lunedì 21 gennaio 2013

Rimaniamo aggiornati per rimanere liberi!

E' un dovere. Sempre di più. Rimanere aggiornati significa anche conoscere cosa si trama alle nostre spalle, confidando nella nostra buona fede e, soprattutto, nel fatto che non sempre siamo aggiornati. Giustamente del resto.

Certo è un impegno essere aggiornati. Le notizie sono tante e ci arrivano da tutte le parti. 
Ma cercare di fare una cernita tra di esse e capire quale siano quelle che più possono interessarci è di fondamentale importanza. 
A volte basta scorrere i titoli di un quotidiano, essere attenti alle notizie che vengono strillate e comunque ragionare sempre con la nostra testa per setacciare il vero dal falso, il buono dal non buono.
Capitano così sotto gli occhi le notizie relative alla rete. Noi riteniamo che controllare cosa accade relativamente alla rete, soprattutto in ambito legislativo, sia di importanza basilare. 
Da ciò può risultare la nostra libertà futura. 
Forse non diamo abbastanza peso a questo fatto. 
Forse pensiamo che avere Internet sia scontato e che nessuno ce lo toglierà mai. 
Ma invece stanno facendo di tutto per limitarlo e, con esso, la nostra libertà. Internet minaccia molte cose, perfino il mercato finanziario che finora ci ha letteralmente divorati. Il fatto che attraverso Internet si riescano a scoprire tutti i giochini perpetrati a nostro danno fa paura e in qualche modo si cerca di porre rimedio.

E' di stamattina la notizia apparsa su Il Fatto Quotidiano, a firma di Fulvio Sarzana, che ci racconta l'ennesimo sopruso per bloccare i siti, ma non solo, soprattutto quelli di denuncia e di informazione. Si torna, infatti, ancora a colpire i browser cercando di identificarli come "sceriffi della rete"
Insomma, a qualcuno non piace cosa viene scritto e si rivolge alla Procura di turno per sequestrare (preventivamente si intende!)  il sito accusato e direttamente anche l'Internet Service Provider. E il giudice acconsente. 
Tanto che, secondo alcune stime, finora sono stati più di 5.500 i siti sequestrati in Italia a scopo preventivo e a vario titolo. 
E non è difficile credere che la lista sia destinata ad allungarsi.

A noi sembra onestamente un fatto scandaloso e drammaticamente pericoloso. 
Perdonate il pessimismo ma a noi viene davvero da pensare che sia ancora molto radicata la cultura del profitto personale e che quindi Internet e la rete vengano visti e percepiti come un ostacolo al "normale" andamento. 
Perciò si cerca di oscurare lo strumento grazie al quale molti hanno potuto parlare, farsi sentire, denunciare al mondo prima che ai tribunali le ingiustizie e i soprusi. 
Grazie al quale la storia del mondo sta prendendo un'altra strada, forse migliore.

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giovedì 17 gennaio 2013

Diritti d'autore anche per le foto su Twitter?

Non si sa, ma c'è una diatriba in corso della quale si sta occupando un giudice di New York e possiamo stare certi che, in qualsiasi senso si pronuncerà il giudice, le sue parole costituiranno un precedente.

Il fotografo Daniel Morel si è visto pubblicare, a fini commerciali, alcune sue foto riguardanti il terremoto del 2010 ad Haiti dal Washington Post che, a sua volta, le aveva avute dall'agenzia fotografica Getty Images, alla quale è abbonato, che a sua volta ancora le aveva avute da AFP (Agence France Press).

Dunque la AFP sostiene che, essendo state postate su un social network, le foto potevano essere pubblicate da chiunque senza violare il diritto d'autore.
Il giudice sostiene che le foto potevano essere ritwittate ma non pubblicate, utilizzandole addirittura a fini commerciali.

