anche per numero di suicidi, non facendo, ahinoi!, nemmeno più tanta notizia. 
Vuoi che siano lavoratori dipendenti, vuoi che siano imprenditori, questi esseri umani (e questo lo vorrei sottolineare) rientrano in quella fascia di persone che sono letteralmente cadute sotto la scure della crisi. 
Una cosa, la crisi, che non si vede ma che si sente e solo chi la sente sulla propria pelle è deputato a parlarne, secondo noi. 

Per questo motivo, ci occupiamo di letteratura del lavoro così come, ormai da qualche tempo, fanno anche diversi scrittori (Aldo Nove, Silvia Avallone per fare qualche esempio) e così come, qualche post fa, abbiamo avuto modo di parlarne anche noi a proposito di quella letteratura brutale che vuole collocarsi al di fuori degli schemi letterari attuali. 
Schemi seguiti indefessamente e tenacemente da letterati che vogliono  uscire dalle righe a tutti i costi ma con la pancia piena, vogliono stupire a prescindere, magari accostando l'inaccostabile. 
E così assistiamo a personaggi della cultura che danno fiato alle loro bocche soltanto per "stupire". Così dicono loro. Solo che riescono a stupire soltanto gli "pseudo colti". Quelli con l'espressione compassionevole ai quali invece non gliene frega niente delle situazioni vere, quelle brutali per davvero. 
I famosi radical chic che riempiono i salotti alla moda e che vediamo dappertutto 

E così, questi piccoli escamotage sono gli ennesimi giocherelli nelle mani di questi quattro "acculturati" che però, di questa "accultura" fanno il loro "mestiere" e il loro sostentamento (e che sostentamento!). 
Scusate tutti i virgolettati e scusate se abbiamo creato qualche  neologismo, anche con qualche riferimento e doppio senso, ma sono veramente necessari. 
I virgolettati sostituiscono la parola "pseudo", anch'essa virgolettata, stavolta come se fosse evidenziata, che significa proprio FINTO, FALSO
Ora non so se si capisce meglio cosa vogliamo dire.

Di fatto è ora di fare anche letteratura povera, di non riempirci la bocca con parole che vogliono solo stupire, di non cercare il fantascientifico per obnubilare alla fine solo quelle poche persone che sono alla ricerca del diverso. 
Lungi dal dire che fare letteratura e fare cultura come si è sempre fatto non siano occupazioni nobili. Tutt'altro. 
Solo che alcuni che la fanno risultano particolarmente antipatici. Anche perché, pur di sembrare "diverso" (in meglio, ovviamente), scomoda pure i teatri e si improvvisa "attore".
Ci riferiamo anche al nuovo mestiere dello scrittore di cui parlavamo in uno dei nostri post precedenti, nel quale  affermavamo che lo scrittore è ormai una velina che cerca di "sfondare" per essere più visibile. 
Forse che altrimenti non gli riuscirebbe?

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venerdì 4 gennaio 2013

I baroni della cultura.

Scopriamo con orrore che le baronìe non esistono solo nel mondo universitario ma, ahinoi!, ormai anche nel mondo della cultura, della letteratura.

Così come nelle università da tempi ormai immemori si costruiscono concorsi attorno alla persona che in separata sede si è deciso di assumere, alla faccia della meritocrazia, così nella letteratura moderna i dinosauri dell'editoria costruiscono il successo di un libro attorno allo "scrittore"

E sottolineiamo successo perché guai ad incorrere in qualche flop (anzi nemmeno in uno solo). 
Tutto deve essere programmato e calcolato in maniera da soddisfare il ROI (Return on Investment), perché non ci siano perdite, soprattutto di denari. 
E allora si pompano ad arte certi contenuti che vengono spacciati per letteratura, sui quali ci hanno messo invece le mani in tanti, editor di livello che hanno "smussato" e amalgamato, ghost writer che hanno subito, diciamolo pure, l'onta di dover prestare a pagamento il proprio intelletto a gente molto meno capace di loro, quasi fossero degli stuntmen

Oh! Sia chiaro...hanno prestato le loro capacità descrittive e di scrittura a personaggi famosi, dello spettacolo, allo star system. Vi pare poco?

