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sabato 2 marzo 2013

Elezioni SIAE. Quante bugie!

Andiamo per ordine. Ieri si sono tenute le elezioni per il nuovo Consiglio di Sorveglianza della SIAE
Sarà composto da 34 membri e rimarrà in carica per quattro anni. Quattro lunghi anni verrebbe da dire, dati i risultati. Perché alla fine tutto continua come prima, alla faccia degli scandali dovuti alle votazioni, alla partecipazione degli iscritti ecc.
Intanto sembra che il Palazzo dei Congressi, dove si è tenuta la votazione, non fosse gremito come annunciato da un comunicato stampa della SIAE stessa. 
Sembra, invece, che i partecipanti fossero qualche centinaio a fronte di circa centomila iscritti, tutti con il diritto di votare. 
Mentre per tutte le votazioni precedenti si era permesso di votare in tutte le sedi SIAE, stavolta era permesso solo a Roma, dunque moltissimi non se la sono sentita di affrontare spese e viaggio. 
Certo si potevano delegare altri iscritti ma la firma per la delega andava autenticata presso l'ufficio comunale addetto, che faceva un sacco di storie, o presso un ufficio notarile con le spese conseguenti.

Perfino i nominati infine sono risultati prevedibili e, naturalmente, provenienti dai maggiori gruppi editoriali musicali e dalle fila dei grandi autori, vedi Gino Paoli.
La cronistoria super dettagliata della giornata e del meccanismo delle votazioni la possiamo leggere nell'articolo di Guido Scorza uscito oggi su Il Fatto Quotidiano.

Insomma...tanto rumore per nulla si potrebbe riflettere amaramente. Se non fosse che per un pò ci avevamo creduto che qualcosa potesse cambiare e invece dobbiamo ancora aspettare.
Anche perché si tratta solo di una questione di tempo. 
Giusto il tempo che si capisca che non è più possibile prevaricare i diritti di tutti gli altri a vantaggio di pochi, come noi di Officine Editoriali, andiamo predicando da diverso tempo.
Continuate a seguire questo blog e partecipate alle discussioni. Visitate il catalogo di Officine Editoriali e valutate le nostre pubblicazioni.
Come sempre:

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

martedì 8 gennaio 2013

Gli ultimi colpi di coda della SIAE

Ci siamo! Il nuovo statuto della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), del quale abbiamo avuto già modo di parlare in alcuni dei nostri post precedenti, è stato adottato dalla gestione commissariale ed il prossimo 1° Marzo ci saranno le elezioni del Consiglio di Sorveglianza.

Perché la SIAE, come ci racconta Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano di oggi, a cavallo tra il 2010 e il 2011 era stata commissariata e il Governo ne aveva azzerati gli organi e aveva nominato commissario straordinario Gian Luigi Rondi. Pochi ricchi editori decidevano per tutti.

Così, la facciamo breve, i pochi facoltosi, chiaramente in buona compagnia e confortati dai vertici, si sono dati un nuovo Statuto nel quale, essenzialmente, si decreta il nuovo governo della società composto da due Organi, il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio di Gestione
Fatto anomalo nella storia degli enti pubblici e sul quale era stata espressa qualche perplessità. Ma giusto qualcuna perché poi il Governo ha deciso di andare avanti e questo è il risultato. La SIAE in mano a pochi e per davvero. 

Come ci dice Guido Scorza, gli associati SIAE sono circa 100mila ma solo una ventina riescono a fare il bello e il cattivo tempo. 
Ed è vero che possono votare tutti ma è anche vero che nessuno si scomoda per una votazione della quale già conosce l'esito. 
Ed è pure vero che ognuno ha diritto di voto ma è anche vero che non votano solo gli umani ma anche...il denaro. Vale a dire un voto per ogni euro che si possiede. 
Capito come funzionerà? Non è difficile arrivarci ma se proprio la vogliamo mettere nero su bianco...i più ricchi... come dire... voteranno di più. Insomma...UNO SCHIFO! Ecco. La parola giusta.

