Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Italia. Mostra tutti i post

domenica 17 febbraio 2013

Libri di testo digitali Sì o No?

Sembrava fatta. Davvero! Mi era capitato di studiarlo per un concorso l'estate scorsa dove sul librone che ci avevano fatto comprare c'erano diverse pagine dedicate alla trasformazione dell'Italia in un Paese digitale, un Paese con la P maiuscola. Avevo proprio letto che per legge la metà dei libri di testo nelle scuole doveva essere in formato digitale. La famosa formula mista di cui per un pò si è parlato.

Per altre vie ho saputo anche che nelle scuole si comprano lavagne digitali, con le quali i ragazzi possono interagire. Una scuola sempre più digitale dunque.

Se non fosse per le ultime notizie, vale a dire le notizie che alla fine arrivano e che purtroppo ci mostrano una Italia ben diversa dove le leggi vengono trasformate da veri illusionisti non si sa bene in cosa. Oppure, attraverso pieghe e meandri vengono occultate e perfino depennate, fatte scomparire.

Sostiene Simone Bonesini in questo articolo che 

"...l'avvento dei testi digitali nelle scuole è un pò come un miraggio nel deserto: svanisce sempre nel momento in cui sembra che sia lì ad un soffio."

Insomma, con il nuovo Decreto Crescita 2.0 pare che queste belle intenzioni che erano state di fatto tramutate in legge siano state vanificate e gettate al vento.
O, meglio, e come sempre succede in Italia, tutto sarebbe ancora da interpretare. 
E allora le domande sono tante. 
Perché si parla di integrazione tra testi in formato digitale e testi in formato cartaceo. 
Parliamo di fruitori con problemi di apprendimento e/o ragazzi disabili. 
Parliamo di responsabilità scaricate sulle scuole che non si capisce se si sono ben rese conto di ciò. Ma, del resto, tant'è. Anche se si fossero rese conto, non sarebbe possibile tirarsi indietro, salvo scervellarsi nel tentativo di interpretare la legge.

Intanto le famiglie aspettano che chi debba decidere decida, sempre ammesso che si trovi chi debba decidere.
Dunque siamo alle solite. Una cosa che doveva già essere operativa viene procrastinata di due anni, poi lo sarà ancora e ancora fino a non si sa quando. E rimaniamo sempre gli ultimi. Ma meno male che siamo in Europa. A volte mi chiedo cosa succederebbe se non ci fosse l'Europa.

Continuate a seguire questo blog e valutate il nostro catalogo sul sito www.officineditoriali.com.

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

lunedì 21 gennaio 2013

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi!

E' un dovere. Sempre di più. Rimanere aggiornati significa anche conoscere cosa si trama alle nostre spalle, confidando nella nostra buona fede e, soprattutto, nel fatto che non sempre siamo aggiornati. Giustamente del resto.

Certo è un impegno essere aggiornati. Le notizie sono tante e ci arrivano da tutte le parti. 
Ma cercare di fare una cernita tra di esse e capire quale siano quelle che più possono interessarci è di fondamentale importanza. 
A volte basta scorrere i titoli di un quotidiano, essere attenti alle notizie che vengono strillate e comunque ragionare sempre con la nostra testa per setacciare il vero dal falso, il buono dal non buono.
Capitano così sotto gli occhi le notizie relative alla rete. Noi riteniamo che controllare cosa accade relativamente alla rete, soprattutto in ambito legislativo, sia di importanza basilare. 
Da ciò può risultare la nostra libertà futura. 
Forse non diamo abbastanza peso a questo fatto. 
Forse pensiamo che avere Internet sia scontato e che nessuno ce lo toglierà mai. 
Ma invece stanno facendo di tutto per limitarlo e, con esso, la nostra libertà. Internet minaccia molte cose, perfino il mercato finanziario che finora ci ha letteralmente divorati. Il fatto che attraverso Internet si riescano a scoprire tutti i giochini perpetrati a nostro danno fa paura e in qualche modo si cerca di porre rimedio.

E' di stamattina la notizia apparsa su Il Fatto Quotidiano, a firma di Fulvio Sarzana, che ci racconta l'ennesimo sopruso per bloccare i siti, ma non solo, soprattutto quelli di denuncia e di informazione. Si torna, infatti, ancora a colpire i browser cercando di identificarli come "sceriffi della rete"
Insomma, a qualcuno non piace cosa viene scritto e si rivolge alla Procura di turno per sequestrare (preventivamente si intende!)  il sito accusato e direttamente anche l'Internet Service Provider. E il giudice acconsente. 
Tanto che, secondo alcune stime, finora sono stati più di 5.500 i siti sequestrati in Italia a scopo preventivo e a vario titolo. 
E non è difficile credere che la lista sia destinata ad allungarsi.

A noi sembra onestamente un fatto scandaloso e drammaticamente pericoloso. 
Perdonate il pessimismo ma a noi viene davvero da pensare che sia ancora molto radicata la cultura del profitto personale e che quindi Internet e la rete vengano visti e percepiti come un ostacolo al "normale" andamento. 
Perciò si cerca di oscurare lo strumento grazie al quale molti hanno potuto parlare, farsi sentire, denunciare al mondo prima che ai tribunali le ingiustizie e i soprusi. 
Grazie al quale la storia del mondo sta prendendo un'altra strada, forse migliore.

Continuate a seguire questo blog e visitate il nostro catalogo di ebook sul nostro sito www.officineditoriali.com.

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

giovedì 17 gennaio 2013

Diritti d'autore anche per le foto su Twitter?

Non si sa, ma c'è una diatriba in corso della quale si sta occupando un giudice di New York e possiamo stare certi che, in qualsiasi senso si pronuncerà il giudice, le sue parole costituiranno un precedente.

Il fotografo Daniel Morel si è visto pubblicare, a fini commerciali, alcune sue foto riguardanti il terremoto del 2010 ad Haiti dal Washington Post che, a sua volta, le aveva avute dall'agenzia fotografica Getty Images, alla quale è abbonato, che a sua volta ancora le aveva avute da AFP (Agence France Press).