Non sappiamo se sia poco o no...sappiamo con certezza che è triste, squallido, malinconico. 
Ancor più se pensiamo agli utenti, ai "lettori", a cosa viene loro propinato. 
Poi ci chiediamo 
"Come mai non crescono i lettori in Italia? Come facciamo a generare nuovi lettori, a rendere lettori forti coloro che leggono solo sporadicamente o, nientemeno, a creare nuove generazioni di lettori?" 
Non possiamo! Semplicemente! 

Noi vogliamo solo fare i soldi e non ce ne frega niente dei lettori che ci sono, di quelli che verranno, del livello della letteratura e, anche, del livello di impoverimento al quale contribuiamo.
Allora va bene così! E' ciò che ci meritiamo. 

E se da una parte è maledettamente vero, dall'altra parte alcuni, pochi,   non ci stanno molto e, a costo di suicidarsi, tentano una voce fuori dal coro. 
E' per questo che noi di Officine Editoriali tentiamo di creare e difendere quella che noi chiamiamo la letteratura "brutale", quella fatta da coloro che hanno qualcosa da dire e la dicono male. Ma allora...se lo può fare gente insospettabile, che finora non avresti mai creduto di vedere mascherata da scrittore, perché non potrebbe farlo un ragazzo di seconda generazione, un disoccupato over 50 o uno qualsiasi che semplicemente pensa di voler dire qualcosa. 
La letteratura "brutale" riguarda il gradino più basso della cultura? 
Sì, se riconosciamo la cultura un prodotto d'élite, un prodotto classificabile dunque un prodotto scalabile (con una scala da percorrere per arrivare al gradino più alto, più prestigioso, più ambizioso). 
Scendiamo da quel piedistallo dal quale finora abbiamo pensato di avere qualcosa da insegnare agli altri, come se fossimo i portatori della luce divina. 
Non utilizziamo la letteratura come l'ennesimo strumento di discriminazione. 
Soprattutto, non ci nascondiamo dietro ad essa come uno scudo a proteggere le nostre debolezze di carattere e di personalità.

Forse siamo votati all'emarginazione, al rifiuto da parte degli altri ma noi pensiamo che molto deve essere cambiato anche nel magico mondo della cultura. 
Il guscio deve aprirsi ed offrirsi a tutti. 
Forse i lettori ci sono ma non li vogliamo trovare.

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giovedì 3 gennaio 2013

Cosa sta cambiando nella "letteratura"

Premesso 
che bisognerebbe dissertare sul termine "letteratura"
premesso 
che non è detto che un giorno lo faremo, 
visto 
che andiamo incontro ad una nuova era, 
accertato 
che gli scrittori sono ben altro oggi rispetto a cento anni fa.....

l'importante è non rimanere indietro, appollaiati sui ricordi o sullo sconforto di non poter tornare indietro.

Di fatto gli scrittori oggi parlano più che scrivere, parlano molto, sono personaggi dello spettacolo quasi...penso a Busi, a Saviano, a Baricco
Mi sembra quasi che il mestiere di scrittore oggi sia ambito quasi quanto quello di velina, un trampolino di lancio verso la fama, il successo.
Per carità, non che prima non lo fosse ma era come se tutto rimanesse circoscritto ad una cerchia...di persone, di addetti ai lavori. 
Oggi anche chi non conosce quel personaggio come scrittore e non ha mai letto un suo libro, certamente lo riconosce perché, per altre vie, entra a far parte dell'immaginario collettivo.
Ora, non è che sia uno scandalo. Semplicemente dobbiamo abituarci a vedere le cose per come avvengono, ad intuire i cambiamenti, a percepire il futuro. 
Sembra un paradosso ma dobbiamo pensare proprio a come sarà il nostro futuro, benché al momento sembra non essercene traccia.

Intanto il futuro comincia, anzi continua, col web. Ultimamente abbiamo assistito ad attacchi feroci nei confronti di Internet e del web, della rete
Il terrore che ha suscitato e suscita la rete non ha precedenti nella storia dei governi mondiali, soprattutto in quelli a regime totalitario.
Per questo motivo dobbiamo difendere il web come la nostra massima libertà. L'Era dell'Oro e dell'Amore arriverà via web forse, arriverà in maniera tecnologica e nessuno dovrà privarcene.

