Sembrerebbe di sì. Dovrebbe essere veramente
una questione di giorni.
Singolare
come questo nostro governo di tecnici e di super specializzati si sia
impantanato travolto dagli interessi dei partiti che sembrano sempre più forti (sia i partiti che i loro interessi).
Così
le nomine Agcom saranno ancora una volta la spartizione, cosciente, da parte dei partiti di
un settore strategico della nostra vita sociale.
Intanto
va detto, e spezziamo una lancia in favore di chi ha determinato questo ritardo
senza sapere che pesci pigliare, che i commissari dell’Autorità garante per le
comunicazioni sono scesi da nove a cinque e, dunque, visto che sono pochi,
conviene sceglierli bene.
Forse questo ha richiesto più tempo e più meditazione.
Poi
va aggiunto che la rete aveva scelto il suo candidato, Stefano Quintarelli il
quale aveva inviato il suo Curriculum Vitae e aveva pensato di togliere di
mezzo tutti i possibili conflitti di interessi nel caso di sua elezione.
E, di
questi tempi, molte cose vanno valutate in rete e grazie alla rete, forse si
riesce a fare meno porcherie.
Fatto sta che bisogna dare un occhio alla rete se
vogliamo fare le cose un po’ meglio.
Ad
ogni modo, per concludere, il Partito Democratico ha indetto delle primarie al suo interno e ha
candidato alcuni nomi, tra cui Soro alla Presidenza.
Anche
gli altri partiti, eccezion fatta per i Radicali e Italia dei Valori, hanno avanzato i loro
nomi e così ha fatto l’Agcom.
Nonostante
il tempo occorso (le nomine avverranno in forte ritardo), il risultato non cambia e
dunque torniamo alle vecchie spartizioni.
Ma,
del resto, cosa ci aspettavamo? I miracoli?
Noi crediamo nei miracoli ma bisogna
che ci crediamo tutti. E fino a che questo non accade, le cose cambieranno ma
cambieranno impiegando più tempo.
Il trucco però è basta stare alla finestra ad aspettare.
Officine
Editoriali seguirà fino alle nomine questa faccenda di Agcom.
Voi
continuate a seguire Officine Editoriali se volete rimanere aggiornati.
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