Dunque la AFP sostiene che, essendo state postate su un social network, le foto potevano essere pubblicate da chiunque senza violare il diritto d'autore.
Il giudice sostiene che le foto potevano essere ritwittate ma non pubblicate, utilizzandole addirittura a fini commerciali.

Secondo la logica e il buon senso, noi ci schieriamo con il fotografo e con il giudice. 
Sembra piuttosto giusto che postare proprie foto su Twitter o su altri social network è una nostra personale decisione ed, essendo noi, il nostro account, raggiungibili solo da  una cerchia, seppur numerosa, di persone fra conoscenti ed amici, è chiaro che se pubblichiamo qualcosa questo rimane in un ambito delineato. 
Il fatto che lo pubblichi il Washington Post e/o un'agenzia di stampa internazionale o che appaia sul catalogo di una agenzia fotografica piuttosto famosa, lo sottopone di fatto ad una esposizione mediatica globale e fuori controllo. Certamente anche per aspetti positivi (la notorietà del fotografo, per esempio) ma pensiamo che forse chiedere un'autorizzazione poteva essere la cosa più giusta oltre che educata.
Attendiamo la sentenza anche se la data di inizio del processo non è ancora stata stabilita.

Prima o poi finiremo anche a parlare di contenuti sui social network? Che so? Un titolo, una frase, una massima? Se parliamo di Facebook, magari di un piccolo racconto di qualche riga? Potrebbe essere. 

Certo che anche in questo ambito, ci sarebbero diverse situazioni da definire e, soprattutto, ci sarebbero le sfaccettature di ogni situazione da individuare. 
Non è cosa semplice, ci rendiamo conto, ma sono cose che vanno affrontate a meno di attendere  nuovi casi che sicuramente si proporranno e creare così dei precedenti che andranno a fare scuola e legislatura. 
Internazionale, a questo punto, perché non sarà una legislatura circoscritta ai soli ambiti nazionali. Le parole volano con Internet e non è detto che ciò che si dice in Italia non venga ripetuto pari pari altrove, ben più lontano.

Continuate a seguirci su questo blog e valutate il nostro catalogo sul nostro sito www.officineditoriali.com.

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

lunedì 14 gennaio 2013

Biblioteche digitali. La prima in autunno.

Sarà in Texas, a San Antonio, e si chiamerà Bibliotech. Sarà la prima biblioteca dove non esisteranno libri di carta ma solo ereader
I lettori potranno prendere in prestito gli ereader e avranno due settimane di tempo per restituirlo. 
In due settimane gli ereader si scaricheranno e non potranno più essere usati, spiega Nelson Wolff, la persona dietro a questo progetto.
Del resto anche l'AIE (Associazione Italiana Editori) conferma sia i numeri che le tendenze nel settore del digitale. 

Continua a crescere il mercato americano dove il 19% della popolazione maggiore di 18 anni legge su ereader e un ulteriore 19% utilizza il tablet. Cresce anche la percentuale di coloro che leggono libri digitali, il 21%, e di coloro che lo fanno non solo tramite un Kindle (il 41%) ma anche su apparecchiature non specificatamente dedicate (il 29%). 
E, seppur più lentamente rispetto al mercato americano di certo più maturo, crescono i vari mercati all'interno dell'Europa con la Spagna al 7% (coloro che dichiarano di leggere ebook e che hanno più di 14 anni) e l'Italia al 3% (cifra quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente).
Dunque non possiamo che confermare questa tendenza del mercato digitale che negli ultimi anni si è andata sempre più delineando.

Noi ne parliamo da un pò e speriamo solo che i mostri sacri della filiera editoriale capiscano il prima possibile quanto sia necessario sbloccare questo mercato anche da parte loro e perché soprattutto l'Italia si allinei finalmente agli altri paesi europei.

Non diciamo nulla di nuovo, per la verità. 
Gli addetti al settore sanno e prevedono da molto più tempo di noi. 
Del resto, se consideriamo che fin dal 1971 si parla di ebook, capiamo anche quanto il mercato sia veramente maturo. 
Sono quaranta anni di preparazione e di incubazione per questa rivoluzione delle nostre abitudini ma, forse, la stampa ha impiegato lo stesso tempo se non di più per affermarsi rispetto agli amanuensi e per far sì che la cultura divenisse meno elitaria e meno discriminatoria. 
La stessa cosa che succederà con il mercato digitale e che noi ci auguriamo fortemente. 
Potrebbe essere un buon viatico per avvicinare molta più gente alla lettura sempre che non se ne riesca a fare anche qui uno strumento di isolamento.

Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e valutate il nostro catalogo sul sito www.officineditoriali.com e su tutte le librerie on line.

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

venerdì 11 gennaio 2013

Cedono i dinosauri dell'editoria?

Non in Italia e non al momento. E noi non pensiamo nemmeno nell'immediato futuro. E' vero che parlare di futuro in un settore strettamente legato alla tecnologia, come è attualmente il mercato del libro digitale, ci porta inevitabilmente a ripensare perfino il concetto di tempo vista la velocità con cui si viaggia.
Ma i nostri tre/quattro (tanti sono) decision maker dell'editoria, inclusa quindi anche quella digitale, guarderanno bene cosa fare e se non avranno le spalle più che coperte e un più che ampio, ampissimo margine di sicurezza, non si muoveranno più di tanto. Questo è un dato di fatto. 

Ciò che continuerà a trainare sarà il mercato estero, e più esattamente quello americano al quale faranno seguito tutti gli altri, Europa e quindi Italia comprese. 
Per capire infatti come "tira" il mercato statunitense, basta andarsi a guardare il rapporto Aptara per l'anno 2012
E' assolutamente impressionante. 
Parliamo di un 72% del mercato globale per sprofondare poi  all'8% dell'Europa tutta insieme, al 7% del Regno Unito, al 4% del Canada mentre il resto del mondo si attesta sul 9%.

Ma saranno più avanti questi americani rispetto a noi? Avranno la lampadina che gli si accende prima? 
O avranno il dono dell'intuizione e della lungimiranza? 
Tutte queste cose e soprattutto l'ultima.