Secondo la logica e il buon senso, noi ci schieriamo con il fotografo e con il giudice. 
Sembra piuttosto giusto che postare proprie foto su Twitter o su altri social network è una nostra personale decisione ed, essendo noi, il nostro account, raggiungibili solo da  una cerchia, seppur numerosa, di persone fra conoscenti ed amici, è chiaro che se pubblichiamo qualcosa questo rimane in un ambito delineato. 
Il fatto che lo pubblichi il Washington Post e/o un'agenzia di stampa internazionale o che appaia sul catalogo di una agenzia fotografica piuttosto famosa, lo sottopone di fatto ad una esposizione mediatica globale e fuori controllo. Certamente anche per aspetti positivi (la notorietà del fotografo, per esempio) ma pensiamo che forse chiedere un'autorizzazione poteva essere la cosa più giusta oltre che educata.
Attendiamo la sentenza anche se la data di inizio del processo non è ancora stata stabilita.

Prima o poi finiremo anche a parlare di contenuti sui social network? Che so? Un titolo, una frase, una massima? Se parliamo di Facebook, magari di un piccolo racconto di qualche riga? Potrebbe essere. 

Certo che anche in questo ambito, ci sarebbero diverse situazioni da definire e, soprattutto, ci sarebbero le sfaccettature di ogni situazione da individuare. 
Non è cosa semplice, ci rendiamo conto, ma sono cose che vanno affrontate a meno di attendere  nuovi casi che sicuramente si proporranno e creare così dei precedenti che andranno a fare scuola e legislatura. 
Internazionale, a questo punto, perché non sarà una legislatura circoscritta ai soli ambiti nazionali. Le parole volano con Internet e non è detto che ciò che si dice in Italia non venga ripetuto pari pari altrove, ben più lontano.

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lunedì 14 gennaio 2013

Biblioteche digitali. La prima in autunno.

Sarà in Texas, a San Antonio, e si chiamerà Bibliotech. Sarà la prima biblioteca dove non esisteranno libri di carta ma solo ereader
I lettori potranno prendere in prestito gli ereader e avranno due settimane di tempo per restituirlo. 
In due settimane gli ereader si scaricheranno e non potranno più essere usati, spiega Nelson Wolff, la persona dietro a questo progetto.
Del resto anche l'AIE (Associazione Italiana Editori) conferma sia i numeri che le tendenze nel settore del digitale. 

Continua a crescere il mercato americano dove il 19% della popolazione maggiore di 18 anni legge su ereader e un ulteriore 19% utilizza il tablet. Cresce anche la percentuale di coloro che leggono libri digitali, il 21%, e di coloro che lo fanno non solo tramite un Kindle (il 41%) ma anche su apparecchiature non specificatamente dedicate (il 29%). 
E, seppur più lentamente rispetto al mercato americano di certo più maturo, crescono i vari mercati all'interno dell'Europa con la Spagna al 7% (coloro che dichiarano di leggere ebook e che hanno più di 14 anni) e l'Italia al 3% (cifra quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente).
Dunque non possiamo che confermare questa tendenza del mercato digitale che negli ultimi anni si è andata sempre più delineando.

Noi ne parliamo da un pò e speriamo solo che i mostri sacri della filiera editoriale capiscano il prima possibile quanto sia necessario sbloccare questo mercato anche da parte loro e perché soprattutto l'Italia si allinei finalmente agli altri paesi europei.

Non diciamo nulla di nuovo, per la verità. 
Gli addetti al settore sanno e prevedono da molto più tempo di noi. 
Del resto, se consideriamo che fin dal 1971 si parla di ebook, capiamo anche quanto il mercato sia veramente maturo. 
Sono quaranta anni di preparazione e di incubazione per questa rivoluzione delle nostre abitudini ma, forse, la stampa ha impiegato lo stesso tempo se non di più per affermarsi rispetto agli amanuensi e per far sì che la cultura divenisse meno elitaria e meno discriminatoria. 
La stessa cosa che succederà con il mercato digitale e che noi ci auguriamo fortemente. 
Potrebbe essere un buon viatico per avvicinare molta più gente alla lettura sempre che non se ne riesca a fare anche qui uno strumento di isolamento.