E' stato sottoscritto un appello sul web da indirizzare ai nostri futuri governanti, chiunque essi saranno. Naturalmente noi l'abbiamo firmato e suggeriamo di farlo anche a voi. 
Difendiamo ciò che è nostro e facciamo in modo che nessuno ce lo porti via.

In questo contesto il nostro motto RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI è più che mai valido. 
Rimaniamo a guardia di ciò che abbiamo e difendiamolo come a suo tempo i nostri antenati hanno difeso e salvaguardato le loro libertà anche per una vita migliore per noi.
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mercoledì 2 gennaio 2013

In mano a chi siamo?

In mano a pochi sicuramente. Chiaro che parliamo dell'editoria e della cultura, anche se il quadro rispetta perfettamente la situazione globale, riferendoci con queste parole a chi detiene il potere e la ricchezza rispetto a tutti gli altri. Ogni settore dopotutto rispecchia questo stato globale delle cose e così come, secondo noi, questo stato è destinato a cambiare, così succederà singolarmente in ogni settore, anche nell'editoria.
.....Ma finché non succederà, cerchiamo di capire, anzi, non capire...cerchiamo piuttosto di guardare realmente chi sono i pochi editori che fanno il bello e il cattivo tempo. 
Per il resto...non c'è niente da capire se non come abbiamo fatto, anche qui, ad arrivare a questo punto. E allora, come per tutto il resto, torniamo alla cupidigia e all'avidità personale dell'essere umano che di divino e di spirituale ha dimostrato di avere veramente poco.
Ma tant'è!

Come potete immaginare, anche perché abbiamo avuto modo di dirlo diverse volte su questo blog, coloro che si contendono il mercato sono pochi, tutti gli altri raccolgono le briciole, anche se vorrebbero avere più voce in capitolo anche loro, come dovrebbe essere. In questo "tutti gli altri", naturalmente, ci siamo noi di Officine Editoriali che, almeno al momento, facciamo addirittura una fatica immensa a farci sentire e vedere, soprattutto.

Ad ogni modo, nei giorni scorsi abbiamo parlato di bilanci e previsioni, di numeri e suggerimenti sulle cose da fare e da non fare. Oggi continuiamo su quel filone e anzi confermiamo che i grandi editori, con i loro grandi numeri, considerando incerto attualmente il mercato del digitale, si muovono poco e non osano (ciò che invece suggerisce di fare Kassia Kroszer, nell'intervista che abbiamo inserito nel post di ieri e che vi suggeriamo di andarvi a leggere) per il timore di perdere qualcosa (fosse anche poco).
Noi piccoli editori che invece non abbiamo nulla o quasi da perdere, avremmo pure il coraggio di osare ma non possiamo farlo per ovvi motivi...perché non abbiamo, appunto, nulla.

Di seguito vi mostriamo l'infografica del Gruppo L'Espresso e vi rimandiamo al link dove potete trovare l'infografica degli altri grandi gruppi editoriali (per dettagli sull'infografica del Gruppo l'Espresso cliccate qui).






Per gli altri gruppi invece, potete cliccare anche qui. Troverete:

  • Gruppo Editoriale Mondadori
  • Gruppo Editoriale RCS
  • Gruppo Editoriale Il Sole 24 Ore
  • Gruppo Editoriale Poligrafici
  • Caltagirone Editore
  • La Stampa, Il Fatto Quotidiano e gli altri gruppi
Insomma, è una panoramica che spazia fino ai quotidiani ma il succo rimane quello. Parliamo di editoria e questi qui fanno la differenza.
Qualcuno diceva "Beati gli ultimi perché saranno i primi". A ognuno di noi le riflessioni.
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Continuate naturalmente a seguirci su questo blog e
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martedì 1 gennaio 2013

Carta o digitale...diamo i numeri sulle due facce della stessa medaglia.

Continuiamo a fare un attimo il punto della situazione e a capire cosa bolle in pentola. Soprattutto cerchiamo di capire se ne siamo tutti consapevoli o se, invece, rimaniamo guardinghi per non sbagliare i passi successivi.