Fatto sta che gli editori italiani, almeno i pochi che dovrebbero essere pionieristici e fare da apripista, hanno appena capito che bisogna adeguarsi tanto che l'80% di essi pubblica finalmente ebook.
Alcuni di loro utilizzano le librerie on line come mercato preferito per la diffusione dei loro contenuti. 
Altri utilizzano anche una loro libreria per aumentare i vantaggi e contenere i costi.

Mentre, dal lato lettore,  il dispositivo preferito su cui leggere ebook rimane l'iPad, seguito da Kindle e PC.
E' curioso anche notare che il 6% degli editori non legge ebook (SIC!).

Continuate a seguirci su questo blog e valutate il nostro catalogo sul sito www.officineditoriali.com.

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

lunedì 31 dicembre 2012

Ebook. Bilancio 2012-Previsioni 2013.

Lo so! Molti di voi ne saranno già informati ma è l'ultimo dell'anno e vale la pena anche per noi fare un bilancio sebbene ci siamo affacciati sul mercato del digitale da molto poco tempo.
Ma in questo poco tempo abbiamo avuto modo di parlare dell'andamento del mercato digitale in Italia e nel resto del mondo.
Abbiamo detto più volte che in America la storia è completamente diversa e che per avere gli stessi numeri in Italia dovremo aspettare ancora un pò, forse parliamo di uno/due anni. E diciamo che siamo ottimisti.

Ma come era previsto fin da qualche anno prima e sempre facendo riferimento ai nostri piccoli numeri, il 2012 è stato l'anno di conferma dell'ebook anche in Italia. Ce l'aspettavamo tutti e lo conferma Marco Polillo, Presidente AIE (Associazione Italiana Editori) che parla di una produzione italiana ormai attestatasi sui circa 38.000 titoli  nel digitale.

Quest'anno si è parlato molto anche dei librai, delle biblioteche e, secondo noi, molto se ne parlerà nel prossimo anno visto che sono settori strettamente legati all'editoria e non solo a quella tradizionale. 
A questi settori viene chiesto di adeguarsi alle nuove tecnologie che era immaginabile avrebbero invaso un pò tutti gli aspetti della nostra vita, inclusa la lettura, la scrittura, la cultura in generale e particolarmente. Naturalmente nessuno pensa scientemente di poter fare a meno di supporti quali librerie e biblioteche. Noi in particolare pensiamo che se le librerie e le biblioteche si digitalizzassero di più, potremmo  tutti prenderne enormemente vantaggio. 

Per le previsioni 2013, la tendenza è la stessa. Una tendenza di crescita che secondo molti, e anche secondo noi, non si assesterà fino al 2015. La crescita sarà costante ed è destinata a condizionare positivamente certe nostre abitudini e il nostro modo di leggere e di "usare" il libro senza, per questo, scalzare dal suo trono il libro stampato in formato cartaceo.
Naturalmente, per le previsioni del 2013, non sono mancate le provocazioni, come quella della Baddeley (giornalista della testata inglese The Guardian) che prevede l'organizzazione in cooperative degli autori indipendenti o come quella della Digital Book World che ipotizza perfino che i vari ereader verranno regalati con l'acquisto degli ebook (per incrementare le vendite degli ebook, appunto). 
Insomma, le previsioni sono diverse e, a volte, la fantasia non manca. 
Noi crediamo, anzi ne siamo certi, che il mercato digitale non possa più essere negato. Dopo tutto è fin dal 1971 che se ne parla e ci si lavora, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto.
Cercheremo di tenervi informati sui vari sviluppi anche nel 2013.
Voi continuate a seguire questo blog e il nostro sito www.officineditoriali.com e valutate pure il nostro catalogo.

Vi auguriamo un magnifico 2013 e, come sempre, vi lasciamo con il nostro motto
RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!!!!


mercoledì 26 dicembre 2012

Diritto d'autore liberalizzato

E finalmente!
Lo attendevamo da un pezzo e a dire il vero avevamo pensato un pò come per tutte le altre liberalizzazioni. Chissà se ci sarà e chissà COME sarà. Perché, essendo in Italia, il rischio serio era quello di assistere all'ennesima liberalizzazione casereccia, dove in teoria si dice liberalizzazione e in pratica si legge tutto come prima e chissenefrega.

Allora vi e ci chiederete perché ne parliamo in modo diverso e comunque "speranzoso". 
Diciamo subito che diverse entità del settore aspettavano con ansia e da molto tempo una innovazione simile e dunque erano preparati ad accoglierla seriamente e non così, tanto per fare un pò di (forse parecchi) soldi in più. 
Poi parliamo di artisti che nel tempo si sono informati adeguatamente e che sulla loro pelle hanno sperimentato le ingiustizie, i soprusi, le iniquità, i raggiri e i tentativi di aggiustarsi tutto tra pochi. 
Non che gli artisti siano tutti degli stinchi di santo ma si presume, almeno noi lo presumiamo, che abbiano una certa sensibilità e attenzione alla crescita della cultura in generale e ognuno in particolare per il suo settore.
C'erano anche state delle lettere aperte a varie istituzioni proprio da parte degli artisti per sensibilizzare le autorità affinché si mettesse fine al monopolio che per tanti anni ha caratterizzato proprio la cultura.

Dunque dal 21 dicembre 2012, per la gestione dei diritti d'autore, gli artisti sono liberi di farsi rappresentare dalla società che sceglieranno a questo scopo. 
Che sia stata questa la fine del mondo tanto paventata e, forse erroneamente, attribuita al calendario dei Maya?

Certo è una piccola rivoluzione che ci lascia ben sperare per la realizzazione di quella rivoluzione più diffusa che palesemente (e nemmeno tanto) cova sotto le ceneri  di decenni di vere angherie perpetrate ai danni dei singoli e dei fiduciosi senza che si potesse mettere mano collettivamente a cambiamenti pure auspicati da una sempre maggiore rappresentanza della società civile.