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domenica 13 gennaio 2013

Letteratura del lavoro: disoccupati si raccontano

E chi meglio di loro potrebbe parlarne? Nessuno. E noi di Officine Editoriali lo sappiamo bene, sia per vissuto personale (siamo degli esperti), sia perché di questo argomento abbiamo fatto uno degli elementi portanti della casa editrice.

Abbiamo avuto modo di dire tante volte, in tante occasioni e ancor prima che Officine Editoriali venisse alla luce, che siamo sensibili al disagio nelle sue varie sfaccettature e siamo attenti alle situazioni personali. 
Perciò non abbiamo tralasciato di osservare una fetta della popolazione che risponde ai disoccupati over 40 e 50. Persone di cui si cominciava a parlare solo qualche tempo fa, anche se le loro disgraziate vicissitudini si registrano da parecchi anni, e che ora ogni giorno assurgono alla cronaca nazionale anche per numero di suicidi, non facendo, ahinoi!, nemmeno più tanta notizia. 
Vuoi che siano lavoratori dipendenti, vuoi che siano imprenditori, questi esseri umani (e questo lo vorrei sottolineare) rientrano in quella fascia di persone che sono letteralmente cadute sotto la scure della crisi. 
Una cosa, la crisi, che non si vede ma che si sente e solo chi la sente sulla propria pelle è deputato a parlarne, secondo noi. 

Per questo motivo, ci occupiamo di letteratura del lavoro così come, ormai da qualche tempo, fanno anche diversi scrittori (Aldo Nove, Silvia Avallone per fare qualche esempio) e così come, qualche post fa, abbiamo avuto modo di parlarne anche noi a proposito di quella letteratura brutale che vuole collocarsi al di fuori degli schemi letterari attuali. 
Schemi seguiti indefessamente e tenacemente da letterati che vogliono  uscire dalle righe a tutti i costi ma con la pancia piena, vogliono stupire a prescindere, magari accostando l'inaccostabile. 
E così assistiamo a personaggi della cultura che danno fiato alle loro bocche soltanto per "stupire". Così dicono loro. Solo che riescono a stupire soltanto gli "pseudo colti". Quelli con l'espressione compassionevole ai quali invece non gliene frega niente delle situazioni vere, quelle brutali per davvero. 
I famosi radical chic che riempiono i salotti alla moda e che vediamo dappertutto 

E così, questi piccoli escamotage sono gli ennesimi giocherelli nelle mani di questi quattro "acculturati" che però, di questa "accultura" fanno il loro "mestiere" e il loro sostentamento (e che sostentamento!). 
Scusate tutti i virgolettati e scusate se abbiamo creato qualche  neologismo, anche con qualche riferimento e doppio senso, ma sono veramente necessari. 
I virgolettati sostituiscono la parola "pseudo", anch'essa virgolettata, stavolta come se fosse evidenziata, che significa proprio FINTO, FALSO
Ora non so se si capisce meglio cosa vogliamo dire.

Di fatto è ora di fare anche letteratura povera, di non riempirci la bocca con parole che vogliono solo stupire, di non cercare il fantascientifico per obnubilare alla fine solo quelle poche persone che sono alla ricerca del diverso. 
Lungi dal dire che fare letteratura e fare cultura come si è sempre fatto non siano occupazioni nobili. Tutt'altro. 
Solo che alcuni che la fanno risultano particolarmente antipatici. Anche perché, pur di sembrare "diverso" (in meglio, ovviamente), scomoda pure i teatri e si improvvisa "attore".
Ci riferiamo anche al nuovo mestiere dello scrittore di cui parlavamo in uno dei nostri post precedenti, nel quale  affermavamo che lo scrittore è ormai una velina che cerca di "sfondare" per essere più visibile. 
Forse che altrimenti non gli riuscirebbe?