Chiaramente alcune associazioni della società civile (meno male che ce n'è ancora una), si sono opposte e, sulla illegittimità di tutta questa faccenda, stanno facendo ricorso al TAR al quale hanno chiesto di sospendere l'efficacia dello Statuto
Ma hanno chiesto anche  l'annullamento del decreto di Commissariamento della società che le Autorità vigilanti non avevano il potere di adottare e che secondo loro "...è stato ordito con la ferma volontà di estromettere la maggioranza della base associativa dalla gestione della Società a favore dei soli associati più ricchi."

Ora è tutto in mano ai giudici che speriamo approfondiscano le "eventuali" anomalie del caso.
Noi ricordiamo sempre anche che la SIAE è una società per metà pubblica e per metà privata alla quale è stata affidata la gestione di servizi che fruttano svariati milioni di euro senza che si sia proceduto ad indire nessun bando di gara pubblica.

Ora chiedeteci come facciamo a continuare a fidarci...tanto non sappiamo rispondervi.
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E non dimenticate
RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

mercoledì 5 dicembre 2012

La libertà su Internet e il processo alle intenzioni

Questo è il trend. Cercare di fermare la rete con le giustificazioni più aleatorie e che più si prestano alle interpretazioni personali. Sulle quali, del resto, si basa tutta la legislazione italiana. Sempre, secondo me, in virtù di quella cultura, anzi non-cultura, tutta italiana che è quella di non prendersi mai responsabilità. Cosa che riesce molto bene se si lascia alla libera interpretazione qualsiasi tipo di decisione, personale o, ancor più, collettiva.

Così succede che leggiamo il blog di Guido Scorza di oggi su Il Fatto Quotidiano che ci informa dell'ordine della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania  che ha imposto a tutti i provider italiani di impedire ai loro utenti di collegarsi ai siti torrentreactor.net e torrents.net perché concorrono al reato di diffusione pubblica abusiva di film, musica, libri e quant'altro protetti da diritto d'autore.

Naturalmente per gli approfondimenti vi lascio al blog di Guido Scorza come sempre puntualissimo e molto più informato di me. 
Qui voglio solo ribadire ancora una volta che siamo in Italia, dove si cercano di attuare leggi contro la libertà mascherate da leggi per la protezione dei più deboli, dove si cerca di emulare gli Stati Uniti, primo solo per ciò che ci fa comodo, secondo senza averne le tradizioni e la cultura di equità e giustizia e democrazia e anche meritocrazia che li contraddistingue.

Non si può sempre intervenire a valle lasciando a monte ciò che è stato e non si può sempre intervenire senza prevederne le conseguenze. 
La leggerezza con cui spesso si affrontano certi problemi o, meglio, certe argomentazioni in Italia, soprattutto riguardanti le nuove tecnologie e tutto ciò che queste implicano nella vita personale e collettiva del popolo, è a dir poco sorprendente. 
Sembra che molti di coloro che legiferano o che sono a questo preposti, non siano proprio quelli che in prima persona utilizzano strumenti all'avanguardia a loro disposizione. E pensare che siamo nel 2012, nel terzo millennio.
Oltretutto parliamo di argomenti che toccano invece situazioni che dovrebbero essere ben governate e anche con una certa dose di intelligenza e buon senso.

Noi di Officine Editoriali siamo molto attenti a questi temi, soprattutto in un periodo così delicato per la vita del nostro Paese e per il mondo intero.

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi.
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sabato 28 luglio 2012

Perché in Italia non è possibile liberalizzare

E tanto meno privatizzare. Se ci addentriamo poco poco nel tema dei diritti d'autore e osserviamo cosa sta facendo la SIAE e come si muove il nostro Governo, comprendiamo un pochino meglio.
Ma è irrimediabilmente lo stesso in qualsiasi altro settore della nostra vita sociale.

Per ciò che riguarda la SIAE vi rimando al blog di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano che, ovviamente, lo spiega molto bene e segue le vicende dei diritti d'autore da molto più tempo e sicuramente meglio di noi.

