sabato 16 giugno 2012

Italia digitale: si comincia?

Forse sì! Forse no! Sono state dette talmente tante parole in proposito finora che non ci stupiremmo se queste fossero ancora tra le tante e nulla si concretizzerebbe.

Il Ministro Passera ha annunciato di volere accelerare sull'argomento e ieri al MIUR (Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca) erano presenti il Ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, e una ventina di imprenditori della tecnologia italiana. 
Loro erano lì per conto di Telecom Italia che cerca di capire se anche da noi può esserci spazio per una Rainforest (foresta pluviale) secondo la metafora di Greg Horowitt, co-fondatore di Global Connect, presente anche lui ieri al MIUR.
Greg Horowitt è convinto che in Italia ci siano "...più risorse di quanto si pensi, basta scoprirle"

Mi viene da dire che non è che ci volesse Greg Horowitt per capirlo e lui, sempre metaforicamente parlando, sostiene che non possiamo cambiare il nostro DNA ma possiamo adattare i nostri atteggiamenti e la nostra cultura. Ma va? Davvero? 
Purtroppo Greg Horowitt non sa che è proprio questo il problema e che in Italia esiste una idiosincrasia vera e propria per tutto ciò che è nuovo e che non si sa a cosa conduca. 
Non esiste la cultura del prendersi le proprie responsabilità e dunque tutto viene rallentato e perfino ostacolato. 
E' anche da questo atteggiamento che nasce la burocrazia. Prendersi la responsabilità di adottare le nuova tecnologie non è cosa da poco per i dirigenti italiani. E se poi non andasse bene? 
Non basta vedere e sperimentare ogni giorno che altri popoli prima di noi lo hanno fatto, perfino in Palestina e in Kenya. Pur di non rischiare si rischia invece (scusate il gioco di parole) di rimanere davvero arretrati (non mi viene altra parola). E rimanere arretrati vuol dire dare spazio ad ogni forma di populismo e di omologazione. Che è quello che sta succedendo.
Bisogna capire invece che siamo nell'era tecnologica. Dopo l'era agricola, quella industriale ora siamo entrati nel secolo della tecnologia. 
E' piuttosto evidente e guai a non riconoscerlo.
Le cose cambiano e la tecnologia ci permetterà di conoscere il mondo e di interagire con esso abbattendo le barriere, le distanze e le differenze. Forse di questo hanno paura.

Officine Editoriali si augura che la tecnologia possa al più presto avere il riconoscimento che le è dovuto.
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