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venerdì 11 gennaio 2013

Cedono i dinosauri dell'editoria?

Non in Italia e non al momento. E noi non pensiamo nemmeno nell'immediato futuro. E' vero che parlare di futuro in un settore strettamente legato alla tecnologia, come è attualmente il mercato del libro digitale, ci porta inevitabilmente a ripensare perfino il concetto di tempo vista la velocità con cui si viaggia.
Ma i nostri tre/quattro (tanti sono) decision maker dell'editoria, inclusa quindi anche quella digitale, guarderanno bene cosa fare e se non avranno le spalle più che coperte e un più che ampio, ampissimo margine di sicurezza, non si muoveranno più di tanto. Questo è un dato di fatto. 

Ciò che continuerà a trainare sarà il mercato estero, e più esattamente quello americano al quale faranno seguito tutti gli altri, Europa e quindi Italia comprese. 
Per capire infatti come "tira" il mercato statunitense, basta andarsi a guardare il rapporto Aptara per l'anno 2012
E' assolutamente impressionante. 
Parliamo di un 72% del mercato globale per sprofondare poi  all'8% dell'Europa tutta insieme, al 7% del Regno Unito, al 4% del Canada mentre il resto del mondo si attesta sul 9%.

Ma saranno più avanti questi americani rispetto a noi? Avranno la lampadina che gli si accende prima? 
O avranno il dono dell'intuizione e della lungimiranza? 
Tutte queste cose e soprattutto l'ultima.

Fatto sta che gli editori italiani, almeno i pochi che dovrebbero essere pionieristici e fare da apripista, hanno appena capito che bisogna adeguarsi tanto che l'80% di essi pubblica finalmente ebook.
Alcuni di loro utilizzano le librerie on line come mercato preferito per la diffusione dei loro contenuti. 
Altri utilizzano anche una loro libreria per aumentare i vantaggi e contenere i costi.

Mentre, dal lato lettore,  il dispositivo preferito su cui leggere ebook rimane l'iPad, seguito da Kindle e PC.
E' curioso anche notare che il 6% degli editori non legge ebook (SIC!).

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mercoledì 9 gennaio 2013

Ereader al prezzo di un libro tascabile

Ne abbiamo parlato proprio qualche giorno fa. 
Nel post "Ebook. Bilancio 2012-Previsioni 2013" citavamo uno stralcio dell'articolo di Jeremy Greenfield sulla testata inglese Digital Book World nel quale il Greenfield ipotizzava che nel 2013 gli ereader verranno dati a costo zero per l'incremento delle vendite dei libri in formato digitale.
Noi l'abbiamo scritto ma, per essere veramente sinceri, eravamo un pò dubbiosi e perplessi di una simile previsione.
Salvo ricrederci proprio oggi, quando ci è giunta la notizia che davvero esiste un ereader che costa meno di 10 euro, cioè meno del costo di un libro economico di carta, meno della prima edizione di qualsiasi libro. 
Insomma...veramente incredibile.

L'ereader in questione si chiama Beagle ed è prodotto dalla TXTR. Naturalmente non è un cane e costa per l'esattezza 9,90 euro. Praticamente una cifra pari a 10 euro ma, seppure per soli dieci centesimi, è sotto la soglia dei 10 euro. E questo, psicologicamente, la dice lunga.

Davvero potrebbe essere esposto sul banco della cassa di una libreria e i clienti potrebbero acquistarlo come fosse uno di quei libricini a due soldi messi lì così, per un piccolo acquisto all'ultimo minuto.