Per tutto il resto vogliamo qui ribadire, anche prendendo ad esempio ciò che succede per i diritti di autore, che finché il profitto personale avrà il sopravvento e guiderà ogni azione di chi dovrebbe tutelarci, incluso il Governo, le cose non potranno cambiare per ovvie ragioni.
E poiché ciò che governa l'Italia, più di ogni altro paese, almeno in Europa, è la logica del profitto personale, del proprio tornaconto, dell' "hanno rubato tutti ora tocca a me", le cose qui sembrano davvero lontane, lontanissime da venire.

Noi continuiamo a non disperare, naturalmente, ma quando sentiamo queste cose è un pò dura dare credito alle nostre più rosee speranze.
Privatizzare e liberalizzare in Italia significa mettere il mercato in mano ai privati, appunto, e i privati non sono maturi per perseguire "politiche" comunitarie, nel vero senso della parola. Se molti di questi privati non pagano le tasse, in Italia, come si può pretendere che lavorino per il bene, anzi per il benessere, del proprio Paese
Capite facilmente che non è possibile. 

Crediamo invece che la cosa migliore è mantenere le istituzioni, soprattutto le più nevralgiche per la nostra vita quotidiana, il più possibile a livello di gestione pubblica. 
E pensiamo anche che non sia vero che le cose in mano ai privati funzionino meglio perché investono di più. 
Anzi...se possibile è proprio il contrario...sempre per ciò che dicevamo del profitto personale ecc..

Officine Editoriali continuerà ad intervenire ancora e ancora su questi temi.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.

lunedì 23 luglio 2012

Vale la pena riparlare dei finanziamenti pubblici

E anche stavolta ci facciamo aiutare dal post di Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano di oggi dove menziona il sito di Opencoesione che ci è sembrato veramente, veramente interessante.

Tante volte noi di Officine Editoriali abbiamo toccato questo tema dei finanziamenti pubblici proprio perché siamo stati vittime del rifiuto e ci siamo dovuti rivolgere alla raccolta fondi dal basso, al crowdfunding, cosiddetto.
E lo abbiamo fatto anche volentieri perché abbiamo sempre sostenuto che il nostro sarebbe stato un finanziamento consapevole. 
Sempre soldi pubblici, ovviamente (i tuoi) ma erogati a ragion veduta. Vuoi perché il progetto ti piaceva, vuoi perché una tua amica tentava di uscire dalla spirale e ti andava di aiutarla, hai pensato che lo meritasse.

Ora Officine Editoriali prende il volo....ma possiamo ben dire con gran fatica. Ma proprio una fatica immensa.
E poi scopri che, su indicazione altrui, esiste un sito voluto dal Ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca per maggiore trasparenza sui soldi pubblici che vengono erogati alle imprese e non solo. 
Anzi, lo definiscono "il primo portale sull'attuazione degli investimenti programmati nel ciclo 2007-2013 da Regioni e amministrazioni centrali dello Stato con le risorse per la coesione. I dati sono pubblicati perché i cittadini possano valutare se i progetti corrispondono ai loro bisogni e se le risorse vengono impegnate in modo efficace." 
Wow!!!! Accidenti!!! Peccato che sembri già tutto molto complicato, a partire da questa presentazione, dal ministro (Ministro per la coesione territoriale...ma non dovevamo semplificare?) e anche, soprattutto, perché quando vai a fare un giro sul portale ti accorgi che non è tutto così chiaro e trasparente. 
Risultano degli assegnatari classificati come "individuo" e non si capisce bene a cosa o a chi siano ricollegabili...questi individui.

Sarebbe da ridere se non fosse così drammaticamente reale...perché quando leggi queste cose sei anche tentato di pensare  che qualcuno stia facendo uno scherzo tanto è surreale e incredibile la faccenda. 
Ma invece è tutto vero. Soprattutto perché a Officine Editoriali sono stati rifiutati 5.000 euro (cinquemila euro...scriviamolo anche in lettere per essere più chiari) proprio dalla Regione. Fantastico! Veramente fantastico!