Per le informazioni tecniche e i dettagli di questo argomento, noi di Officine Editoriali vi rimandiamo al blog di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano che, come sempre, ne parla con dovizia di particolari da esperto qual'è.

Come al solito, vi invitiamo a seguire questo blog e ad affacciarvi sul sito www.officineditoriali.com per consultare il nostro catalogo. 
Cogliamo l'occasione per annunciarvi che è stato pubblicato il quinto ebook "Le faremo sapere...Quindici anni di provini in giro per l'Italia" di Francesco Gabbrielli. Un ebook interessante e a tratti esilarante se non fosse che anche gli attori o aspiranti tali, patiscono come e forse più degli altri per trovare un lavoro e perseguire il sogno della loro vita.
Lo trovate al momento su tutte le librerie on line. Presto sarà presente anche sul sito www.officineditoriali.com.

Per chiudere, il solito invito a RIMANERE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!!!!!

mercoledì 5 dicembre 2012

La libertà su Internet e il processo alle intenzioni

Questo è il trend. Cercare di fermare la rete con le giustificazioni più aleatorie e che più si prestano alle interpretazioni personali. Sulle quali, del resto, si basa tutta la legislazione italiana. Sempre, secondo me, in virtù di quella cultura, anzi non-cultura, tutta italiana che è quella di non prendersi mai responsabilità. Cosa che riesce molto bene se si lascia alla libera interpretazione qualsiasi tipo di decisione, personale o, ancor più, collettiva.

Così succede che leggiamo il blog di Guido Scorza di oggi su Il Fatto Quotidiano che ci informa dell'ordine della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania  che ha imposto a tutti i provider italiani di impedire ai loro utenti di collegarsi ai siti torrentreactor.net e torrents.net perché concorrono al reato di diffusione pubblica abusiva di film, musica, libri e quant'altro protetti da diritto d'autore.

Naturalmente per gli approfondimenti vi lascio al blog di Guido Scorza come sempre puntualissimo e molto più informato di me. 
Qui voglio solo ribadire ancora una volta che siamo in Italia, dove si cercano di attuare leggi contro la libertà mascherate da leggi per la protezione dei più deboli, dove si cerca di emulare gli Stati Uniti, primo solo per ciò che ci fa comodo, secondo senza averne le tradizioni e la cultura di equità e giustizia e democrazia e anche meritocrazia che li contraddistingue.

Non si può sempre intervenire a valle lasciando a monte ciò che è stato e non si può sempre intervenire senza prevederne le conseguenze. 
La leggerezza con cui spesso si affrontano certi problemi o, meglio, certe argomentazioni in Italia, soprattutto riguardanti le nuove tecnologie e tutto ciò che queste implicano nella vita personale e collettiva del popolo, è a dir poco sorprendente. 
Sembra che molti di coloro che legiferano o che sono a questo preposti, non siano proprio quelli che in prima persona utilizzano strumenti all'avanguardia a loro disposizione. E pensare che siamo nel 2012, nel terzo millennio.
Oltretutto parliamo di argomenti che toccano invece situazioni che dovrebbero essere ben governate e anche con una certa dose di intelligenza e buon senso.

Noi di Officine Editoriali siamo molto attenti a questi temi, soprattutto in un periodo così delicato per la vita del nostro Paese e per il mondo intero.

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi.
Continuate a seguire questo blog e valutate le nostre opere letterarie sul sito www.officineditoriali.com.

lunedì 3 dicembre 2012

Il mercato digitale cresce lentamente.

Mi sono sempre chiesta come mai certe cose in Italia impiegano così tanto tempo ad affermarsi nonostante il trend internazionale e anche europeo.
Da editore digitale sono entrata in un settore specifico e, lo stesso, mi sono chiesta come mai negli Stati Uniti il mercato del digitale ha raggiunto per vendite il mercato dei libri stampati e in Italia siamo allo 0,1%, ben oltre al di sotto anche degli altri mercati europei.
Ho pensato che ci fossero dei problemi oggettivi, che le difficoltà di crescita del mercato dipendessero dai costi elevati o da congiunture strane. 
E' vero, in Italia non potresti nemmeno perseguire i tuoi sogni tanti sono i costi fiscali, di apertura e di mantenimento di una qualsiasi attività. Basti pensare che su un ebook l'IVA è del 21% contro il 4% dei libri stampati, naturalmente a parità di contenuti. Voglio dire, quello che leggo su un libro di carta lo leggo sullo stesso libro in formato digitale. 
Ma cerchiamo di capire se a queste difficoltà se ne aggiungono altre non dipendenti necessariamente dal sistema in cui viviamo che pure pesa.

Poi, sempre da editore ho cominciato a capire e ad avere successivamente conferma che i grandi nomi dell'editoria non mollano niente prima di aver capito cosa succederà veramente per non perdere nemmeno un euro di profitto e non rischiare nulla di nulla. 
Questo succede anche con la pubblicazione di un singolo libro ormai. Se non si ha la certezza che quel libro si vende e anche bene, non si pubblica nemmeno.

Ora, da fruitore, da lettore, da cliente che acquista un ebook (che dovrebbe essere una operazione quanto mai semplice visto che parliamo di trasferimento di dati), mi scontro ancora spesso e volentieri primo con i prezzi ben più elevati rispetto agli altri mercati e poi con difficoltà dovute anche alle protezioni o pseudo tali che si pretende di apporre a questi ebook presi dal terrore che qualcuno possa usurparli. 
Tanto che il download di un ebook spesso diventa difficoltoso e una semplice operazione si può trasformare in uno stress, soprattutto se capisci il giochetto.