Naturalmente a questo ereader mancano quasi tutte le funzioni presenti negli altri ereader, dal wifi alla possibilità di gestire i font size ecc.. 
E in più, ahinoi!, può contenere fino a 5 libri. Dico 5 contro i 1400 degli altri ereader. Ma già si parla di 12 libri nell'immediato futuro. Sempre pochi per carità però vi vogliamo lasciare al video che mostra bene di cosa stiamo parlando.
E se la tecnologia ci ha abituato a sorprese incredibili e anche inverosimili fino a poco prima, staremo a vedere come può evolvere un oggettino del genere.
Di fatto, noi siamo sicuri che comunque i prezzi degli ereader sono destinati ad abbassarsi.
E quando questo accadrà, sempre per tornare al nostro post di qualche giorno fa, anche i dinosauri dell'editoria dovranno adeguarsi. E dovranno farlo necessariamente con il prezzo degli ebook.
E ancora una volta noi di Officine Editoriali abbiamo ragione. Perché questo è ciò che andiamo dicendo dall'inizio.

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martedì 8 gennaio 2013

Gli ultimi colpi di coda della SIAE

Ci siamo! Il nuovo statuto della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), del quale abbiamo avuto già modo di parlare in alcuni dei nostri post precedenti, è stato adottato dalla gestione commissariale ed il prossimo 1° Marzo ci saranno le elezioni del Consiglio di Sorveglianza.

Perché la SIAE, come ci racconta Guido Scorza su Il Fatto Quotidiano di oggi, a cavallo tra il 2010 e il 2011 era stata commissariata e il Governo ne aveva azzerati gli organi e aveva nominato commissario straordinario Gian Luigi Rondi. Pochi ricchi editori decidevano per tutti.

Così, la facciamo breve, i pochi facoltosi, chiaramente in buona compagnia e confortati dai vertici, si sono dati un nuovo Statuto nel quale, essenzialmente, si decreta il nuovo governo della società composto da due Organi, il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio di Gestione
Fatto anomalo nella storia degli enti pubblici e sul quale era stata espressa qualche perplessità. Ma giusto qualcuna perché poi il Governo ha deciso di andare avanti e questo è il risultato. La SIAE in mano a pochi e per davvero. 

Come ci dice Guido Scorza, gli associati SIAE sono circa 100mila ma solo una ventina riescono a fare il bello e il cattivo tempo. 
Ed è vero che possono votare tutti ma è anche vero che nessuno si scomoda per una votazione della quale già conosce l'esito. 
Ed è pure vero che ognuno ha diritto di voto ma è anche vero che non votano solo gli umani ma anche...il denaro. Vale a dire un voto per ogni euro che si possiede. 
Capito come funzionerà? Non è difficile arrivarci ma se proprio la vogliamo mettere nero su bianco...i più ricchi... come dire... voteranno di più. Insomma...UNO SCHIFO! Ecco. La parola giusta.

Chiaramente alcune associazioni della società civile (meno male che ce n'è ancora una), si sono opposte e, sulla illegittimità di tutta questa faccenda, stanno facendo ricorso al TAR al quale hanno chiesto di sospendere l'efficacia dello Statuto
Ma hanno chiesto anche  l'annullamento del decreto di Commissariamento della società che le Autorità vigilanti non avevano il potere di adottare e che secondo loro "...è stato ordito con la ferma volontà di estromettere la maggioranza della base associativa dalla gestione della Società a favore dei soli associati più ricchi."

Ora è tutto in mano ai giudici che speriamo approfondiscano le "eventuali" anomalie del caso.
Noi ricordiamo sempre anche che la SIAE è una società per metà pubblica e per metà privata alla quale è stata affidata la gestione di servizi che fruttano svariati milioni di euro senza che si sia proceduto ad indire nessun bando di gara pubblica.

Ora chiedeteci come facciamo a continuare a fidarci...tanto non sappiamo rispondervi.
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venerdì 4 gennaio 2013

I baroni della cultura.

Scopriamo con orrore che le baronìe non esistono solo nel mondo universitario ma, ahinoi!, ormai anche nel mondo della cultura, della letteratura.