Officine Editoriali continuerà ad informarsi su queste argomentazioni.
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venerdì 13 luglio 2012

La bocciatura di ACTA.

Come mai ACTA è stata bocciata? 
Prendiamo spunto dal bell'articolo di Marco Schiaffino su Il Fatto Quotidiano del 10 luglio scorso che sottolinea come ACTA sia stata bocciata per la passione che tante persone e associazioni della società civile hanno messo in campo attraverso petizioni, manifestazioni di piazza, invio di email e telefonate negli uffici dei parlamentari. A quel punto i parlamentari si sono dovuti informare e hanno scoperto anche loro cosa fosse ACTA.

Sembra strano? Ma per niente, invece! Questo è ciò che accade. E francamente pensavo accadesse solo in Italia dove il Parlamento legifera (si fa per dire) a sua insaputa, senza sapere cosa legifera ma solo su indicazione di questo o di quello o di questo partito o di quell'altro o di questa lobby o di quell'altra o di questa multinazionale o di quell'altra che in cambio della libertà collettiva puntano a  profitti personali ottenendoli agevolmente.
Ahinoi! accade anche in Europa. E dunque, siamo alle solite. Per evitare leggi restrittive o per stimolarne altre utili, siamo costretti a ricorrere alle manifestazioni, ai numeri, alla cosiddetta "unione che fa la forza".

Comunque, come ci ricorda Schiaffino, tutte queste manifestazioni e proteste, ovviamente, non hanno avuto luogo in Italia ma in giro in Europa. In Italia sfido chiunque a immaginare quanti conoscono ACTA e quanti sanno cosa significhi veramente e cosa ha significato individualmente bocciarla. Naturalmente pochissimi saranno informati adeguatamente.

E' anche vero che essere informati nel nostro Paese è una fatica immensa. Non si sa da dove cominciare tante sono le cose che dovremmo sapere che tentano di farci digerire in maniere più o meno subdole e nascoste.
Lo scopriamo sempre dopo e sempre a nostro discapito.
Praticamente si stanno staccando dall'Italia le regioni del Nord e ancora non ce ne accorgiamo. Verificate pure!

Officine Editoriali è attenta anche ai temi politici che riguardano la vita di ognuno e di tutti.
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lunedì 18 giugno 2012

Fine della SIAE. Via al mercato del digitale.

Leggendo il blog di Guido Scorza sulle pagine de Il Fatto Quotidiano si ha un quadro chiaro della situazione, come già la conoscevamo del resto, in merito alla SIAE o, meglio, ai suoi dirigenti, intenti a difendere strenuamente qualcosa che non è più difendibile insieme ai quattro potenti azionisti ingordi che, però, continuano a fare il bello e il cattivo tempo. E il Governo sta a guardare.

E' vero che sta per essere istituita una commissione d'inchiesta ma è anche vero che in SIAE stanno succedendo davvero cose fuori dalla normale vita lavorativa e gestionale. Oltre agli atteggiamenti incivili in cui si scade, si parla di dirigenza che tenterebbe di gestire l'ente, metà pubblico e metà privato, come abbiamo avuto modo di sottolineare in altri post precedenti, come fosse una azienda privata, disponendo del suo patrimonio.
E a proposito di patrimonio, e visto che la crisi della SIAE dura da decenni (in questo momento è commissariata), due prestigiosi immobili sono stati dismessi per ridare ossigeno alle casse dell'ente.

Ora si parla addirittura dell'ultimo bilancio prima del commissariamento come di un bilancio truccato, secondo uno dei sub commissari. E dire che i dati del bilancio vengono forniti da un ufficio di dieci persone, il bilancio viene rivisto da una delle più grandi società di revisione al mondo, la Ernst & Young e poi ci sono tutti i controlli governativi che deve superare. E allora? Nessuno si è accorto di niente?
A fine Marzo il Governo ha addirittura prorogato il mandato dei commissari......

