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giovedì 17 gennaio 2013

Diritti d'autore anche per le foto su Twitter?

Non si sa, ma c'è una diatriba in corso della quale si sta occupando un giudice di New York e possiamo stare certi che, in qualsiasi senso si pronuncerà il giudice, le sue parole costituiranno un precedente.

Il fotografo Daniel Morel si è visto pubblicare, a fini commerciali, alcune sue foto riguardanti il terremoto del 2010 ad Haiti dal Washington Post che, a sua volta, le aveva avute dall'agenzia fotografica Getty Images, alla quale è abbonato, che a sua volta ancora le aveva avute da AFP (Agence France Press).

Dunque la AFP sostiene che, essendo state postate su un social network, le foto potevano essere pubblicate da chiunque senza violare il diritto d'autore.
Il giudice sostiene che le foto potevano essere ritwittate ma non pubblicate, utilizzandole addirittura a fini commerciali.

Secondo la logica e il buon senso, noi ci schieriamo con il fotografo e con il giudice. 
Sembra piuttosto giusto che postare proprie foto su Twitter o su altri social network è una nostra personale decisione ed, essendo noi, il nostro account, raggiungibili solo da  una cerchia, seppur numerosa, di persone fra conoscenti ed amici, è chiaro che se pubblichiamo qualcosa questo rimane in un ambito delineato. 
Il fatto che lo pubblichi il Washington Post e/o un'agenzia di stampa internazionale o che appaia sul catalogo di una agenzia fotografica piuttosto famosa, lo sottopone di fatto ad una esposizione mediatica globale e fuori controllo. Certamente anche per aspetti positivi (la notorietà del fotografo, per esempio) ma pensiamo che forse chiedere un'autorizzazione poteva essere la cosa più giusta oltre che educata.
Attendiamo la sentenza anche se la data di inizio del processo non è ancora stata stabilita.

Prima o poi finiremo anche a parlare di contenuti sui social network? Che so? Un titolo, una frase, una massima? Se parliamo di Facebook, magari di un piccolo racconto di qualche riga? Potrebbe essere. 

Certo che anche in questo ambito, ci sarebbero diverse situazioni da definire e, soprattutto, ci sarebbero le sfaccettature di ogni situazione da individuare. 
Non è cosa semplice, ci rendiamo conto, ma sono cose che vanno affrontate a meno di attendere  nuovi casi che sicuramente si proporranno e creare così dei precedenti che andranno a fare scuola e legislatura. 
Internazionale, a questo punto, perché non sarà una legislatura circoscritta ai soli ambiti nazionali. Le parole volano con Internet e non è detto che ciò che si dice in Italia non venga ripetuto pari pari altrove, ben più lontano.

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giovedì 12 aprile 2012

Apple e gli editori d'accordo sui prezzi degli ebook.

Non tutti gli editori, naturalmente, ma alcuni tra i più noti. Parliamo di Hachette, Harper Collins, Macmillan e Penguin.
Il Dipartimento di Giustizia americano li accusa di aver fatto cartello con Apple per determinare il prezzo degli ebook a danno di Amazon e altri rivenditori e parla di "significative problematiche di antitrust".
Dunque Apple e gli editori avrebbero bloccato i prezzi all'origine invece di lasciare i rivenditori liberi di decidere il prezzo.
L'accordo prevede che gli editori stabiliscano i prezzi degli ebook sui quali Apple tratterrà il 30%. Non male, davvero!
L'accordo sarebbe stato siglato in concomitanza con l'uscita sul mercato del nuovo iPad.
Ma se ne parlava già prima ed è una diatriba che si trascina da un pò tanto che abbiamo avuto già modo di parlarvene su qualche post precedente.
Insomma, giochi scorretti a livelli altissimi. Perché anche Amazon non sembra essere immune da certe tentazioni e anche di questo abbiamo parlato su qualche post precedente.
Non è detto comunque che bisogna rimanere a livelli più bassi per evitare certe tentazioni. L'impressione è che arrivati a un certo punto ci si lasci travolgere e coinvolgere.
Officine Editoriali seguirà la sua mission sempre e avrà sempre chiari e presenti i valori su cui si basa il suo modo di lavorare e la sua filosofia.
Se questo dovesse venire meno, verrebbe meno lo scopo stesso di Officine Editoriali.
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