domenica 17 febbraio 2013

Libri di testo digitali Sì o No?

Sembrava fatta. Davvero! Mi era capitato di studiarlo per un concorso l'estate scorsa dove sul librone che ci avevano fatto comprare c'erano diverse pagine dedicate alla trasformazione dell'Italia in un Paese digitale, un Paese con la P maiuscola. Avevo proprio letto che per legge la metà dei libri di testo nelle scuole doveva essere in formato digitale. La famosa formula mista di cui per un pò si è parlato.

Per altre vie ho saputo anche che nelle scuole si comprano lavagne digitali, con le quali i ragazzi possono interagire. Una scuola sempre più digitale dunque.

Se non fosse per le ultime notizie, vale a dire le notizie che alla fine arrivano e che purtroppo ci mostrano una Italia ben diversa dove le leggi vengono trasformate da veri illusionisti non si sa bene in cosa. Oppure, attraverso pieghe e meandri vengono occultate e perfino depennate, fatte scomparire.

Sostiene Simone Bonesini in questo articolo che 

"...l'avvento dei testi digitali nelle scuole è un pò come un miraggio nel deserto: svanisce sempre nel momento in cui sembra che sia lì ad un soffio."

Insomma, con il nuovo Decreto Crescita 2.0 pare che queste belle intenzioni che erano state di fatto tramutate in legge siano state vanificate e gettate al vento.
O, meglio, e come sempre succede in Italia, tutto sarebbe ancora da interpretare. 
E allora le domande sono tante. 
Perché si parla di integrazione tra testi in formato digitale e testi in formato cartaceo. 
Parliamo di fruitori con problemi di apprendimento e/o ragazzi disabili. 
Parliamo di responsabilità scaricate sulle scuole che non si capisce se si sono ben rese conto di ciò. Ma, del resto, tant'è. Anche se si fossero rese conto, non sarebbe possibile tirarsi indietro, salvo scervellarsi nel tentativo di interpretare la legge.

Intanto le famiglie aspettano che chi debba decidere decida, sempre ammesso che si trovi chi debba decidere.
Dunque siamo alle solite. Una cosa che doveva già essere operativa viene procrastinata di due anni, poi lo sarà ancora e ancora fino a non si sa quando. E rimaniamo sempre gli ultimi. Ma meno male che siamo in Europa. A volte mi chiedo cosa succederebbe se non ci fosse l'Europa.

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domenica 10 febbraio 2013

Forum del libro punto org

E' una associazione nata nel 2006 e si propone, tra le altre cose, di promuovere la lettura. 
Ha scritto una lettera aperta ai futuri governanti articolata in cinque punti:


  • Scuola
  • Biblioteche e cittadinanza
  • Librerie di qualità
  • Leggere in rete
  • Un piano per la lettura
La lettera è firmata dai sottoscrittori dei vari punti   e parecchi sono già i firmatari più o meno noti.
Il 9 Febbraio, a Palazzo Fandango incontro, in Via dei Prefetti 22, a Roma, si è tenuto un incontro allargato: e/leggiamo
Hanno partecipato editori, autori, librai, bibliotecari, vari candidati alle prossime elezioni che hanno sottoscritto la lettera aperta e che si sono impegnati verso la letteratura e la cultura nella prossima legislazione se verranno eletti. Hanno anche portato la testimonianza di quanto fatto finora nelle passate legislazioni sia che fossero al governo sia che lavorassero dall'opposizione.
L'incontro ha avuto una risposta decisa e chiara nella partecipazione e si è svolto in una sala molto affollata.
Noi di Officine Editoriali eravamo presenti. E' stato interessante ascoltare i vari interventi, a partire da quello di Tullio De Mauro e di Gino Roncaglia per finire a quelli dei librai, di alcuni scrittori e dei vari politici, non ultimo quello di Paolo Masini che sponsorizza Officine Editoriali da sempre.

Purtroppo è venuta a mancare una realtà che invece dovrebbe essere ormai considerata tale ed è piuttosto grave che sia rimasta completamente assente in un incontro che parla di libri e di cultura e di apertura ai lettori non consolidati: non si è parlato nemmeno una volta di ebook o di mercato digitale o di editoria digitale
Non possiamo fare a meno di notare le varie contraddizioni italiane e il proseguire alla rinfusa in qualsiasi settore della vita sociale. 
Mentre per legge i libri di testo devono essere per metà cartacei e per metà digitali, in un incontro di tale fatta non se ne accenna nemmeno.
Officine Editoriali ha sottolineato il fatto alla fine dell'incontro con le persone responsabili che non hanno mancato, come era del resto prevedibile, di riconoscere la puntualizzazione.

Abbiamo intenzione di utilizzare il forum dell'associazione Forumdellibro per parlarne più dettagliatamente perché siamo sicuri che anche nell'associazione hanno tutto l'interesse a farlo.
Iscrivetevi  al Forum se avete voglio di dare vita a questa discussione.
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Come sempre

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giovedì 7 febbraio 2013

L'incubo pirateria per i nostri governanti.