OK! La solita brutta storia italiana che andrà a finire sempre nel solito brutto modo italiano?
Speriamo di no ma una cosa è certa. La SIAE sta implodendo, sta crollando e nessuno vuole rimanere sotto le macerie. Nessuno si fa per dire.....sono sempre i soliti noti che non vogliono rimanere sotto le macerie e tentano di lasciarci i mille dipendenti in balia adesso anche loro di un futuro incerto.
Ma il discorso è che ora, alla luce di questi fatti e con gli sviluppi dei prossimi giorni, sarà divertente capire e vedere, soprattutto cosa faranno i grandi editori che finora si sono attaccati alla SIAE rivendicandone l'esistenza e, soprattutto, la necessità in primis contro i pirati e la pirateria.
Forse scenderanno i prezzi degli ebook? 
Forse cominceranno improvvisamente a capire quali sono le tendenze tra i lettori? 
Forse si raggrupperanno per essere ancora più forti nei confronti di un mercato che al momento (sembra un paradosso) li intimorisce? 
Certo in Italia non c'è Amazon e nessuno vuole responsabilità perché in questo paese non esiste la cultura del prendersi le proprie responsabilità, salvo quando le cose vanno o sono andate bene. Allora i soliti noti si prendono più che volentieri il merito.

Ad ogni modo, Officine Editoriali ora intravede un giusto modo di procedere nel mercato digitale. Ora anche noi ci sentiamo di dire che il mercato digitale Italiano ha ottime probabilità di crescere, benché lo stia già facendo nonostante cerchino di rallentarlo.
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giovedì 14 giugno 2012

Indymedia: un altro sito oscurato

Noi non ce ne rendiamo conto. Le notizie arrivano e poiché non ci occupiamo della materia, non conosciamo i soggetti, ci sembra che siano cose che arrivino veramente dall'altro mondo e che addirittura che non ci riguardino.
Ma non è così. 
Sono cose invece che sono drammaticamente vicine a noi. Parliamo della rete, di Internet...questo magnifico strumento che ci avvicina gli uni agli altri, ci accomuna, ci permette di condividere la nostra vita personale e il mondo che viviamo.

Ora, che siano in atto diversi attentati proprio a questo splendido strumento sembra fuori discussione. 
Ma il fatto è che la percezione non è ai livelli di guardia. 
Non ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso per la nostra libertà. 
Dall'oscuramento dei siti si passa a ben altro e potremmo ritrovarci senza  la possibilità di condividere alcunché con nessun altro. Ve lo immaginate?
Tutto questo per darvi notizia che lo scorso 24 Maggio la Procura di Milano ha chiesto al Gip (sempre di Milano) il "...sequestro preventivo delle pagine web del network di informazione indipendente Indymedia", come ci da informazione Fulvio Sarzana dalle pagine de Il Fatto Quotidiano.
Network di informazione indipendente...come se per forza dovesse esistere una informazione dipendente. 
A onor del vero, esiste solo una informazione dipendente e il fatto che si informi fuori dal coro è diventato perseguibile di pena. 
Questo la dice lunga su quale strada si tenti di percorrere praticamente da parte della legge. E siccome la legge in Italia è un guazzabuglio di interpretazioni (per legge e per definizione, basta leggersi il codice civile per scoprire quante leggi dicono una cosa e il contrario di questa), ognuno può trovare il suo cavillo a qualsiasi cosa non gli stia bene. 
Da lì intanto partono i provvedimenti salvo poi valutare dopo anni quale sia la "verità" secondo la dottrina giurisprudenziale più in voga al momento.

Ad ogni modo, per avere i dettagli sul provvedimento messo in atto ai danni di Indymedia, vi rimando al pensiero di Fulvio Sarzana naturalmente, esperto e appassionato della materia.