Così come nelle università da tempi ormai immemori si costruiscono concorsi attorno alla persona che in separata sede si è deciso di assumere, alla faccia della meritocrazia, così nella letteratura moderna i dinosauri dell'editoria costruiscono il successo di un libro attorno allo "scrittore"

E sottolineiamo successo perché guai ad incorrere in qualche flop (anzi nemmeno in uno solo). 
Tutto deve essere programmato e calcolato in maniera da soddisfare il ROI (Return on Investment), perché non ci siano perdite, soprattutto di denari. 
E allora si pompano ad arte certi contenuti che vengono spacciati per letteratura, sui quali ci hanno messo invece le mani in tanti, editor di livello che hanno "smussato" e amalgamato, ghost writer che hanno subito, diciamolo pure, l'onta di dover prestare a pagamento il proprio intelletto a gente molto meno capace di loro, quasi fossero degli stuntmen

Oh! Sia chiaro...hanno prestato le loro capacità descrittive e di scrittura a personaggi famosi, dello spettacolo, allo star system. Vi pare poco?

Non sappiamo se sia poco o no...sappiamo con certezza che è triste, squallido, malinconico. 
Ancor più se pensiamo agli utenti, ai "lettori", a cosa viene loro propinato. 
Poi ci chiediamo 
"Come mai non crescono i lettori in Italia? Come facciamo a generare nuovi lettori, a rendere lettori forti coloro che leggono solo sporadicamente o, nientemeno, a creare nuove generazioni di lettori?" 
Non possiamo! Semplicemente! 

Noi vogliamo solo fare i soldi e non ce ne frega niente dei lettori che ci sono, di quelli che verranno, del livello della letteratura e, anche, del livello di impoverimento al quale contribuiamo.
Allora va bene così! E' ciò che ci meritiamo. 

E se da una parte è maledettamente vero, dall'altra parte alcuni, pochi,   non ci stanno molto e, a costo di suicidarsi, tentano una voce fuori dal coro. 
E' per questo che noi di Officine Editoriali tentiamo di creare e difendere quella che noi chiamiamo la letteratura "brutale", quella fatta da coloro che hanno qualcosa da dire e la dicono male. Ma allora...se lo può fare gente insospettabile, che finora non avresti mai creduto di vedere mascherata da scrittore, perché non potrebbe farlo un ragazzo di seconda generazione, un disoccupato over 50 o uno qualsiasi che semplicemente pensa di voler dire qualcosa. 
La letteratura "brutale" riguarda il gradino più basso della cultura? 
Sì, se riconosciamo la cultura un prodotto d'élite, un prodotto classificabile dunque un prodotto scalabile (con una scala da percorrere per arrivare al gradino più alto, più prestigioso, più ambizioso). 
Scendiamo da quel piedistallo dal quale finora abbiamo pensato di avere qualcosa da insegnare agli altri, come se fossimo i portatori della luce divina. 
Non utilizziamo la letteratura come l'ennesimo strumento di discriminazione. 
Soprattutto, non ci nascondiamo dietro ad essa come uno scudo a proteggere le nostre debolezze di carattere e di personalità.

Forse siamo votati all'emarginazione, al rifiuto da parte degli altri ma noi pensiamo che molto deve essere cambiato anche nel magico mondo della cultura. 
Il guscio deve aprirsi ed offrirsi a tutti. 
Forse i lettori ci sono ma non li vogliamo trovare.

Vi chiediamo di continuare a seguire questo blog e vi invitiamo ad aprire discussioni interessanti. Fate sentire anche la vostra voce.
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E soprattutto
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giovedì 3 gennaio 2013

Cosa sta cambiando nella "letteratura"

Premesso 
che bisognerebbe dissertare sul termine "letteratura"
premesso 
che non è detto che un giorno lo faremo, 
visto 
che andiamo incontro ad una nuova era, 
accertato 
che gli scrittori sono ben altro oggi rispetto a cento anni fa.....

l'importante è non rimanere indietro, appollaiati sui ricordi o sullo sconforto di non poter tornare indietro.