Soprattutto per alcuni che sembrano essere ossessionati dalla pirateria digitale e dal trovare un modo per imbrigliare ciò che non si può imbrigliare: le notizie che viaggiano nell'etere.

Ne abbiamo parlato tante volte su questo blog e continuiamo a farlo perché siamo preoccupati e convinti che dobbiamo difendere strenuamente la rete e Internet e siamo certi che per farlo dobbiamo rimanere aggiornati.

E' di oggi la notizia su Il Fatto Quotidiano, ad opera dell'avvocato Fulvio Sarzana di un rapporto del Parlamento sulla pirateria digitale in Italia, con numeri incerti ma quel che è più grave, non documentati. 
E certamente numeri diversi da quelli forniti da Michele Boldrin, economista della Washington University, che, insieme a David Levine è autore di "Abolire la proprietà intellettuale".
Vi rimandiamo all'articolo per i dettagli e per ulteriori approfondimenti. 

Ciò che ci preme sottolineare in questo post è come alcuni parlamentari cerchino di difendere, in questo modo, più che il bene e la privacy e i guadagni di chi lavora (secondo loro), i loro interessi e cerchino di fare in modo che non trapeli troppo della classe dirigente.

Così nello stesso rapporto del Parlamento, si trovano contraddizioni enormi come quando si sostiene che a questo rapporto e a questi numeri (i loro!) si sono opposte le lobby degli intermediari della rete che sembrerebbero favorite dal mantenimento della situazione attuale.
Inoltre questo rapporto lascia intendere che non ci sarebbe bisogno di legiferare e di far rispettare le regole. Basterebbe che a richiesta dell'interessato il motore di ricerca bloccasse questo o quel sito. 
Che, capite, è una intenzione veramente assurda e perfino inconcepibile in un Parlamento democratico. Ma chi sono costoro che fanno parte del nostro Parlamento
A onor di cronaca e del vero, il rapporto è ad opera della Commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria commerciale, presieduta dall'onorevole Giovanni Fava, leghista. 
E qui mi fermo. 
Leggetevi l'articolo e traetene le vostre personali conclusioni.
Noi ad Officine Editoriali continuiamo a ripetere il nostro motto

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domenica 3 febbraio 2013

I Social Network fanno la spia?

E' risaputo e non è affatto impossibile. I governi (soprattutto quelli autoritari), le istituzioni e le autorità varie, richiedono ai maggiori social network, Google, Twitter, Facebook, Skype, di conoscere dati specifici. 
Per quanto riguarda i governi autoritari, specificatamente per monitorare gli attivisti politici o potenziali tali contrari alle linee governative ma,  in genere per mantenere anche la sicurezza delle lobby e quant'altro. Non è difficile immaginare chi possa chiedere dati del genere e per quale motivo. 
E questi Social Network, finora, sono stati i maggiori centri di raccolta ai quali ognuno di noi ha affidato i suoi dati personali, informazioni, foto, di tutto di più. Se riflettiamo solo un attimo, non è fantascientifico immaginare che potremmo essere in balìa di chiunque e in casi estremi non ci sarebbe nessuna difesa possibile per noi.

Per tornare all'argomento e a quanto realmente accade, senza mettere in mezzo il fantascientifico, diciamo subito che Google fornisce dal 2010 periodicamente un Transparency Report attraverso il quale in forma su quanti dati sono stati richiesti. Pare esserci stato un aumento esponenziale di richieste dati. Anche dall'Italia che nel 2009 erano 550 e oggi sono 850. Nel caso dell'Italia, per esempio, Google ha accettato di fornire il 34% delle richieste. Perché va detto che Google, così come gli altri Social Network, può accettare o meno di fornire dei dati alla pubblica amministrazione. 
La stessa cosa vale per Twitter che ha avuto molte meno richieste e che a quelle dell'Italia non ha risposto.
Relativamente a Facebook e Skype, finora hanno fatto orecchie da mercante per ciò che riguarda i report sulle richieste dati. 
In ogni caso, è bene ricordare che nessuno dei Social Network si è mai mosso spontaneamente se non grazie a forti e costanti pressioni di associazioni di trasparenza internazionali che nel mondo si sono attivate per cercare di avere chiara una situazione che lavora a livello sotterraneo già da moltissimo tempo e della quale qui, su questo blog, noi abbiamo avuto modo di parlare non raramente.
Per questo il nostro motto è 
RIMANERE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI!

E non è affatto un tentato allarmismo. Oggi abbiamo modo di rimanere aggiornati proprio grazie alla rete e ai Social Network o al WEb 2.0 o ai quotidiani on line o a  cosa altro vi pare. Ma sappiamo che si sta tramando per privarci di questi strumenti. E quando ce ne accorgeremo, potrebbe essere tardi. 
Capiamo anche che con tanti stimoli e input, paradossalmente è addirittura anche più difficile rimanere aggiornati ma è un nostro dovere per non togliere ai nostri figli  quella libertà che i nostri padri hanno conquistato a costo della stessa vita. Perciò

RIMANETE AGGIORNATI PER RIMANERE LIBERI! 
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