A tal proposito rimando volentieri all'intervista a Kassia Kroszer, consulente editoriale per il mercato digitale e collaboratrice di Oxford Media Works
La cito perché condivido totalmente il suo pensiero, soprattutto quando parla degli editori e li definisce "a difesa" di quel poco che hanno acquisito sul mercato digitale senza avere il coraggio di osare. 
Definisce anche il mercato incerto, non  per ciò che ne riguarda l'incremento, del quale è sicura naturalmente, ma riconosce che la cosa è talmente in divenire e talmente velocemente che punta il dito proprio su coloro che non si adeguano o che fanno fatica a farlo, per mancanza di mezzi o per paura.

Noi aggiungiamo poi che se hanno paura i grandi editori, noi piccoli, piccolissimi cosa dovremmo fare?
Ma tutto questo lo avevamo prospettato in tempi non sospetti, sui vari post dello scorso anno che richiamavano a questo argomento.
Perciò vi rimandiamo volentieri alla intervista integrale. Siamo sicuri che sarà di vostro interesse.

Di seguito invece vi proponiamo una infografica di OpenDataBlog (Il Sole 24 Ore) su fonte AIE (Associazione Italiane Editori) molto interessante per capire sempre di più e confermare quanto detto nelle righe precedenti:


Innegabile quale sia l'andamento del mercato ma diamo lo stesso qualche numero (i numeri hanno sempre il loro effetto!). 

Mentre le vendite complessive nelle librerie sono calate (parliamo di una flessione del 4,2%), gli ebook hanno registrato vendite pari ad un + 740%. 
Sono numeri dell'anno 2011 da considerare rispetto all'anno precedente, ovviamente, e cioè il 2010. Speriamo di potervi dare al più presto i numeri anche relativi all'anno 2012 rispetto al 2011.

Dunque, tornando solo un momento all'intervista della Kroszer, anche noi, come lei, sosteniamo che il prezzo degli ebook debba mantenersi "umano". 
Dobbiamo comprendere che siamo di fronte ad una cultura alla quale possono accedere tutti, grazie anche alle nuove tecnologie.
C'è molto fermento e questo è palese. I libri diventeranno sempre più vivi, sempre più nostri amici. 
Attraverso di loro impareremo ancora di più di quanto non abbiamo fatto finora.

E allora ad Officine Editoriali abbiamo ragione a parlare di una letteratura "brutale" di cui vogliamo farci portavoce e che avremo modo di affrontare e di approfondire nei prossimi giorni.
Voi continuate a seguirci su questo blog e sul nostro sito www.officineditoriali.com dove potete valutare anche il nostro catalogo.
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lunedì 31 dicembre 2012

Ebook. Bilancio 2012-Previsioni 2013.

Lo so! Molti di voi ne saranno già informati ma è l'ultimo dell'anno e vale la pena anche per noi fare un bilancio sebbene ci siamo affacciati sul mercato del digitale da molto poco tempo.
Ma in questo poco tempo abbiamo avuto modo di parlare dell'andamento del mercato digitale in Italia e nel resto del mondo.
Abbiamo detto più volte che in America la storia è completamente diversa e che per avere gli stessi numeri in Italia dovremo aspettare ancora un pò, forse parliamo di uno/due anni. E diciamo che siamo ottimisti.

Ma come era previsto fin da qualche anno prima e sempre facendo riferimento ai nostri piccoli numeri, il 2012 è stato l'anno di conferma dell'ebook anche in Italia. Ce l'aspettavamo tutti e lo conferma Marco Polillo, Presidente AIE (Associazione Italiana Editori) che parla di una produzione italiana ormai attestatasi sui circa 38.000 titoli  nel digitale.

Quest'anno si è parlato molto anche dei librai, delle biblioteche e, secondo noi, molto se ne parlerà nel prossimo anno visto che sono settori strettamente legati all'editoria e non solo a quella tradizionale. 
A questi settori viene chiesto di adeguarsi alle nuove tecnologie che era immaginabile avrebbero invaso un pò tutti gli aspetti della nostra vita, inclusa la lettura, la scrittura, la cultura in generale e particolarmente. Naturalmente nessuno pensa scientemente di poter fare a meno di supporti quali librerie e biblioteche. Noi in particolare pensiamo che se le librerie e le biblioteche si digitalizzassero di più, potremmo  tutti prenderne enormemente vantaggio. 