Per ciò che riguarda Officine Editoriali, vi esorto a seguirci su questo blog e a rimanere aggiornati.

giovedì 31 maggio 2012

Nomine autorità di garanzie in notevole ritardo

L'Autorità di Garanzia per le comunicazioni (Agcom) e l'Autorità Garante per la privacy, praticamente si ritrovano in un limbo in cui continuano svolgere solo le attività di ordinaria amministrazione.
E' quasi un mese che si aspettano le nomine dei membri e dei Presidenti delle due Autorità ma non si riesce a capire come mai il Governo ed il Parlamento accusino un così forte ritardo anche rischiando sanzioni da parte dell'Unione Europea che "impone il costante funzionamento a pieno regime delle due Autority".
Forse è perché la faccenda delle lottizzazioni e delle lobby e della spartizione del potere diventa sempre più ingovernabile e questo Governo ci sembra, francamente, piuttosto affannato nel prendere le decisioni, soprattutto quelle più delicate per il nostro Paese.
Inoltre, la società civile, attraverso Open Media Coalition (che raccoglie diverse associazioni e rappresenta un numero considerevole di cittadini) ha chiesto al Presidente del Consiglio di poter visionare i vari curriculum vitae presentati dai candidati per la carica di Presidente dell'Agcom
Ma il Presidente del Consiglio ha fatto sapere di non avere nemmeno iniziato a considerare il procedimento per le nomine (Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano).
Certo, quella di nominare personaggi vicini a questo o a quello, tutta gente che in Italia più o meno rappresenta la politica e il potere, è una pratica che deve trovare uno stop. E' una pratica da disincentivare e da dimenticare. 
Solo che non vediamo chi possa veramente farlo.

Officine Editoriali continuerà a parlare di questo argomento attraverso le varie notizie che circolano sul web in proposito.
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giovedì 24 maggio 2012

Protocolli "Torrent". L'Italia contro.

Cosa sono? Sono protocolli che consentono di distribuire e condividere i file su Internet tra gli utenti connessi al sito.
E sembra che l'Italia, soprattutto ad opera di alcune Procure (in questo blog ci riferiamo a quella di Cagliari), abbiano ingaggiato una lotta furibonda contro portali del genere.

Più precisamente, le Procure predispongono la sospensione dei siti, il loro oscuramento, ad opera dei provider Italiani poiché, risiedendo questi portali all'estero, non possono fisicamente imporre a nessuno di chiudere.
Dunque pare che questo fenomeno sia circoscritto all'Italia e che quanto stia accadendo vada proprio a ridurre la libertà dell'utente italiano.

Dal blog di Fulvio Sarzana su Il Fatto Quotidiano "...significa che i provider italiani...dovranno sbarrare in via d'urgenza le autostrade informatiche che consentono ai cittadini Italiani di aver accesso a quel portale..."
I provider Italiani hanno ricevuto quest'ordine ieri, 23 Maggio.
Io mi chiedo se ci rendiamo conto di quanto stia accadendo. Possiamo tranquillamente parlare di esagerazione tanto che alcuni giuristi si interrogano sulla compatibilità di tali provvedimenti.
E non si capisce nemmeno perché questo accanimento provenga soprattutto da parte della Procura di Cagliari.
Comunque, per diritto di cronaca, il sito incriminato è www.kickasstorrents.com ed è stato, appunto, preventivamente "sbarrato". 

Anche queste pretese di prevenzione prima di capire effettivamente sono pretese campate in aria. 
E se parliamo di Internet, di rete, di web, di virtualità, di cose che si usano ma che praticamente non si vedono, mi viene da dire che i giudici si adeguano. 
Prima di qualsiasi cosa.......chiudono tutto e arrivederci. Poi si vedrà. 
Non sarà paura questa? Quali documenti potrebbero uscire mai fuori? Brivido!

Ormai a Officine Editoriali seguiamo con molta attenzione ciò che succede nei paraggi del web, soprattutto in termini di legalità ma anche di "eccesso di potere".
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venerdì 27 aprile 2012

Agcom e il pastrocchio delle nomine

Come al solito non c'è da stare tranquilli e ogni volta che si mette mano a rivisitazioni, riforme, ottimizzazione dei costi, bisogna andare a guardare se non hanno o non stanno combinando qualcosa che semplicemente metta in pericolo (e già basterebbe) la nostra libertà, la nostra fiducia, la nostra ingenuità o se stanno mettendo in atto ancora uno delle loro azioni non proprio eque.