Così capita che acquisti un ebook e invece del formato ePub questo ti arrivi un formato xml che non apri né sul computer utilizzando il software Adobe Digital Edition e nemmeno lo puoi caricare sul tuo ereader perché non lo riconosce. 
Allora scrivi a chi te lo ha venduto e che è uno dei maggiori distributori (raggruppa le più grandi case editrici) e chiedi "Ma mi sono sbagliata io ad acquistare o voi a spedire il file? Scusate, potete spiegarmi cosa è successo?"
Ma la risposta tarda ad arrivare o non arriva addirittura. Hai perso la cifra che costava l'ebook ma non è tanto questo. E' che in un mondo che finora ha visto emergere a torto una serie infinita di furbetti, io mi sento un pò stanca e non tollero praticamente più nulla e vorrei andare fino in fondo. Rimane il fatto invece che sei impotente e una sorta di darwinismo sociale si manifesta anche in queste piccole cose e sempre ad opera del più forte sul più debole.

Io sono sicura che il mercato crescerà quando lo lasceremo libero e abbasseremo i prezzi non più dominati dalla paura di non guadagnare abbastanza (troppo direi io).
Purtroppo tutti, lettori, scrittori e piccoli editori, siamo costretti a seguire la via che ci viene tracciata da questi energumeni. E' difficile anche lavorare e vivere fuori dal coro. Sei risucchiato in un vortice nel quale rischi di non capire più nulla.

Io spero di rimanere sempre lucida e di fare in modo che Officine Editoriali resti integra seppur all'interno di un mercato attendista per il momento, anche se noi abbiamo ben capito come dovrebbero andare le cose.

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi.
Continuate a seguire questo blog e il nostro sito www.officineditoriali.com

martedì 27 novembre 2012

La SIAE dei ricchi.

Il 9 Novembre 2012 è stato approvato il nuovo Statuto della SIAE. 
Dopo un anno di commissariamento per risanare le finanze della Società Italiana Autori ed Editori, finalmente si è proceduto all'espletamento di ciò che ormai era diventata una prassi burocratica.
Purtroppo, e comprensibilmente, il nuovo Statuto non è stato accolto favorevolmente tra tutti gli associati benché, a tutti gli effetti, riconosca a quelli che più contano un privilegio a dir poco scandaloso.
Secondo la regola 1 euro 1 voto, si capisce bene come potrebbe andare a finire. Le sorti di tutti praticamente nelle mani di pochissimi. 
Come del resto accade nel nostro Paese ma anche nel mondo. 
In questo la SIAE sembra davvero rispecchiare l'andamento dell'umanità.
Prova ad andare contro la sigla CREA-Unione Opere dell'Ingegno della quale fanno parte tra gli altri Vasco Rossi, i Pooh, Franco Battiato, Zucchero.

Duole ancora una volta notare che probabilmente gli Organi Sociali della SIAE saranno composti da un manipolo di case discografiche e da alcuni Editori Nazionali, tutti facenti capo all'industria dell'audio, se così possiamo dire. 
Come se questi signori rappresentassero l'intero mondo culturale. E dove sarebbero gli altri?

Naturalmente non ci stancheremo mai di dire che siamo pur sempre in Italia dove le cose accadono ma accadono con immenso ritardo e anche con notevoli danni conseguenti proprio a questo.
Ci piace però anche notare che le cose vanno cambiando. Se ci soffermiamo un attimo, non possiamo non ammettere che c'è necessità di cambiamento perché le cose così non funzionano e se anche ci lamentiamo per la nostra condizione quando vediamo che altri Paesi recepiscono meglio e con più celerità, ci consoliamo poi pensando che l'Italia dovrà adeguarsi. Non solo siamo in Europa ma siamo nel mondo. La globalizzazione ha portato smarrimento e ha rimescolato davvero tutto ma alla fine sarà un bene a livello personale e per tutti noi.
Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi.
Continuate a seguire questo blog e il sito www.officineditoriali.com
Visitate il nostro catalogo e valutate le nostre opere.

giovedì 22 novembre 2012

E la liberalizzazione del diritto d'autore?

Se ne è parlato. Diversi mesi fa. 
Poi l'Unione Europea ha invitato gli Stati membri a liberalizzare il mercato per creare altri soggetti smettendo di continuare ad incentivare il monopolio del settore. 
Poi sono state fatte le nomine per le agenzie di garanzia (telecomunicazione e dati personali) e, con tante critiche, sono stati pure nominati i garanti. 
Poi si è abbozzato qualcosa in Parlamento. Si è suggerito qualcosa.... 
Stiamo parlando di quanto accade in Italia, naturalmente, e dei tempi che occorrono per l'espletamento delle funzioni legislative e non solo. Dunque ora c'è un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrebbe regolare il mercato dei diritti d'autore e dei diritti ad essi connessi in termini di libera concorrenza. 
Peccato solo che, come ci spiega bene Guido Scorza nel sul  blog su Il Fatto Quotidiano, di concorrenza non se ne vede parecchia dato che continua ad essere privilegiato il vecchio monopolio con le richieste di garanzia e quant'altro ai nuovi soggetti del mercato.
Noi siamo sempre dello stesso parere sulle liberalizzazioni. Non pensiamo che l'Italia sia un Paese maturo per affrontare le liberalizzazioni né, tantomeno, metterle in atto in una maniera propedeutica alla loro felice riuscita.
Noi pensiamo anzi che in Italia quel poco che è stato "liberalizzato" (all'italiana, naturalmente) debba essere rinazionalizzato, reso di nuovo pubblico perché gli utenti ne possano trarre beneficio. 
L'unico settore che sembra essere stato ben liberalizzato è quello della telefonia e infatti ce ne possiamo rendere conto. Proviamo invece a riflettere sulle bollette relative all'energia elettrica, soprattutto sulle cifre che contengono.

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi!
Continuate a seguire Officine Editoriali. Visionate i video e visitate la pagina del catalogo.

domenica 12 agosto 2012

Se anche Google si arrende...

Allora siamo veramente in una situazione rischiosa e pericolosa, molto pericolosa.
La notizia è apparsa oggi e fa temere un futuro oscuro. Google si è arresa alle pressioni dell'industria culturale e dell'intrattenimento e dal prossimo lunedì penalizzerà chi violerà il copyright attraverso un nuovo algoritmo di indicizzazione relativo "...alle richieste  di rimozione che riceviamo per ogni sito. Quelli che verranno colpiti dal maggior numero di richieste appariranno più in basso nei risultati delle ricerche." 
Lo ha comunicato questa notte Amit Shangal, ingegnere che cura la ricerca Google e con il ruolo più alto. 