Per le previsioni 2013, la tendenza è la stessa. Una tendenza di crescita che secondo molti, e anche secondo noi, non si assesterà fino al 2015. La crescita sarà costante ed è destinata a condizionare positivamente certe nostre abitudini e il nostro modo di leggere e di "usare" il libro senza, per questo, scalzare dal suo trono il libro stampato in formato cartaceo.
Naturalmente, per le previsioni del 2013, non sono mancate le provocazioni, come quella della Baddeley (giornalista della testata inglese The Guardian) che prevede l'organizzazione in cooperative degli autori indipendenti o come quella della Digital Book World che ipotizza perfino che i vari ereader verranno regalati con l'acquisto degli ebook (per incrementare le vendite degli ebook, appunto). 
Insomma, le previsioni sono diverse e, a volte, la fantasia non manca. 
Noi crediamo, anzi ne siamo certi, che il mercato digitale non possa più essere negato. Dopo tutto è fin dal 1971 che se ne parla e ci si lavora, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto.
Cercheremo di tenervi informati sui vari sviluppi anche nel 2013.
Voi continuate a seguire questo blog e il nostro sito www.officineditoriali.com e valutate pure il nostro catalogo.

Vi auguriamo un magnifico 2013 e, come sempre, vi lasciamo con il nostro motto
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mercoledì 26 dicembre 2012

Diritto d'autore liberalizzato

E finalmente!
Lo attendevamo da un pezzo e a dire il vero avevamo pensato un pò come per tutte le altre liberalizzazioni. Chissà se ci sarà e chissà COME sarà. Perché, essendo in Italia, il rischio serio era quello di assistere all'ennesima liberalizzazione casereccia, dove in teoria si dice liberalizzazione e in pratica si legge tutto come prima e chissenefrega.

Allora vi e ci chiederete perché ne parliamo in modo diverso e comunque "speranzoso". 
Diciamo subito che diverse entità del settore aspettavano con ansia e da molto tempo una innovazione simile e dunque erano preparati ad accoglierla seriamente e non così, tanto per fare un pò di (forse parecchi) soldi in più. 
Poi parliamo di artisti che nel tempo si sono informati adeguatamente e che sulla loro pelle hanno sperimentato le ingiustizie, i soprusi, le iniquità, i raggiri e i tentativi di aggiustarsi tutto tra pochi. 
Non che gli artisti siano tutti degli stinchi di santo ma si presume, almeno noi lo presumiamo, che abbiano una certa sensibilità e attenzione alla crescita della cultura in generale e ognuno in particolare per il suo settore.
C'erano anche state delle lettere aperte a varie istituzioni proprio da parte degli artisti per sensibilizzare le autorità affinché si mettesse fine al monopolio che per tanti anni ha caratterizzato proprio la cultura.

Dunque dal 21 dicembre 2012, per la gestione dei diritti d'autore, gli artisti sono liberi di farsi rappresentare dalla società che sceglieranno a questo scopo. 
Che sia stata questa la fine del mondo tanto paventata e, forse erroneamente, attribuita al calendario dei Maya?

Certo è una piccola rivoluzione che ci lascia ben sperare per la realizzazione di quella rivoluzione più diffusa che palesemente (e nemmeno tanto) cova sotto le ceneri  di decenni di vere angherie perpetrate ai danni dei singoli e dei fiduciosi senza che si potesse mettere mano collettivamente a cambiamenti pure auspicati da una sempre maggiore rappresentanza della società civile.

Per le informazioni tecniche e i dettagli di questo argomento, noi di Officine Editoriali vi rimandiamo al blog di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano che, come sempre, ne parla con dovizia di particolari da esperto qual'è.

Come al solito, vi invitiamo a seguire questo blog e ad affacciarvi sul sito www.officineditoriali.com per consultare il nostro catalogo. 
Cogliamo l'occasione per annunciarvi che è stato pubblicato il quinto ebook "Le faremo sapere...Quindici anni di provini in giro per l'Italia" di Francesco Gabbrielli. Un ebook interessante e a tratti esilarante se non fosse che anche gli attori o aspiranti tali, patiscono come e forse più degli altri per trovare un lavoro e perseguire il sogno della loro vita.
Lo trovate al momento su tutte le librerie on line. Presto sarà presente anche sul sito www.officineditoriali.com.

Per chiudere, il solito invito a RIMANERE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!!!!!