Ormai è un bel pezzo che l'Agcom tiene banco tra gli articoli dei giornali più sensibili (pochi per la verità) anche se le notizie effettivamente non vengono mai riportate all'attenzione del grande pubblico in nessun telegiornale, nemmeno per dire soltanto ciò che è stato deciso e messo in agenda.

Sul Fatto Quotidiano oggi c'è il blog a firma di Guido Scorza che spiega bene cosa sta succedendo con le nomine dei garanti dell'Agcom e cosa succederà se accadesse (come invece abbiamo timore che accadrà) che queste decisioni venissero approvate. 
Vi rimandiamo a questo blog per entrare nei dettagli, anche nel metodo di aggiudicazione delle nomine.
Tra le tante cose che l'Agcom è chiamato a gestire c'è anche il diritto d'autore digitale e quindi ci riguarda personalmente ma non è tanto questo, o comunque non solo questo ad attrarre il nostro interesse, quanto il fatto che tra le altre cose, l'Agcom si occupa di banda larga, di comunicazione, di frequenze TV, dunque un  autorità molto importante per il Paese, soprattutto nell'era attuale, l'era virtuale che tanto virtuale non è.

Officine Editoriali segue con molto interesse questo argomento. Noi abbiamo già preso posizione sui diritti d'autore e per le nostre opere adotteremo licenze Creative Commons, come abbiamo avuto modo di comunicare nei post precedenti.
Ma sarà comunque almeno divertente capire dove si andrà a finire e come reagiranno i potenti del settore.
Aiuto! Aiuto! Secondo noi si stanno già preparando al peggio.
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lunedì 9 aprile 2012

Il lavoro e Officine Editoriali

Ci occupiamo di lavoro perché il disagio viene anche dalla mancanza di lavoro. 
E siccome stanno succedendo tante cose e tante ne succederanno, secondo noi, ci permettiamo di segnalare questo articolo apparso oggi sul Fatto Quotidiano a firma di Guido Scorza, molto attento ai temi della libertà di informazione soprattutto l'informazione proveniente da Internet.
Ed è proprio di oggi la notizia che dal Ministero del Lavoro sia partito l'ordine di chiudere il sito dplmodena.it, un sito privato il cui titolare è Eufranio Massi, dirigente del Ministero del Lavoro e studioso di diritto e delle politiche del lavoro. 
Un sito privato dunque che permetteva di avere dettagli sulle tematiche e problematiche del lavoro soprattutto in un momento come questo in cui  tutto è ingarbugliato e il mondo del lavoro ancor di più. 
Specialmente quando i lavoratori capiscono che devono rimanere informati e che sarebbe possibilissimo qualche piccolo trucco e sotterfugio per far passare cose non proprio ortodosse per i loro interessi, viene obbligato a chiudere un sito preciso e dettagliato nei suoi contenuti.

La rete si ribella, naturalmente, ma non capiamo il Ministro Fornero dove voglia andare  a parare.
Sull'articolo citato sopra potete leggere naturalmente di più. 
Quello che vogliamo ricordare è che Officine Editoriali si interessa all'argomento poiché il disagio comincia proprio da qui. Dalla mancanza di lavoro che conduce a un nuovo disagio, anche se non nell'immediato. 
La mancanza di lavoro rischia di creare nuove e tante persone disagiate. E rischia di far perdere loro la dignità e il rispetto di sé stessi.

Noi saremo sempre attenti a questo tema, sia per ciò che riguarda i giovani sia per ciò che riguarda i meno giovani e coloro che si ritrovano senza lavoro in età matura.
Perciò stiamo ad osservare. Purtroppo ci viene da dire che assistiamo impotenti alle azioni di persone che legiferano senza comprendere veramente le conseguenze a cui sottopongono i lavoratori  le loro famiglie. 
Mentre noi le abbiamo ben chiare. Come crediamo molti di voi.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog prima di venire reindirizzati sul nuovo sito.