Shangal afferma anche che "...da quando abbiamo riattivato la rimozione di contenuti per questioni di copyright le richieste sono aumentate a dismisura. Solo negli ultimi 30 giorni ne abbiamo ricevute 4,3 milioni. Ora useremo questi dati per penalizzare i siti che hanno violato il  copyright."

Non so esattamente da dove cominciare per commentare  ma forse vale la pena ricordare prima di tutto che solo qualche mese fa Google si era mobilitata  insieme ad altre  migliaia di utenti della rete contro il SOPA (Stop Online Piracy Act) e il PIPA (Protect Ip), due proposte simili che erano circolate (e di cui abbiamo dato notizia anche su questo blog) come proposte di legge, ufficialmente contro la pirateria. Di fatto per tenere sotto controllo la rete. 
Le proposte sono partite dagli States e poi, si sa, sarebbe bastato pochissimo che giungessero anche in Europa e nel resto del mondo con notevoli, drammatiche conseguenze.

Detto ciò, e riferendomi all'ultima frase di Shangal, duole notare certe parole come "penalizzare", "violare", "copyright"
Dunque penalizzare...è la parola che più della altre arriva come uno schiaffo.
Tanto più se pensiamo che molte volte parliamo di concetti e di questioni che spesso sconfinano nella interpretazione più selvaggia. 

Ma aggiungerei anche che, nonostante in Europa si pensi (o almeno in Italia si pensa eccome) che i termini "diritto d'autore" e "copyright" stiano grosso modo a significare la stessa cosa, non va dimenticato che copyright letteralmente significa "diritto di copia" e che forse in America intendono proprio questo. 
Ora proviamo ad immaginare la confusione che potrebbe invece nascere al di qua dell'oceano (ripeto, almeno in Italia, dove l'interpretazione viene usata selvaggiamente per applicare la legge) se la cosa andasse drammaticamente avanti e ci fosse una qualche legge a vietare...non si saprebbe cosa (le richieste di controllo e divieto  potrebbero essere ascritte alle esigenze e necessità del personaggio del momento o semplicemente ai suoi capricci, Perché no?).  Non oso immaginare i soprusi e le limitazioni reali al diritto di espressione che ne conseguirebbero. 

Ma l'arcano si può facilmente svelare visto che da qualche tempo Google vende anche video e musica sul suo Play Store e quindi, per ragioni puramente commerciali e seguendo la più bieca logica del profitto personale, strizza l'occhiolino alle industrie di entertainment, alle etichette discografiche e alle case di produzione cinematografica mettendosi letteralmente carponi e assecondando il magnate di turno.

Meraviglioso! Non ce lo saremmo aspettato. 
Ma perché poi? Certo che era prevedibile. Solo che speravamo che non succedesse. Ora staremo a vedere. Peccato che questi magnati, così lungimiranti nel prevedere e costruire il loro successo, non lo siano altrettanto nel prevedere la loro distruzione. 
E quella accade sempre in minor tempo.

Officine Editoriali vi terrà informati su queste vicende che ci riguardano tutti molto da vicino.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

mercoledì 8 agosto 2012

Banda larga e fibra ottica. A quando in Italia?

Sì perché al momento solo il 10% del nostro territorio è servito e coperto dalla banda larga e dalla fibra ottica. Praticamente in Italia non esiste copertura. Non solo. 
Pare siano ancora pochissimi, meno della metà, i fruitori di Internet e coloro che sono in possesso di un computer. Numeri da far piangere. Ma del resto, se non esiste una cultura in proposito che venga incentivata e incoraggiata dalle istituzioni non è che si possono fare miracoli o che questi ci piovano dal cielo.

In più, in Italia la situazione "digitale", chiamiamola così, risulta essere una infrastruttura alla stregua della TAV. 
Solo che la TAV la si  tenta di fare a tutti i costi nonostante le dimostrazioni di inutilità e dannosità dell'opera. 
Il digitale invece rimane a una lettera morta benché sembra che valga addirittura 3 punti percentuali di PIL
Per non parlare dei risparmi e dei posti di lavoro mancati. Insomma, una panoramica devastante ma dovremmo esserci quasi abituati. 

Il fatto è che chi ha a cuore questo Paese non si abituerà mai all'idea che versi in uno stato di abbandono tale come quello attuale e che anzi questo stato di abbandono si acuisca sempre di più.
E questa potrebbe essere l'ennesima occasione persa da parte dell'Italia. Rischiamo davvero di rimanere indietro, troppo indietro. 
I fatti mi dicono che la nostra classe dirigente non ha la benché minima percezione della misura e dell'impatto che un adeguamento della banda larga può significare per il nostro Paese
Non comprende che siamo di fronte a una nuova alfabetizzazione e che dovremmo rimettere in campo una figura come il maestro Manzi, Alberto Manzi, che dagli schermi televisivi ha insegnato agli italiani a leggere e scrivere negli anni del dopoguerra. 
Non sarebbe male una idea del genere ma invece la presunzione fa continuare a pensare e a dire che siamo all'avanguardia su tutto salvo rendersi conto, in genere quasi sempre troppo tardi, che dobbiamo correre a i ripari. 
Siamo "analfabeti digitali" e rischiamo di rimanere indietro, troppo indietro rispetto agli altri Paesi, soprattutto quelli Europei
Lasciamo perdere il resto del mondo, dove per esempio in Perù esiste una copertura totale del territorio, altrimenti davvero cadiamo in depressione.

Officine Editoriali continuerà ad informarvi sui passi che farà l'Italia verso la digitalizzazione del territorio.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

martedì 7 agosto 2012

Vince l'ebook anche nel Regno Unito

A distanza di poco più di un anno dall'annuncio di Amazon sulle vendite digitali maggiori di quelle cartacee negli Stati Uniti, arriva lo stesso annuncio, sempre da parte della compagnia di Jeff Bezos relativo stavolta al mercato digitale del Regno Unito
Dove su ogni 100 copie di libri cartacei venduti, corrispondono 114 copie di ebook. Non male.
Se facciamo due conti, o se facciamo attenzione a ciò che dicono gli "esperti", quelli che seguono questo mercato da tanto tempo, dai suoi albori, tempo tre anni e anche in Italia le vendite degli ebook supereranno quelle dei libri di carta.

