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domenica 10 febbraio 2013

Forum del libro punto org

E' una associazione nata nel 2006 e si propone, tra le altre cose, di promuovere la lettura. 
Ha scritto una lettera aperta ai futuri governanti articolata in cinque punti:


  • Scuola
  • Biblioteche e cittadinanza
  • Librerie di qualità
  • Leggere in rete
  • Un piano per la lettura
La lettera è firmata dai sottoscrittori dei vari punti   e parecchi sono già i firmatari più o meno noti.
Il 9 Febbraio, a Palazzo Fandango incontro, in Via dei Prefetti 22, a Roma, si è tenuto un incontro allargato: e/leggiamo
Hanno partecipato editori, autori, librai, bibliotecari, vari candidati alle prossime elezioni che hanno sottoscritto la lettera aperta e che si sono impegnati verso la letteratura e la cultura nella prossima legislazione se verranno eletti. Hanno anche portato la testimonianza di quanto fatto finora nelle passate legislazioni sia che fossero al governo sia che lavorassero dall'opposizione.
L'incontro ha avuto una risposta decisa e chiara nella partecipazione e si è svolto in una sala molto affollata.
Noi di Officine Editoriali eravamo presenti. E' stato interessante ascoltare i vari interventi, a partire da quello di Tullio De Mauro e di Gino Roncaglia per finire a quelli dei librai, di alcuni scrittori e dei vari politici, non ultimo quello di Paolo Masini che sponsorizza Officine Editoriali da sempre.

Purtroppo è venuta a mancare una realtà che invece dovrebbe essere ormai considerata tale ed è piuttosto grave che sia rimasta completamente assente in un incontro che parla di libri e di cultura e di apertura ai lettori non consolidati: non si è parlato nemmeno una volta di ebook o di mercato digitale o di editoria digitale
Non possiamo fare a meno di notare le varie contraddizioni italiane e il proseguire alla rinfusa in qualsiasi settore della vita sociale. 
Mentre per legge i libri di testo devono essere per metà cartacei e per metà digitali, in un incontro di tale fatta non se ne accenna nemmeno.
Officine Editoriali ha sottolineato il fatto alla fine dell'incontro con le persone responsabili che non hanno mancato, come era del resto prevedibile, di riconoscere la puntualizzazione.

Abbiamo intenzione di utilizzare il forum dell'associazione Forumdellibro per parlarne più dettagliatamente perché siamo sicuri che anche nell'associazione hanno tutto l'interesse a farlo.
Iscrivetevi  al Forum se avete voglio di dare vita a questa discussione.
Continuate a seguire questo blog e valutate il nostro catalogo sul sito www.officineditoriali.com.
Come sempre

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

giovedì 28 giugno 2012

Okay! Anzi OK!

Che vuol dire? Vuol dire che va bene. Che si può procedere. Vuol dire veramente tante cose...e non è una parola italiana. Ma perché? Il nostro "va bene" o "d'accordo" non poteva proprio andare?

Si sa, gli Italiani sono esterofili e tutto ciò che viene da oltre confine, specialmente da oltre oceano, crea un fascino irresistibile e poter aggiungere una piccola sfumatura esotica al nostro linguaggio ci distingue, davvero...ci rende...inarrivabili e improvvisamente interessanti oltre che affascinanti.
Il fatto è che OK! o Okay!, che dir si voglia, è talmente entrato nel nostro lessico che quasi, quasi non sappiamo nemmeno più come si traduca.

E poi, tante altre parole per le quali non esiste davvero una traduzione e sono considerate parole italiane a tutti gli effetti. Per esempio bar, sport, tennis. Come le tradurreste?
E poi ci sono parole, sbagliate in inglese (o che, perlomeno, in inglese non significano ciò che significano per noi), che vengono utilizzate appunto a sproposito e che divertirebbero un inglese. Sono, per esempio, slip o anche anti doping.

E' vero che con l'avvento dell'informatica, c'è stato un momento (un lungo periodo, a dire il vero, fatto di lunghi anni) in cui bisognava comunicare con il dizionario di inglese a portata di mano. Ora sembra un pò meno così anche se diversi termini sono ormai globalizzati e da lì non è che si possano assumere traduzioni senza davvero rasentare il ridicolo. Per esempio provate a chiamare il monitor in un altro modo....che so?...schermo del computer. 
Alla fine diventa anche una questione di praticità. Vuoi mettere la brevità della parola monitor con la lungaggine di schermo del computer? Tanto tempo perso inutilmente.

E dunque, perché siamo nell'era della globalizzazione, è giusto e sacrosanto conoscere altre lingue e poter comunicare con il resto del mondo. 
Così la lingua inglese è stata da sempre adottata come lingua internazionale e, dunque, impariamo l'inglese...ma, per carità, impariamo anche l'italiano, una lingua parlata dal 90% degli Italiani i due terzi dei quali hanno difficoltà a leggerla e scriverla. 
Tullio De Mauro esprime delle perplessità e delle preoccupazioni in proposito.

Tra i tanti inglesismi, non voglio dimenticare la parola welfare che, in vero, meriterebbe spazio e tempo particolari. 
Qui la vogliamo ricordare solo perché addirittura in Italia si è creato un Ministero dedicato a questa parola. 
Il Ministero del Welfare (vi ricorda per caso Maroni?). 
Ma ci pensate? Non voglio aggiungere altro. A buon intenditor poche parole.

Scusate, poi ho finito. Ma vogliamo parlare dei plurali delle parole straniere usati erroneamente e veramente a sproposito all'interno di frasi italiane? Allora, è una regola: quando si usano termini stranieri (inglesi o altro) scrivendo o parlando in Italiano non si utilizzano mai i  loro plurali. Mi raccomando!
Ciò detto, sarebbe bene continuare a proteggere la lingua italiana e, soprattutto, a saperla parlare e comprenderla.

Officine Editoriali sarà sempre attenta al significato delle parole, perché la comunicazione è importante e la comunicazione comincia dalle parole.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e rimanete aggiornati.