Di fatto gli scrittori oggi parlano più che scrivere, parlano molto, sono personaggi dello spettacolo quasi...penso a Busi, a Saviano, a Baricco
Mi sembra quasi che il mestiere di scrittore oggi sia ambito quasi quanto quello di velina, un trampolino di lancio verso la fama, il successo.
Per carità, non che prima non lo fosse ma era come se tutto rimanesse circoscritto ad una cerchia...di persone, di addetti ai lavori. 
Oggi anche chi non conosce quel personaggio come scrittore e non ha mai letto un suo libro, certamente lo riconosce perché, per altre vie, entra a far parte dell'immaginario collettivo.
Ora, non è che sia uno scandalo. Semplicemente dobbiamo abituarci a vedere le cose per come avvengono, ad intuire i cambiamenti, a percepire il futuro. 
Sembra un paradosso ma dobbiamo pensare proprio a come sarà il nostro futuro, benché al momento sembra non essercene traccia.

Intanto il futuro comincia, anzi continua, col web. Ultimamente abbiamo assistito ad attacchi feroci nei confronti di Internet e del web, della rete
Il terrore che ha suscitato e suscita la rete non ha precedenti nella storia dei governi mondiali, soprattutto in quelli a regime totalitario.
Per questo motivo dobbiamo difendere il web come la nostra massima libertà. L'Era dell'Oro e dell'Amore arriverà via web forse, arriverà in maniera tecnologica e nessuno dovrà privarcene.

E' stato sottoscritto un appello sul web da indirizzare ai nostri futuri governanti, chiunque essi saranno. Naturalmente noi l'abbiamo firmato e suggeriamo di farlo anche a voi. 
Difendiamo ciò che è nostro e facciamo in modo che nessuno ce lo porti via.

In questo contesto il nostro motto RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI è più che mai valido. 
Rimaniamo a guardia di ciò che abbiamo e difendiamolo come a suo tempo i nostri antenati hanno difeso e salvaguardato le loro libertà anche per una vita migliore per noi.
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mercoledì 2 gennaio 2013

In mano a chi siamo?

In mano a pochi sicuramente. Chiaro che parliamo dell'editoria e della cultura, anche se il quadro rispetta perfettamente la situazione globale, riferendoci con queste parole a chi detiene il potere e la ricchezza rispetto a tutti gli altri. Ogni settore dopotutto rispecchia questo stato globale delle cose e così come, secondo noi, questo stato è destinato a cambiare, così succederà singolarmente in ogni settore, anche nell'editoria.
.....Ma finché non succederà, cerchiamo di capire, anzi, non capire...cerchiamo piuttosto di guardare realmente chi sono i pochi editori che fanno il bello e il cattivo tempo. 
Per il resto...non c'è niente da capire se non come abbiamo fatto, anche qui, ad arrivare a questo punto. E allora, come per tutto il resto, torniamo alla cupidigia e all'avidità personale dell'essere umano che di divino e di spirituale ha dimostrato di avere veramente poco.
Ma tant'è!

Come potete immaginare, anche perché abbiamo avuto modo di dirlo diverse volte su questo blog, coloro che si contendono il mercato sono pochi, tutti gli altri raccolgono le briciole, anche se vorrebbero avere più voce in capitolo anche loro, come dovrebbe essere. In questo "tutti gli altri", naturalmente, ci siamo noi di Officine Editoriali che, almeno al momento, facciamo addirittura una fatica immensa a farci sentire e vedere, soprattutto.

Ad ogni modo, nei giorni scorsi abbiamo parlato di bilanci e previsioni, di numeri e suggerimenti sulle cose da fare e da non fare. Oggi continuiamo su quel filone e anzi confermiamo che i grandi editori, con i loro grandi numeri, considerando incerto attualmente il mercato del digitale, si muovono poco e non osano (ciò che invece suggerisce di fare Kassia Kroszer, nell'intervista che abbiamo inserito nel post di ieri e che vi suggeriamo di andarvi a leggere) per il timore di perdere qualcosa (fosse anche poco).
Noi piccoli editori che invece non abbiamo nulla o quasi da perdere, avremmo pure il coraggio di osare ma non possiamo farlo per ovvi motivi...perché non abbiamo, appunto, nulla.