Noi non abbiamo dubbi in proposito anche se ci sembrano un tantino azzardati i tre anni...nel senso che ci sembrano pochi, per la verità. 
E' vero, e questo nemmeno lo mettiamo minimamente in dubbio, che il mercato del digitale  registra ormai da qualche anno una crescita esponenziale ma è anche vero che siamo in Italia. Un mercato che cresce lentamente. In questo caso nemmeno per colpa sua ma di chi lo monitora e lo manipola anche.

Cresce dunque il mercato degli ebook ma cresce anche, come afferma Jorrit Van der Meulen, vicepresidente di Kindle Europa, il mercato del libro cartaceo.
E questo, naturalmente, non può che farci piacere. Perché vorrebbe dire che l'editoria cresce. Notizia in controtendenza con quanto si legge in questi giorni sulle case editrici in difficoltà.

Va da sé che qui parliamo dei numeri di Amazon e, onestamente, non so se Amazon faccia testo relativamente al mercato globale o se invece non faccia tendenza e piuttosto indirizzi il mercato.

Potete approfondire l'argomento a questo link ma di fatto rimangono i numeri a testimoniare un mercato nuovo e ancora misterioso per tanti versi.

Officine Editoriali vi segnalerà sempre temi del genere e vi terrà informati.
Continuate a seguire Officine Editoriali e rimanete aggiornati.

martedì 31 luglio 2012

Riparliamo di Sfinz

Soprattutto per approfondire ma anche per correggere alcune cose dette precedentemente e non proprio vere.
Nel post in cui parlavamo di Sfinz avevamo detto che veniva dall'America...Niente di più sbagliato. 
Maurizio ci ha tenuto a scriverci e a specificare che non potrebbero essere più italiani. 
Un gruppo di ragazzi di Roma più o meno legati alle nuove tecnologie e con tanta voglia di fare e di aiutare. 
E siccome già questo ci sembra meraviglioso e meritevole, siamo veramente lieti di scrivere ancora di loro. 
A questo punto soprattutto vi invitiamo a visitare il loro sito www.sfinz.com.

Ciò che cercano di fare Maurizio & Co è semplicemente rendere la vita un pò più facile visto che di questi tempi diventa sempre più difficoltosa. 
Si pongono e si propongono praticamente come dei facilitatori
Ora questa, come tante altre, è una di quelle parole che di fatto non dicono niente. Ma in questo caso ci sentiamo di affermare che forse invece questa parola ha trovato una sua collocazione. 
Il loro sito non è un portale di lavoro per chi lo offre e per chi lo cerca. Sarebbe sbagliato e riduttivo pensarla in questo modo. 
Sul loro sito è possibile proporsi per quello che si è e soprattutto per ciò che si vuole fare, senza scendere a compromessi. E si trovano consigli e regole da seguire per non cadere in trappole fin troppo facili da mettere in atto. 
E' difficile nel contesto sociale attuale  cercare di conciliare il lavoro con la soddisfazione, la gratificazione, la realizzazione personale. Ma è nostro dovere provarci. Ecco perché il sito di Sfinz è diverso e vale la pena postarvi le proprie capacità e le proprie esperienze se vogliamo coniugare, anche in momenti di difficoltà, i bisogni con il piacere.

Officine Editoriali accoglie volentieri queste nuove idee e le sponsorizza il più possibile. Noi sosteniamo chi cerca di reagire e chi mette in pratica idee nuove e nuovi progetti.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

sabato 28 luglio 2012

Perché in Italia non è possibile liberalizzare

E tanto meno privatizzare. Se ci addentriamo poco poco nel tema dei diritti d'autore e osserviamo cosa sta facendo la SIAE e come si muove il nostro Governo, comprendiamo un pochino meglio.
Ma è irrimediabilmente lo stesso in qualsiasi altro settore della nostra vita sociale.

Per ciò che riguarda la SIAE vi rimando al blog di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano che, ovviamente, lo spiega molto bene e segue le vicende dei diritti d'autore da molto più tempo e sicuramente meglio di noi.

Per tutto il resto vogliamo qui ribadire, anche prendendo ad esempio ciò che succede per i diritti di autore, che finché il profitto personale avrà il sopravvento e guiderà ogni azione di chi dovrebbe tutelarci, incluso il Governo, le cose non potranno cambiare per ovvie ragioni.
E poiché ciò che governa l'Italia, più di ogni altro paese, almeno in Europa, è la logica del profitto personale, del proprio tornaconto, dell' "hanno rubato tutti ora tocca a me", le cose qui sembrano davvero lontane, lontanissime da venire.

Noi continuiamo a non disperare, naturalmente, ma quando sentiamo queste cose è un pò dura dare credito alle nostre più rosee speranze.
Privatizzare e liberalizzare in Italia significa mettere il mercato in mano ai privati, appunto, e i privati non sono maturi per perseguire "politiche" comunitarie, nel vero senso della parola. Se molti di questi privati non pagano le tasse, in Italia, come si può pretendere che lavorino per il bene, anzi per il benessere, del proprio Paese
Capite facilmente che non è possibile. 

Crediamo invece che la cosa migliore è mantenere le istituzioni, soprattutto le più nevralgiche per la nostra vita quotidiana, il più possibile a livello di gestione pubblica. 
E pensiamo anche che non sia vero che le cose in mano ai privati funzionino meglio perché investono di più. 
Anzi...se possibile è proprio il contrario...sempre per ciò che dicevamo del profitto personale ecc..

Officine Editoriali continuerà ad intervenire ancora e ancora su questi temi.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

martedì 24 luglio 2012

GIGS e SFINZ...da dove vengono?

