martedì 17 aprile 2012

Studi di settore: complicazioni a non finire

Ci chiediamo chi si sia inventato una cosa del genere e ci piacerebbe vedere che faccia abbia.
Per chi non lo sapesse gli studi di settore sono delle valutazioni o, meglio, delle stime che si fanno di un settore merceologico per la previsione di quanto teoricamente dovrebbe guadagnare un esercizio che lavori in quel settore e dunque applicare le tasse conseguenti.
E fin qui sembra una meraviglia....se questi studi fossero messi a disposizione di chi volesse avviare un'attività in un settore specifico. 
Ci sarebbe la possibilità di capire quale e come sia la tendenza di mercato e per dirla semplicisticamente, se il mercato tira. 
Si fornirebbe così un servizio alla collettività e si eviterebbe che gli aspiranti imprenditori, seguendo le loro passioni, finiscano invece in qualche fallimento annunciato. 
Con la ragionevole certezza, anche dall'altra parte, che il lavoro cresca e che le imprese progrediscano invece di fallire.

Gli studi di settore invece sono praticamente dei parametri, non si sa bene stabiliti da chi e in base a quali criteri,    secondo i quali stabilire le tasse da pagare. 
Una specie di "tassometro". Non importa quanto fatturi, le tasse che pagherai saranno in base agli studi di settore e non in base a quanto effettivamente produrrai.
Finisce così che molte persone, prendendo sotto gamba questa argomentazione, che poi chi di dovere ti presenta come un conto, si sono ritrovate letteralmente in mezzo a una strada costrette a pagare tasse per un guadagno mai realizzato.

Noi di Officine Editoriali evidenziamo queste anomalie anche perché, naturalmente, ci troveremo ad averci a che fare quando avvieremo la nostra attività e dobbiamo riconoscere che, quasi più delle altre criticità nell'avviare una impresa, questa risulta essere la più insidiosa perché è subdola proprio nell'anima. E' una diavoleria e dunque contro ogni benevola intenzione.

Ecco perché ci piacerebbe guardare la faccia di chi ha avuto una simile brillante idea. Con lo scopo, immaginiamo, di fare una specie di "forecast" delle entrate che è tanto utilizzato dagli americani, per esempio. 
Ma qui siamo, e ci duole ricordarlo ancora una volta, in Italia e non è possibile applicare le regole che funzionano negli altri paesi dove queste regole sono nate. 
Perché dal momento che importi qualcosa, bisognerebbe capire innanzitutto il contesto sociale del paese di origine delle  regole e capirne anche la struttura economica e fiscale. 
Dovrebbe essere chiaro, visti tanti esempi passati, che non si può adattare tutto dato anche che qui poi le cose si pretende di applicarle a prescindere da tutto, perfino dall'evidenza.

Officine Editoriali si trova dunque ad affrontare il mercato del lavoro con regole a dir poco inique e controproducenti per il momento che viviamo dove anche chi vuole lavorare creandolo il lavoro viene messo in condizioni di non poterlo fare.
Vediamo una marea di contraddizioni e speriamo che chi di dovere riesca a ritrovare il bandolo di una matassa che va sempre più ingarbugliandosi.
Continuate a seguire Officine Editoriali su questo blog e saprete se riusciremo ad aprire la nostra impresa.

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