Di seguito vi mostriamo l'infografica del Gruppo L'Espresso e vi rimandiamo al link dove potete trovare l'infografica degli altri grandi gruppi editoriali (per dettagli sull'infografica del Gruppo l'Espresso cliccate qui).






Per gli altri gruppi invece, potete cliccare anche qui. Troverete:

  • Gruppo Editoriale Mondadori
  • Gruppo Editoriale RCS
  • Gruppo Editoriale Il Sole 24 Ore
  • Gruppo Editoriale Poligrafici
  • Caltagirone Editore
  • La Stampa, Il Fatto Quotidiano e gli altri gruppi
Insomma, è una panoramica che spazia fino ai quotidiani ma il succo rimane quello. Parliamo di editoria e questi qui fanno la differenza.
Qualcuno diceva "Beati gli ultimi perché saranno i primi". A ognuno di noi le riflessioni.
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martedì 1 gennaio 2013

Carta o digitale...diamo i numeri sulle due facce della stessa medaglia.

Continuiamo a fare un attimo il punto della situazione e a capire cosa bolle in pentola. Soprattutto cerchiamo di capire se ne siamo tutti consapevoli o se, invece, rimaniamo guardinghi per non sbagliare i passi successivi.

A tal proposito rimando volentieri all'intervista a Kassia Kroszer, consulente editoriale per il mercato digitale e collaboratrice di Oxford Media Works
La cito perché condivido totalmente il suo pensiero, soprattutto quando parla degli editori e li definisce "a difesa" di quel poco che hanno acquisito sul mercato digitale senza avere il coraggio di osare. 
Definisce anche il mercato incerto, non  per ciò che ne riguarda l'incremento, del quale è sicura naturalmente, ma riconosce che la cosa è talmente in divenire e talmente velocemente che punta il dito proprio su coloro che non si adeguano o che fanno fatica a farlo, per mancanza di mezzi o per paura.

Noi aggiungiamo poi che se hanno paura i grandi editori, noi piccoli, piccolissimi cosa dovremmo fare?
Ma tutto questo lo avevamo prospettato in tempi non sospetti, sui vari post dello scorso anno che richiamavano a questo argomento.
Perciò vi rimandiamo volentieri alla intervista integrale. Siamo sicuri che sarà di vostro interesse.

Di seguito invece vi proponiamo una infografica di OpenDataBlog (Il Sole 24 Ore) su fonte AIE (Associazione Italiane Editori) molto interessante per capire sempre di più e confermare quanto detto nelle righe precedenti:


Innegabile quale sia l'andamento del mercato ma diamo lo stesso qualche numero (i numeri hanno sempre il loro effetto!). 

Mentre le vendite complessive nelle librerie sono calate (parliamo di una flessione del 4,2%), gli ebook hanno registrato vendite pari ad un + 740%. 
Sono numeri dell'anno 2011 da considerare rispetto all'anno precedente, ovviamente, e cioè il 2010. Speriamo di potervi dare al più presto i numeri anche relativi all'anno 2012 rispetto al 2011.

Dunque, tornando solo un momento all'intervista della Kroszer, anche noi, come lei, sosteniamo che il prezzo degli ebook debba mantenersi "umano". 
Dobbiamo comprendere che siamo di fronte ad una cultura alla quale possono accedere tutti, grazie anche alle nuove tecnologie.
C'è molto fermento e questo è palese. I libri diventeranno sempre più vivi, sempre più nostri amici. 
Attraverso di loro impareremo ancora di più di quanto non abbiamo fatto finora.

E allora ad Officine Editoriali abbiamo ragione a parlare di una letteratura "brutale" di cui vogliamo farci portavoce e che avremo modo di affrontare e di approfondire nei prossimi giorni.
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