Ma dall'America naturalmente. 
Ma non sono piccoli alieni atterrati in qualche villino alla periferia di qualche grande città.  
Udite udite...sono nomi per identificare un muovo modo di lavorare...il cosiddetto lavoro a tempo
Se sai fare bene una cosa...che so?...rispondere a domande su Roma, suggerire i posti più interessanti da visitare nei wekend, spedire cartoline da una città in particolare, realizzare loghi o frasi ad effetto.....puoi metterla in vendita ad un prezzo simbolico e fisso, esempio a 5 euro (dollari in America) e sempre a 5 euro e che non sia mai un prezzo diverso. 
Sembra poco ma sembra anche che qualcuno riesca a tirarci su un pò di soldi per vivere.

Esistono diversi siti dedicati: fiverr.com, gigbucks.com, sfinz.com.
Ora lascio a voi visitare i siti e giudicare.

Quello che voglio dire in questo ambito è che qui siamo in Italia
Primo, non è detto che tutto quelle che succede in America può essere clonato in Italia, anche se un buon 80% della produzione di qualsiasi cosa americana è tranquillamente riprodotta...vuoi solo perché arriva dall'America

Secondo...ve la immaginate una cosa del genere in Italia? Come scoprono poco poco che ti vendi a due soldi, te ne offrono ancora di meno, con l'intenzione di prenderti per la gola già che sei bisognoso. 
Già per trovare un lavoro, con tutte i requisiti a posto, con dei numeri di eccellenza all'attivo, è una impresa praticamente impossibile (anzi a volte siamo costretti a nascondere ciò che siamo in grado di fare perché altrimenti ci considerano cari, che costiamo troppo), figuriamoci mettere in vendita il nostro know how a prezzo ridotto...non so cosa potrebbe accadere. 
Ciononostante vale la pena provarci perché se siamo inflessibili e si riesce a non scostarsi dal prezzo che decidiamo...secondo me potremmo farcela.

Officine Editoriali si occupa anche di portarvi delle novità nell'ambito lavorativo.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

venerdì 20 luglio 2012

AGCOM...dopo le nomine vuoto di potere

Dopo le tanto discusse nomine all'Agcom, in realtà non esiste ancora un'Autorità che funzioni, nonostante le imposizioni dell'Unione Europea di averne una. 

Manca la firma del Presidente della Repubblica sul decreto di nomina e dunque, dallo scorso 14 luglio, essendo scaduta anche la proroga di sessanta giorni decretata dal Consiglio di Stato, non esiste di fatto nessuna attività riconducibile all'Autorità per le Comunicazioni anche perché qualsiasi atto sarebbe, allo stato attuale, illegittimo.

Nel frattempo si consumano decisioni a dir poco discutibili o, meglio, fin troppo prevedibili. 
Accade così che il Ministero dello Sviluppo Economico assegni le frequenze alle solite emittenti televisive per i prossimi venti anni, che si affrettino le discussioni sulle intercettazioni, che il Governo vari la nuova disciplina sull'editoria e che, purtroppo, restino impantanati i provvedimenti per l'Italia Digitale che già da ora, nasce in confusione di attribuzioni di ruoli e poteri.
Per i dettagli potete leggere qui.

La situazione è davvero grave ma, ancora una volta, si confida sull'incapacità o sull'impossibilità dei cittadini di comprendere tutto e nei particolari.

Ci stupiamo ancora però, e di questo ci perdonerete, che anche questo governo sul quale, diciamo la verità, riponevamo una certa dose di fiducia, attraverso il quale ci eravamo illusi di vedere una luce di trasparenza, efficienza, onestà soprattutto ci abbia disatteso per l'ennesima volta.

Dunque noi di Officine Editoriali torniamo a ripetere che ogni giorno viene attentata la nostra libertà e la democrazia perde un pezzo, salvo poi ritrovarlo completamente compromesso.

Officine Editoriali continuerà a tenervi informati su queste situazioni al confine tra legale e illegale.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati. E' fondamentale per la nostra libertà.

venerdì 13 luglio 2012

La bocciatura di ACTA.

Come mai ACTA è stata bocciata? 
Prendiamo spunto dal bell'articolo di Marco Schiaffino su Il Fatto Quotidiano del 10 luglio scorso che sottolinea come ACTA sia stata bocciata per la passione che tante persone e associazioni della società civile hanno messo in campo attraverso petizioni, manifestazioni di piazza, invio di email e telefonate negli uffici dei parlamentari. A quel punto i parlamentari si sono dovuti informare e hanno scoperto anche loro cosa fosse ACTA.

Sembra strano? Ma per niente, invece! Questo è ciò che accade. E francamente pensavo accadesse solo in Italia dove il Parlamento legifera (si fa per dire) a sua insaputa, senza sapere cosa legifera ma solo su indicazione di questo o di quello o di questo partito o di quell'altro o di questa lobby o di quell'altra o di questa multinazionale o di quell'altra che in cambio della libertà collettiva puntano a  profitti personali ottenendoli agevolmente.
Ahinoi! accade anche in Europa. E dunque, siamo alle solite. Per evitare leggi restrittive o per stimolarne altre utili, siamo costretti a ricorrere alle manifestazioni, ai numeri, alla cosiddetta "unione che fa la forza".

Comunque, come ci ricorda Schiaffino, tutte queste manifestazioni e proteste, ovviamente, non hanno avuto luogo in Italia ma in giro in Europa. In Italia sfido chiunque a immaginare quanti conoscono ACTA e quanti sanno cosa significhi veramente e cosa ha significato individualmente bocciarla. Naturalmente pochissimi saranno informati adeguatamente.

E' anche vero che essere informati nel nostro Paese è una fatica immensa. Non si sa da dove cominciare tante sono le cose che dovremmo sapere che tentano di farci digerire in maniere più o meno subdole e nascoste.
Lo scopriamo sempre dopo e sempre a nostro discapito.
Praticamente si stanno staccando dall'Italia le regioni del Nord e ancora non ce ne accorgiamo. Verificate pure!

Officine Editoriali è attenta anche ai temi politici che riguardano la vita di ognuno e di tutti.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.